Dieci anni fa la cavalcata da Campioni del Mondo

Letture: 2897

Oggi è il 9 luglio, e come certamente molti di voi ricorderanno, dieci anni fa la nostra Nazionale di calcio si laureava Campione del Mondo per la quarta volta. Ognuno di noi ha dei ricordi personali legati indelebilmente a quella calda estate di una decade fa, ma di sicuro è presente in tutti noi l’impresa compiuta da un gruppo eccezionale. E allora ripercorriamo questa cavalcata trionfale che ci portò a diventare tetra-campioni.

Cominciamo dagli antefatti: era l’estate dello scandalo Calciopoli. Senza entrare nel merito dell’avvenimento, possiamo certamente dire che quell’evento cambiò la fisionomia del calcio italiano, destò scalpore e creò certamente un’atmosfera pesantissima intorno alla nostra Nazionale. Alcuni commentatori, a volte anche piuttosto autorevoli, cominciarono a parlare dell’esclusione di alcuni giocatori o addirittura di non presentarsi affatto alla competizione. Nonostante tutto, l’allora CT Marcello Lippi fa le sue scelte e tira dritto.

L’esordio nella competizione avviene il 12 giugno contro il Ghana, prima partita della fase a gironi. L’Italia gioca bene, centra pure una traversa con Toni, ma il pallone non vuole saperne di entrare. Per sbloccarla serve la classica invenzione del singolo, che puntualmente arriva: dagli sviluppi di un calcio d’angolo battuto corto, il pallone arriva ad Andrea Pirlo al limite dell’area; la traiettoria, rigida come una vera sassata, passa fra una selva di gambe e si insacca all’altezza del secondo palo. Da lì in avanti l’Italia concede al Ghana uno sterile possesso palla, ripartendo rapidamente con verticalizzazioni improvvise (se hai gente come Pirlo e Totti in squadra viene anche facile). Così Lippi decide di inserire un attaccante fisico ma anche rapido, Vincenzo Iaquinta. Ed è proprio lui che si avventa su un lancio lungo, supera sullo scatto l’ultimo difensore ghanese, salta il portiere e deposita in rete. La partita finisce 2-0 per noi. Si può ancora migliorare ma l’esordio è convincente.

Cinque giorni dopo l’Italia affronta gli Stati Uniti. La partita si mette subito bene: dopo circa 20 minuti l’Italia va in vantaggio con un colpo di testa di Gilardino su calcio di punizione di Pirlo. In molti ora si aspettano una partita a senso unico, ma non sarà così: comincia a girare male. Dopo soli cinque minuti, una punizione USA attraversa innocuamente tutta l’area di rigore, ma davanti alla linea di porta Zaccardo liscia clamorosamente il rinvio: autogol. Ma non è finita qui: qualche minuto dopo De Rossi e McBride staccano insieme per recuperare di testa un pallone a centrocampo, nello scontro l’americano rimedia una gomitata. È rosso diretto per il romanista, ma il sangue che esce copiosamente dal volto di McBride farà allungare la squalifica. La partita diventa cattiva, anche gli USA rimangono in dieci per il brutto fallo di Mastroeni su Pirlo; poi ne perdono un altro, Pope, per somma di ammonizioni. Ma l’Italia continua a soffrire e gli americani troverebbero anche il gol del vantaggio, che però viene giustamente annullato per fuorigioco. Solo con l’ingresso di Del Piero, che sfiora il vantaggio in un paio di occasioni, i nostri tornano a spingere e a chiudere in attacco il match. Ma la seconda partita cancella dagli occhi quanto di buono fatto col Ghana. 1-1.

L’ultima partita del girone è con la Repubblica Ceca di Nedved (tornato in Nazionale appositamente per l’appuntamento mondiale) e Milan Baros. Sono proprio loro che risulteranno pericolosi per noi, e solo una serie di grandi parate di Buffon evitano conseguenze peggiori. A questo si aggiunge l’infortunio di Nesta: deve entrare Materazzi. Quella che sembra una piccola tragedia si rivelerà col senno di poi quasi una fortuna, perché è proprio l’interista che su calcio d’angolo stacca imperiosamente e porta l’Italia in vantaggio nonostante la sofferenza. I cechi provano il forcing nei minuti finali, ma da un nostro recupero palla nasce l’azione che porterà al 2-0 di Inzaghi. L’azione resterà nella storia però per ben altro: l’inutile corsa di Simone Barone, poi campione del Mondo, che chiama inutilemente la palla dopo una corsa di 50 metri. Merita di essere rivista:

