La grande bruttezza

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Dopo il torrente di gol tedesco della prima semifinale, tra Olanda e Argentina vince la noia. In una partita dominata dal tatticismo esasperato e da pochissimo gioco fluido e spettacolare come le stelle in campo avrebbero fatto sperare, l’epilogo ai calci di rigore è scontato. Sul dischetto questa volta non si presenta Krul come contro la Costa Rica ma il titolare Cilessen, che conferma i dubbi di Van Gaal sulla sua capacità di bloccare i tiri dal dischetto. Chi si esalta nella sfida dagli undici metri è l’ex portiere della Sampdoria Romero, che noi italiani ricordiamo come un numero 1 discreto ma nulla più, mentre in questo Mondiale si è dimostrato molte volte decisivo per l’avanzata albiceleste verso il Maracana. Nonostante una stagione da dodicesimo uomo nel Monaco di Ranieri, Romero para il primo e il terzo rigore della serie al migliore in campo degli olandesi Vlaar e a Sneijder, regalando così la finale all’Argentina grazie ai perfetti cecchini argentini (Messi, Garay, Aguero, Maxi Rodriguez) che fissano il risultato finale sul 4-2.

Nei precedenti centoventi minuti della sfida la noia più totale. Nel primo tempo ci si ricorda solamente una punizione centrale di Messi e un perfetto intervento difensivo di Vlaar che anticipa di testa il Pipita Higuain (ennesima partita deludente del suo Mondiale). Alla fine del secondo tempo, dopo altri quarantacinque minuti di nulla, Robben entra in area e a due passi da Romero potrebbe freddare la porta argentina, ma un intervento grandioso di Mascherano blocca la stella del Bayern. Si va ai supplementari e l’unica azione degna di nota capita al subentrato Palacio, che al minuto ventisei dell’extra time si ritrova davanti a Cilessen ma grazia il portiere con un debole pallonetto di testa. L’epilogo ai rigori premia Messi e la sua Argentina, tornati in finale mondiale dopo 24 anni esattamente sempre contro la Germania. Allora vinsero 1-0 i teutonici in una brutta finale decisa dal rigore di Brehme a sei minuti dalla fine, vendicandosi della finale persa quattro anni prima in Messico sempre contro l’albiceleste. Nel 1986 l’Argentina conquistò il suo secondo ed ultimo titolo mondiale vincendo per 3-2 in una finale rocambolesca iniziata con l’iniziale 2-0 argentino siglato da Brown e Valdano, ma in sei minuti i tedeschi pareggiarono grazie a Rummenigge e Voller. A decidere lo scontro sarà una splendida giocata di Maradona che lancia verso la gloria e verso la coppa Burruchaga.

In questa terza riedizione dello scontro Argentina-Germania (curioso che sia anche una sfida tra Papi questa volta..) l’Argentina arriva grazie alle prodezze di un portiere sottovalutato e della sua stella, quel Leo Messi che ha trascinato la sua balbettante nazionale nella Prima fase e che poi, nell’eliminazione diretta, ha messo il suo zampino in due gol decisivi e nella vittoriosa lotteria dei rigori. Messi sa che questa è la sua grande occasione per superare definitivamente il maestro Maradona e issarsi sul trono del giocatore più forte della storia, ma sa anche che il compito non sarà per nulla facile, vista la Germania “mata Brasile”.

Chi esce distrutto nel morale da questa semifinale è naturalmente l’Olanda di Van Gaal, con il futuro allenatore dello United che non è riuscito ad eguagliare la finale raggiunta quattro anni fa dall’ex allenatore degli oranje. Questa era la grande occasione per Robben, Sneijder, De Jong, Van Persie e tanti altri protagonisti di una generazione di stelle arancioni che avevano tutto per issarsi sul tetto del mondo. Fallita questa possibilità difficilmente si ripresenteranno tra quattro anni in Russia, salutando così anche questa volta la Coppa persa con tanti rimpianti in Sud Africa. Perdere ai calci di rigore è ammissibile, ma non lo è tralasciare centoventi minuti di gioco decidendo di arrivare sul dischetto. Gli oranje (come gli argentini) potevano e dovevano provarci di più sul campo, invece hanno regalato una noia che nulla ha a che fare con il contesto di una semifinale mondiale. Gli allenatori hanno sì provato a cambiare qualcosa per sbloccare il match (da un lato fuori l’incerto Martins Indi, De Jong e il deludente Van Persie per Janmaat, Clasie e Huntelaar; dall’altro fuori Perez, Higuain e Lavezzi per Palacio, Aguero e Maxi Rodriguez) ma è successo davvero poco anche dopo gli aggiustamenti di Van Gaal e Sabella.

Impressionanti i numeri negativi delle varie stelle del match: Robben, ad esempio, su cinque dribbling tentati ne ha azzeccato soltanto uno. Dall’altro lato, Messi ne prova undici ma ne azzecca solo cinque, mentre su trenta passaggi provati vanno a buon fine solo venticinque. Anche questi numeri fanno comprendere il perchè di tanta noia.

Adesso manca solo l’ultimo atto prima di conoscere chi saranno i futuri campioni del Mondo: domenica, al Maracana, Messi e compagni sfidano la corazzata teutonica per lo scettro del Mondo. Chi avrà la meglio?