Violenza sulle donne.

Letture: 2657

NO VILENZA

Tema spesso sottovalutato e nascosto alle coscienze collettive, in quanto radicato nella microscopica soggettività della persona che la subisce , è l’abuso fisico e psicologico sulle donne che, con meccanismi quasi escatologici e forse esoterici , usurpando due termini per rendere esemplificativo il concetto, sparisce dalle bocche dei macchiati di omertà, ma sopratutto dalle labbra distrutte e pesanti,delle povere vittime,che, rese asfittiche dal loro forzato silenzio, sia per una sorta di timore reverenziale e sia per un substrato psichico anomalo che si viene a creare ex novo ( come se fosse una sorta di vergogna intrinseca nell’archetipo per l’essere impotenti ), vivono con un macigno sulle spalle del quale non riescono a liberarsi, sia per una collettività malata di silenzio,sia per uno stato ed una burocrazia tendenzialmente farraginosa e caotica che inceppa anche il sistema della protezione dei più deboli. Sarebbe davvero pedissequo ribadire che colui il quale commette violenza su una donna è davvero una bestia , e cercar di captare l’estrema ratio di tali comportamenti è davvero inutile perchè, a mio parere, non esistono esimenti e non esistono giustificazioni; una donna deve essere sfiorata solo da una carezza. Più interessante e senz’altro più lodevole di approfondimento merita la ricerca della ratio del silenzio delle vittime: è senz’altro vero che quando una donna che ha così tanto da dire tace, il suo esser muta può essere assordante, ma in determinate fattispecie , il comportamento omissivo non è mai d’aiuto. Purtroppo molte testimonianze parlano di una sorta di blocco mentale: la violenza è così forte da surclassare la voglia di ribellione e portare ad una sorta di comportamento reiterato che si confà ad una sottomissione totale, anche perchè , gli stati non aiutano. Non posso non citare la risoluzione ONU contro la violenza delle donne del 2013 , perchè, a mio parere, risulta essere vergognosa , in quanto, grazie alle pressioni dei paesi africani ed al loro far leva sulle tradizioni, gli usi ed i costumi (che potremmo definire mores ancestrali) per giustificare un’immonda brutalità, è stato abrogato ex nunc  un paragrafo di un articolo recitante l’obbligo degli stati così sintetizzato: “ gli stati devono condannare fermamente tutte le forme di violenza contro le donne e contro coloro che difendono i loro diritti e astenersi di invocare i costumi, le tradizioni o la religione per sottrarsi ai loro obblighi”. L’eziologia della violenza sulle donne va riscontrata in una costante dicotomia tra prepotenza e bestialità di uomini che tali non possono definirsi, ed una tutela inadeguata per varie ragioni. Anche le raccomandazioni dell’ue sono alquanto subalterne, sia perchè non vincolanti, sia perchè poco esaustive al riguardo. Evitando una digressione esplicativa mi limito a citare che l’unione perora la disponibilità di centri di accoglienza specializzati, concepiti sia come servizi di prima assistenza sia come spazi sicuri e di emancipazione per le donne, dotati di infrastrutture e personale adeguatamente formato, che possano accogliere almeno una donna ogni 10 000 abitanti ; la raccomandazione risulta davvero non adeguata,soprattutto perchè l’unione europea è una comunità di diritto: urge un incremento quantistico dei centri. Auspico che questa macchia sociale possa davvero estinguersi ricordando a tutti coloro i quali colpevoli del fatto giuridico testè indicato che, un vero uomo, ama le donne, non le maltratta. Concludo con una frase davvero ripugnante che spesso fa rumore sulle bocche malate di uomini senza dignità e senza rispetto, la maggior parte dei quali, magari, la domenica si reca a messa o a far beneficenza, per provare l’effimera sensazione nell’ auto-illudersi di esser buono: “le donne hanno voluto l’eguaglianza, in ambito di violenza devono lamentarsi cosi come gli uomini”. Questa frase deve far riflettere su un aspetto: urge un cambio assoluto di mentalità, perchè dietro le spalle spalle dell’Italia vi è un bieco maschilismo, nascente dalle guarentigie, da annientare, penetrante sia nelle istituzioni e sia nella vita di tutti i giorni: la metamorfosi di pensiero è l’unica profilassi etica.

di Francesco Ferdinando Cristarella Oristano