Pato-Balotelli, destini comuni

Letture: 2752

Era l’Estate del 2007, Estate positiva per il calcio italiano: il Milan campione d’Europa, l’Inter ritornata al titolo italiano dopo diciotto anni, la Juventus di nuovo in A e il titolo di Campioni del Mondo in bacheca. I denari che giravano nelle operazioni di mercato erano tanti e il ranking Uefa ci sorrideva.

Fu in quel periodo che si cominciò a parlare di due giovani calciatori che sarebbero diventati ben presto, secondo i massimi esperti di calcio, due future stelle mondiali: stiamo parlando di Pato e di Balotelli.

Il primo era riuscito soltanto un anno prima ad ammattire gente del calibro di Puyol nella finale del Mondiale per club 2006 (Barcellona-Internacional 0-1) e segnava gol a raffica nel Mondiale Under 20. Tutti i maggiori club mondiali erano interessati a lui ma allora il fascino dei colori rossoneri era ancora vivo e l’appeal del Milan portò il baby fenomeno brasiliano a firmare con Galliani per una cifra intorno ai 20 milioni.

I primi sei mesi rossoneri furono passati solamente ad allenarsi, poiché il calciomercato si chiudeva prima che lui compiesse 18 anni, soglia minima per un tesseramento estero. Fu così a Gennaio 2008 che esordì il numero 7: Milan-Napoli 5-2, gara in cui il “Papero” realizzò una rete e tantissime giocate di alta scuola. Il calcio italiano rimase subito folgorato dal ragazzino che soltanto qualche settimana dopo realizzò la sua prima doppietta in Milan-Genoa 2-0.

Febbraio fu un mese decisivo per lui nel bene e nel male: realizzò una rete decisiva in Fiorentina-Milan 0-1 ma nello stesso match si procurò un brutto infortuniò che lo allontanò per un po’ dai campi da gioco. In quel mese era anche giunto il tanto atteso esordio in Champions in Arsenal-Milan 0-0.

La parte finale di quella stagione non fu però brillante: furono tante le prestazioni negative del Papero, tra cui un Napoli-Milan 3-1 in cui i rossoneri salutarono il quarto posto Champions anche a causa di un suo clamoroso errore sotto porta.

La stagione successiva andò decisamente meglio: era quella del trio brasiliano Kakà, Pato e Ronaldinho e il 7 arrivò in doppia cifra segnando anche bellissime reti nel breve cammino rossonero in Coppa Uefa. La vera esplosione fu però quella della stagione successiva: nel Milan di Leonardo Pato divenne un punto di riferimento, il vero e proprio top player della squadra che fu ad un passo dal superare l’Inter in classifica nel mese di Marzo. Il sorpasso non avvenne anche e soprattutto per l’infortunio che costrinse Pato a restare fuorigioco nel momento clou della stagione. Una partita simboleggia più di tutte la grandezza di quell’annata del brasiliano: Real Madrid-Milan 2-3, con il brasiliano capace di annichilire la Casa blanca.

La stagione successiva fu quella della conferma e del primo titolo rossonero: 14 reti in Serie A e tricolore conquistato. Decisive per questa conquista le sue due reti contro l’Inter nella partita Scudetto del 2 Aprile 2011, come sarà anche decisiva la sua prestazione nella gara interna contro il Napoli: gol e assist.

Nonostante il trionfo, però, non mancano i malumori: la convivenza con Ibrahimovic non è facile e i rumors del rapporto tra lui e Barbara Berlusconi alimentano discussioni di ogni sorta. E’ però nella stagione successiva che qualcosa si rompe inevitabilmente tra il Milan e il suo campione: il 2011/12 verrà ricordato come l’anno degli infortuni in serie a cancellare imprese memorabili come il gol-flash in Barcellona-Milan 2-2 del Settembre 2011. Sarà proprio una nuova sfida contro il Barca, questa volta ai Quarti di finale di Champions, a segnare la rottura decisiva tra Pato e i suoi tifosi: il Papero entra nella ripresa per cercare di segnare il gol qualificazione ma dopo soli dieci minuti abbandona il campo per infortunio, lasciando la squadra in balia dei blaugrana.

