La grande “Joya”

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A soli 21 anni sta incantando tutta la Serie A con le sue prestazioni e le sue splendide reti: stiamo parlando di Paulo Dybala, ragazzo di Laguna Larga in Argentina. L’attaccante, autore di 13 reti nelle tre stagioni palermitane, si rivela al grande pubblico nella stagione 2011-12 quando nella Serie B argentina segna 17 gol con la maglia dell’Instituto Cordoba, club in cui si è formato. Alla fine di quella stagione passa alla corte di Zamparini dove gioca un campionato e mezzo in A e un altro intero in B, realizzando rispettivamente 8 e 5 reti.

La “Joya” (questo è il suo soprannome) è l’ennesima dimostrazione di come il Palermo sia bravo a pescare nei mercati sud americani, come già dimostrato in passato con un mostro sacro di nome Cavani. L’ennesima bella prestazione di Genova segue la lezione accademica di San Siro che ha portato alla storica vittoria per 2-0 del Palermo nella Scala del Calcio. Naturalmente sono ben presto arrivati i paragoni prestigiosi: chi lo paragona al Kun Aguero, chi a Pastore e a Montella e chi invece, guardando la rete contro il Genoa, parla di Robben o Del Piero.

Ma il vero riferimento principale è Leo Messi, giocatore con una struttura fisica differente ma con uguale tecnica in velocità e velocità nella tecnica. Naturalmente alcune buone partite in A non bastano assolutamente per paragonarlo ai Top Player mondiali, ma premesse e analogie sono importanti. Paulo è mancino come Messi e Maradona, gioca col 9 però ama partire dalla trequarti e ha il gusto dell’assist. Non è un centravanti puro e lo si potrebbe definire meglio un “nove e mezzo”, un attaccante indigesto perchè non capisci bene da dove parta e dove vada.

Beppe Iachini al Palermo ha insegnato a Paulo la fase difensiva e un dato basta per capire tutto il lavoro oscuro della Joya: fin qui in campionato ha recuperato 38 palloni per una media di 3,17 a partita, quando la media gara per il suo ruolo è di 2,04. Anche per Messi, per tornare a fare paragoni, nel Barca di Guardiola era il primo a sbattersi nel pressing alto.

La speranza è però che i paragoni con Messi finiscano qui, poiché Conte ha come sogno quello di impedire che questo talento vesta la camiseta albiceleste portandolo nella nostra Nazionale. Dybala ha il passaporto italiano e con qualche aggiustamento burocratico da completare potrebbe essere dei nostri. Finora l’Argentina calcistica ha ignorato la Joya, chiamandolo soltanto due volte (una per l’Under 17 e una per l’Under 20) e non è detto che a breve arriverà una chiamata con la Nazionale A, quella che decreta davvero la convocabilità di un giocatore con un’altra rappresentativa. Quindi, in attesa degli eventi, Conte può ancora cullare un sogno.

Armando Zavaglia