MURALES DELLA MEMORIA SFREGIATO: FALCONE CON UNA PISTOLA ROSSA IN MANO

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“Bisogna liberarsi da questa catena feroce dell’omertà”, sosteneva Paolo Borsellino. E se rispettiamo, così come diciamo, il lavoro e la persona del giudice, sicuramente nessuno avrà problemi ad accogliere l’appello che questo articolo vuole contenere. Ma andiamo con ordine. Nella notte è stato sfregiato, nel centro di Milano e precisamente in corso di Porta Ticinese, un murales che ritrae i giudici Falcone e Borsellino, disegnato nel 2013 da un artista siciliano. L’autore del fatto incriminato non si conosce, o meglio, qualche ora fa, accanto al murales prontamente ripulito e ripristinato, sono comparse delle foto che ritraggono l’anonimo mentre con la bomboletta spray rossa disegnava nelle mani di Falcone una pistola puntata alla tempia di Borsellino. Allegato alle foto ci sta un bigliettino che recita: “Viene da via Gola l’idiota che sfregia ciò che non comprende”.  Via Gola, conosciuta per i centri e gli spazi sociali che offre a tutte le fasce d’età, è descritta in modo forse meno fiabesco e più realistico, in una lettera redatta da uno dei suoi abitanti:” Il problema degli spacciatori scapestrati di via Emilio Gola è la diretta conseguenza dell’azione di quei politici […]. La colpa è loro, poiché invece che impostare politiche realmente efficaci contro le mafie che lucrano sulla droga […] promuovono azioni repressive inefficaci, oltre che disastrose”-e continua-“Un’altra precisazione da fare è che in via Gola “i centri sociali” non esistono […]. L’ultimo luogo sociale occupato oggi è Cuore in Gola, che ha il merito di animare la “finta” zona pedonale locale con feste di compleanno per i bambini del circondario, oltre che a organizzare incontri culturali su tematiche spesso dimenticate.” Sembra chiara la cornice entro la quale si è formata la coscienza del presunto autore dello sfregio, presunto appunto, perché è giusto lasciare il lavoro alle autorità competenti. Da questa sede può solo uscire, oltre che l’informazione, l’appello: CHI VEDE E SENTE, PARLI. Bisogna metterci la faccia nelle denunce, che esse siano sociali od in senso stretto e, soprattutto, BISOGNA FARLE. L’augurio e la speranza è che questo gesto sia dato solo dall’ignoranza e dal pochissimo buon senso di qualcuno che, in mancanza di altre attività di svago, si sia messo in testa di provare a cambiare una storia che probabilmente nemmeno conosce. Il senso grave invece sarebbe se, alle origini di questo sfregio ci fosse ben altro, che poco o nulla ha a che fare con l’ignoranza. Volutamente scegliendo di non adottare la “politica del sospetto”, ci riserviamo di esporla, senza alcun timore, in caso di un’eventuale conferma. Per il momento ci affidiamo al lavoro delle autorità e seguiranno aggiornamenti.

Federica Giovinco