Le dimissioni a caldo del sindaco non gioverebbero al popolo di Bisignano

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Vi sono momenti, nella vita in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Questa volta probabilmente a Bisignano bisogna ritrovare la forza della ragione. Appellarsi alla rabbia, all’orgoglio ed alla passione civile rappresenta sicuramente un modo efficace per reagire all’irragionevolezza scandita da mancanze tangibili nella gestione amministrativa di un paese. Altro è chiedere le dimissioni di un Primo Cittadino eletto a larga maggioranza dal popolo fermo restando l’inaccettabile condizione di precarietà, in cui verte il territorio bisignanese e la sua collettività…

Quali sono i simboli della forza, della potenza e della supremazia di un popolo? Non certo le lotte intestine fra chi concorre alla gestione di un Comune ormai “fantasma”, la demonizzazione di una classe dirigente sbagliata o inefficiente e la decapitazione di tutti i responsabili di gravi omissioni, direi. Sono i suoi valori democratici capaci di condurre alla  ragione l’intera comunità . Il Sindaco della città di Bisignano esiste già pertanto non c’è bisogno di designare uno nuovo. La prerogativa, invece, da attuare subito è quella di far sottoscrivere all’amministrazione in carica una serie d’impegni urgenti riguardanti i bisogni della collettività. Una prima nota concernete gl’interventi inderogabili sul territorio e la sua viabilità seguita dalle successive richieste avanzate dai singoli abitanti. In tal modo, non si farebbe più il gioco delle tre carte dove a rimetterci sarebbero i cittadini ma si creerebbe un sistema, in cui da una parte ci sarebbe un Comitato Cittadino e dall’altra una amministrazione chiamata dalla cittadinanza tutta al rispetto del dovere civico. Le dimissioni a caldo del Sindaco non gioverebbero al popolo di Bisignano al contrario una relazione fondata sull’impegno, sui principi normativi, e sui valori della responsabilità comune potrebbero probabilmente innestare un meccanismo di stimolo-risposta capace di convogliare l’attenzione dei media, della Regione e dello Stato Centrale.

06.04.2010                                                                                      De Luca Alberto