CALABRIA E SICILIA: COSA VOSTRA O COSA NOSTRA?

Letture: 2879

Di ieri l’operazione “Anno zero” scattata nel trapanese con ben 22 provvedimenti di fermo emessi dalla Dda di Palermo nei confronti di mafiosi vicinissimi al boss superlatitante di Castelvetrano Matteo Messina Denaro. Tra i 22 provvedimenti ci sono anche due cognati di Messina Denaro e altri affiliati delle famiglie mafiose di Castelvetrano, Campobello di Mazara e Partanna. La primula rossa di Cosa Nostra, latitante da 24 anni, riceve l’appoggio di una fitta rete di uomini e donne che lo credono benefattore e lo definiscono “santo”, credono sempre di dovergli qualcosa e, per tale ragione, lo aiutano sia a trovare covi abbastanza nascosti sia a comunicare con i suoi soldati e con la sua famiglia col vecchio ma efficace metodo dei pizzini. Se in Sicilia lo Stato ha risposto all’attacco della mafia, in Calabria è la mafia che, una settimana fa, ha risposto ai duri colpi che sta mettendo a segno lo Stato. Del 9 aprile la notizia dell’autobomba che ha fatto saltare in aria, a Limbadi nel vibonese, Matteo Vinci, uomo senza precedenti penali che aveva solo opposto resistenza al dominio dei Mancuso reclamando quelle che erano le sue terre. I Mancuso non hanno gradito e, anche se un confine poteva essere cosa di poco conto, hanno voluto dimostrare che con loro non bisogna “sgarrare” nemmeno quando si tratta di piccolezze. Non solo. Come ha esaustivamente spiegato l’avv. De Pace, legale della famiglia Vinci, l’autobomba voleva essere una dimostrazione allo Stato, più specificamente alla giustizia, incarnata dalla Dda di Catanzaro, nelle vesti e col volto pulito, intransigente e determinato del dott. Nicola Gratteri che, dal giorno dell’insediamento, non sta facendo passare un bel periodo ai mafiosi locali. I Mancuso tengono alle cose in grande stile visto che non è la prima volta che si adopererebbero con l’esplosivo: nel dicembre scorso, una bomba è stata piazzata davanti al negozio “Splendidi e Splendenti” di Nicotera, sempre nel vibonese. La Calabria è zona calda e luogo di rifugio dei peggiori latitanti, proprio come Messina Denaro che risiedette, ovviamente nell’ombra, proprio nella terra delle grandi montagne della Sila e dell’Aspromonte, quelle montagne che ospitarono, a suo tempo, anche il rifugio di Riina che poi non usò mai.

I giovani calabresi, davanti a questa che definirei tragica situazione, reagiscono in maniera differente: troppo pochi sono quelli che si ribellano, pochi quelli che ne parlano, molti quelli che restano indifferenti, troppi quelli che si adattano. Una ragazza di Ionadi (VV) , che chiameremo G, mi lascia dichiarazioni abbastanza forti:”La criminalità organizzata spesso non viene ad essere motivo di scandalo e indignazione. Ciò che mi colpisce è l’alone di silenzio che le gira intorno: nessuno, o quasi, ne parla. Sembra che la cittadinanza le sia sottomessa, che debba essere così e basta. Tutti sanno ma nessuno denuncia”. G continua col fare la distinzione tra “i giovani che lasciano la nostra terra per costruirsi un futuro altrove ed hanno la speranza che le cose possano cambiare ma non la forza di farle cambiare; altri che cadono nel vortice della malavita; e pochissimi che come me decidono ogni giorno di restare e fare qualcosa per cambiare questo stato di cose”. Il suo ed il nostro ringraziamento vanno ai pochi che scelgono di restare e lottare a viso scoperto, come i magistrati Cafiero De Raho e Gratteri; alle persone che si oppongono.

Federica Giovinco