Gli strumenti costruiti da Nicola De Bonis per gli internati di Ferramonti

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Orchestra nel campo di Ferramonti (foto: ilsole24ore)
Sono stati definiti strumenti dalla storia commovente, quelli costruiti da uno dei più grandi liutai di tutti i tempi, il maestro Nicola De Bonis, per i musicisti internati nel campo di concentramento di Ferramonti.

L’amore per la musica era forse l’unica speranza rimasta per molti ebrei che popolavano il lager fascista più grande in Italia.

A Ferramonti di Tarsia transitarono, fra il giugno 1940 e il settembre 1943, più di tremila ebrei stranieri e anche apolidi, dissidenti politici, cittadini di nazioni nemiche, slavi e indesiderati. Tra loro musicisti e compositori che non arrestarono la loro arte musicale di fronte all’esperienza nel campo, ma alcuni sarebbero divenuti anche molto noti nel dopoguerra. Come il trombettista Oscar Klein, il direttore d’orchestra Lav Mirski, il pianista Sigbert Steinfeld, il cantante Paolo Gorin, il compositore Isko Thaler e il pianista Kurt Sonnenfeld.

Una dura esperienza fatta di pochi momenti di tregua: le chiamavano “Bunter Abend”, ovvero serate colorate, dove venivano suonati anche gli strumenti a corda costruiti dai De Bonis di Bisignano. Nicola De Bonis era stato nel campo di Ferramonti per un consulto medico, perché sapeva che li erano internati bravissimi dottori. “Quando nel campo si venne a sapere che era un liutaio venne preso d’assalto” – racconta il musicista Raffaele Deluca – “I musicisti cominciarono a chiedergli dei violini, anche se i De Bonis producevano chitarre”.

Nicola De Bonis e i violini per gli internati di Ferramonti: una testimonianza di fratellanza

Così Nicola, cagionevole di salute, decise di trafugare del legno di noce dal teatro Rendano di Cosenza per costruire i violini in cambio delle consulenze dei migliori chirurghi d’Europa, internati nel campo. Scopriamo quindi, che la tradizione artigianale dei rinomati liutai De Bonis di Bisignano, ha contribuito a tener viva una speranza anche in uno dei momenti più tragici nella storia dell’umanità.

Una storia che testimonia anche il rapporto di fratellanza tra gli internati del campo di concentramento di Ferramonti e gli abitanti dei dintorni che tra loro scambiavano merci, prodotti della terra e prestazioni di medici e di altri professionisti che vivevano nel Campo.

Il maestro liutaio Nicola de Bonis

“Esistono dei documenti in cui si dice che la milizia fascista appoggiava l’orecchio alla baracca per ascoltare una musica tanto bella”.

Il musicista e musicologo Raffaele Deluca è impegnato da tempo in un imponente lavoro di recupero e ricerca musicale delle opere provenienti da Ferramonti: “Tutti gli aspetti musicali di Ferramonti sono caratterizzati dall’esistenza del paradosso. Un unico coro misto cantava per i diversi culti. Si cantava in polacco, tedesco, italiano, latino ed ebraico, anche se la lingua del campo era il tedesco perche’ la maggior parte degli internati erano ebrei stranieri provenienti da Germania ed Austria” – dice Deluca.

Qualche anno fa durante le celebrazioni della giornata della Memoria si è svolto all’auditorium Parco della Musica di Roma un concerto dedicato proprio ai musicisti del campo di Ferramonti di Tarsia.

Una chitarra costruita da Nicola De Bonis e che fu suonata nel campo di concentramento è stata portata in sala dalla nipote Rosalba.

Video (fonte: Facebook Santa Croce Web TV)