L’Italia passa così agli ottavi come prima del girone, l’accoppiamento la mette contro l’Australia. Anche qui ci si aspetta una partita in scioltezza contro i socceroos, ma non sarà così. L’Italia parte bene, macina alcune occasioni, ma nel secondo tempo su affondo degli australiani Materazzi commette fallo e viene espulso. Rimaniamo in dieci e la partita diventa una vera sofferenza. È solo allo scadere che accade l’episodio che ci salva: il lancio di Totti per Grosso che entra in area avversaria e cerca palesemente qualcuno che lo butti giù per farsi dare rigore. La mossa riesce, e Totti si prende la responsabilità di trasformarlo. Finisce subito dopo: 1-0.

Ai quarti ci aspetta l’Ucraina. Il primo tempo è un dominio azzurro: dopo neanche cinque minuti Zambrotta con un tiro da fuori ci porta in vantaggio, l’Ucraina fa un solo tiro. Nella ripresa abbiamo i soliti problemi e anche la solita soluzione: Gigi Buffon. Ma a mezz’ora dalla fine Toni finalmente la mette dentro, la partita di fatto si chiude lì, poi il centravanti azzurro avrà tempo anche per la doppietta personale. Finisce 3-0, Italia in semifinale

…Contro i padroni di casa della Germania. A Dortmund, in uno stadio dove i tedeschi non hanno mai perso; a contorno la stampa tedesca si lancia nelle solite puerili scaramucce, cose che abbiamo visto anche recentemente. È il 4 luglio, e l’Italia tira fuori forse la migliore partita del torneo. I tedeschi avranno pochissime occasioni, soprattutto in avvio del match, ma poi saranno gli azzurri ad avere le migliori palle gol. Ma nonostante tutto lo 0-0 rimane, e si va ai supplementari. La mente corre subito alla semifinale mondiale del ’70, l’epico 4-3 entrato nella storia come “la partita del secolo”. Gilardino semina il panico in area tedesca ma prende il palo: i rigori sembrano ormai la conclusione più ovvia, ma a due minuti dalla fine Del Piero va a battere un corner. Il cross viene messo fuori, ma Pirlo lo recupera e trova un corridoio impossibile per Fabio Grosso. Il tiro, un sinistro a giro, è di prima intenzione: la parabola supera Lehmann e va a insaccarsi sul secondo palo. È 1-0, è nostro, in casa dei tedeschi e mancano un paio di minuti scarsi. La corsa folle di Grosso, che non ci crede neanche lui, è la corsa di milioni di italiani che sentono sulla pelle che ormai è fatta. Ma non è ancora finita… La Germania si riversa avanti, Cannavaro la mette fuori e il pallone arriva a Gilardino, che temporeggia allargandosi verso l’esterno. Allora Del Piero, che era l’ultimo uomo a difendere, copre di corsa tutto il campo. La chiama, Gilardino gliela passa: Del Piero fa un gol alla Del Piero. 2-0, stavolta è finita davvero, l’Italia è in finale.

Lì c’è la Francia di Zidane, all’ultima partita in carriera. Sappiamo tutti che non sarà facile. Infatti passano pochi minuti e Materazzi atterra Malouda in area: è rigore. Sul dischetto va Zidane, che tenta un pericoloso pallonetto; la giocata gli riesce, il pallone bacia la traversa ma entra ed è 1-0 per i francesi. Per la prima volta in questo mondiale siamo sotto. Ma Materazzi si fa perdonare pochi minuti dopo: su calcio d’angolo di Pirlo, stacca imperiosamente e pareggia: 1-1. L’Italia insiste, Toni prende la traversa di testa, poi segna ma è fuorigioco. Abbiamo la Coppa a portata di mano, ma non riusciamo a prenderla. Si va di nuovo ai supplementari, dove Zidane fa il bello e il cattivo tempo: prima su colpo di testa sfiora la rete che solo un grandissimo intervento di Buffon può negargli, poi accade il famoso fattaccio della testata a Materazzi. In un primo momento l’arbitro non se ne accorge, richiamato da Buffon e dall’assistente decide poi per l’espulsione del numero dieci francese, che termina così la sua carriera da calciatore. Nonostante questo, si va comunque ai rigori. E qui noi ci tacciamo, vi lasciamo direttamente al video per rivivere quei momenti. Tanto sappiamo tutti com’è andata…