Federer, lo squalo del tennis mondiale

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Roger Federer è il più grande tennista di tutti i tempi? La domanda sorge quasi spontanea, anche se sarebbe quasi ingiusto paragonare i vari miti della racchetta che si sono susseguiti negli anni. Federer, il campione mite che piace alle famiglie, parte con una base impressionante ed a Londra vorrà aumentare un palmares pieno zeppo di trofei. Tennista dai 17 slam (quattro vittorie negli Open d’Australia, un Roland Garros, sette trofei di Winbledon, cinque Us Open) è ritornato in auge, scavalcando nelle gerarchie Nadal, che potrà avere forse maggiore resistenza ma in quanto a talento siamo su due piani completamenti diversi. Federer è tecnicamente vicino alla perfezione, prendendo le caratteristiche peculiari una ad una. Eccellente nel servizio, straordinario nel diritto e magnifico nel rovescio: solo Pete Sampras vantava questi tre livelli di eccellenza nel proprio bagaglio. Proprio con Sampras, forse, bisogna avvicinare Federer per quanto visto in campo, ed i paragoni premiano lo svizzero, per ora. Partiamo dal colpo della volée, in cui quella sinistra tende a premiare, senza dubbio, Federer che riesce a coordinarsi con una dinamica spaventosa nel momento di colpire la pallina. Nella volée destra, invece, è giusto attribuire qualche punto in più a Sampras, ma Federer ha ancora margini di miglioramento, anche se quando deve andare sotto rete ha ancora qualche titubanza: perciò bisognerà rivedere il confronto tra qualche anno. Per quanto riguarda la palla corta non c’è differenza. Per Sampras era un punto debole, per Federer è un punto di forza, nonostante non prediliga questo colpo a tutti i costi. Vuole cancellare dall’immaginario comune l’esplosività di Nadal, fascetta e canotta della Nike, o la spensieratezza di Djokovic, uno che in campo, prima di bruciare i fili dell’erba, diventa uno spettacolo nello spettacolo, tra scenette e numeri d’avanspettacolo. Federer non è tutto questo, ingloba tutti gli aspetti folkloristici e modaioli per puntare solo a una straordinaria praticità che l’ha portato a vincere più di Sampras, Emerson, Laver e Bjorn Borg. Esordì contro un italiano, il povero Sanguinetti che nel 1999 a Neuchatel, in Svizzera, lasciò armi e bagagli a quello che sarebbe diventato uno dei migliori tennisti al mondo.

Massimo Maneggio