Si comincia così a parlare di soglia del dolore troppo bassa, di mancanza di attaccamento alla causa e queste etichette accompagneranno l’ultima fase della sua carriera rossonera: nella prima parte di stagione 2012/13 è ancora ai box e fa qualche comporsata segnando due gol in Champions ma anche sbagliando clamorosamente un rigore in Milan-Fiorentina. E’ così che nel Gennaio 2013 saluta Milanello e torna in Brasile cercando giorni migliori che in realtà non arriveranno mai. Anche in Nazionale non ha avuto tanta fortuna: giocherà e segnerà nella deludente Coppa America 2011, ma non verrà mai convocato per una Fase finale dei Mondiali dai verdeoro.

Destino simile è quello che ha segnato la carriera di Mario Balotelli, anche lui ritenuto una promessa in quell’Estate 2007. Il ragazzo fu il principale motivo che portò Moratti a mollare la presa su Pato: gli allenatori della Primavera che sarà campione d’Italia 2008 dichiaravano infatti che Balotelli era già un campione fatto in casa e quindi non aveva senso investire denaro su un calciatore che già si aveva nel vivaio.

L’esordio di Balotelli in prima squadra è contro la Reggina in Coppa Italia: gol e prestazione convincente che lo porteranno ad esordire in A a Cagliari nel Dicembre di quell’anno. E’ però nel 2008 ad esplodere il fenomeno Balotelli: prestazione da urlo in Coppa Italia contro la Juve e reti decisive in un finale di campionato in cui l’Inter vince lo Scudetto nonostante il lungo infortunio di Ibrahimovic. E’ prioprio nell’ultima gara, quella decisiva di Parma, che Mario mette in mostra una dote che si vedrà raramente nel suo proseguo di carriera: sacrificio e umiltà in favore della coralità di squadra.

Le due successive stagioni in nerazzurro, infatti, alterneranno sì grandi vittorie e grandi gol ma anche prestazioni deludenti e espulsioni sciocche. Il momento in cui però Balotelli abbandona il Pianeta Inter è la sera dell’impresa contro il Barcellona: alla fine di Inter-Barcellona 3-1 Balo butta la maglia nerazzurra a terra in preda alla rabbia per i fischi dei tifosi all’ennesimo errore da subentrato. I trionfi del Triplete calmeranno un po’ la situazione ma Balotelli verrà spedito al City in Estate e in Inghilterra sembra aver trovato la sua dimensione: nel primo anno conquista la Fa Cup grazie ad una prestazione monstre in finale, mentre nella stagione successiva sarà decisivo nella conquista della Premier League grazie ai due gol contro i cugini dello United e grazie agli assist nell’ultima decisiva sfida, Manchester City-Qpr 3-2.

L’annata successiva, però, sarà deludente e a Gennaio Balo decide di tornare in Italia e indossare la maglia della squadra che ha sempre tifato: il Milan. I primi sei mesi di Balotelli in rossonero sono da urlo: esordio con doppietta e gol su gol che permettono al Diavolo di arrivare ai preliminari di Champions che saranno superati anche grazie ad un gol del numero 45. Ma la prima stagione intera in rossonero sarà altalenante e senza mezze misure, come sempre ha fatto Balo. Gol, espulsioni, prestazioni penose e squalifiche: anche i rossoneri non ne possono più di lui e lo riescono a piazzare al Liverpool per venti milioni.

Qui è storia recente: pochissimi gol e tantissime critiche per il modo di giocare, oltre che un lungo infortunio che lo tiene lontano dai campi da gioco per diverso tempo La stampa inglese è unanime: Balotelli deve andare via.

Anche in Azzurro tanti bassi e pochi alti: i due gol alla Germania rappresentano il momento più alto della sua carriera, mentre il Mondiale brasiliano il più basso.

Pato e Balotelli: due ragazzi che a soli venticinque anni sembrano già finiti. Due brutte storie che ci ricordano che il talento non è nulla senza l’applicazione e la tenacia.

Armando Zavaglia