“Pronunciare la parola autentica significa cambiare il mondo”

Letture: 4310

WP_20140524_003

Presso la Sala “R. Curia” di Bisignano si è svolto il convegno “Legalità e libertà di stampa”, con l’intento di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle tristi vicende che da qualche mese a questa parte hanno colpito il giornale “L’Ora della Calabria” e che più in generale sono un tratto distintivo nella storia della Repubblica Italiana. Il convegno, che ha riscontrato una buona partecipazione della popolazione bisignanese, presentava nel suo titolo due termini che molto spesso sono delle vere e proprie utopie in questa nazione poichè, come giustamente ricordato dal giornalista e moderatore Massimo Maneggio, in questo contesto indifferenza e illegalità hanno preso piede. Un convegno del genere ha il compito, quindi, di ricordare come si possa tracciare una strada diversa da percorrere, fatta di rispetto per l’opinione altrui e soprattutto di legalità.

Gregorio Corigliano, giornalista e Presidente del Circolo “Maria Rosaria Sessa”, si ricollega proprio a ciò affermando che la legalità senza la libertà di stampa è fine a se stessa e viceversa. L’assenza de “L’Ora della Calabria” in edicola è un avvenimento davvero negativo, poiché è venuta a mancare una voce importante dell’informazione calabrese e ciò ha determinato il venir meno della possibilità di esprimersi e della democrazia. La mancanza di libertà di stampa, come si è verificato nel caso sopra citato, ha portato l’opinione pubblica a sentirsi handicappata proprio in quanto è mancata una delle più importanti opinioni del giornalismo locale. Ciò non è ammissibile perchè si può non condividere un’opinione ma assolutamente non si può impedire a qualcuno di esprimerla.

Questa situazione non riguarda però solo la Calabria: basta considerare infatti che alcuni dati statistici hanno dimostrato che il Burundi viene prima dell’Italia per quanto riguarda la libertà di stampa. Gregorio Corigliano a questo proposito distingue due tipologie di giornalista: quello serio (sempre presente sia con il potente di oggi che con quello di domani, senza mai cercare di trarre vantaggi personali dal suo lavoro) e quello “cameriere” (pronto a schierarsi e a servire chi conviene). In questa distinzione rientrano anche gli editori puri, che hanno il gusto di registrare cosa accade, e quelli impuri, che tendono ad utilizzare il loro lavoro per soddisfare i loro interessi.

Successivamente è intervenuto Amedeo Di Tillo, Presidente della Lega Calcio Amatori Cosenza, il quale ha voluto constatare come troppo spesso la legalità venga concepita come optional ai giorni nostri. Siamo diventati apatici a tal punto che rimaniamo impassibili anche di fronte alle sconvolgenti notizie dei telegiornali, quasi come se fossimo assuefatti alle varie forme di violenza che ci circondano.

E’ necessario cambiare decisamente rotta, diffondendo con coraggio la legalità anche nei piani alti, luoghi di amara illegalità. Uno strumento per fare ciò, secondo Di Tillo, è lo sport, promotore di valori e principi sani. Spetta quindi a noi tutti combattere l’illegalità attivandoci, promuovendo progetti e stimolando il talento. Se tutti metteremo in campo idee e coraggio riusciremo a creare una società migliore da tramandare poi ai nostri figli.

Lo scrittore e giornalista de “L’Ora della Calabria” Saverio Paletta ha aperto il suo intervento esprimendo la volontà di far tornare presto “L’Ora della Calabria” la voce di tutti, rivendicando l’importanza del gesto di pubblicare (insieme alla versione online de “Il corriere della Calabria”) le scomode notizie de “L’Ora Gate”. Rivendicare oggi la libertà di stampa è fondamentale, considerando che in Italia la legge che la riguarda è datata 1948, con tutti i problemi che si sono creati e che non sono stati risolti in tutti questi anni. Paletta è la dimostrazione di come anche in Calabria ci siano grandissimi giornalisti: peccato che a livello nazionale ne siano emersi altri non altrettanto capaci.

Possiamo prendere spunto per rovesciare questa situazione da Corrado Alvaro, figura ricordata da Silvio Carbone, Coordinatore Regionale di Federcontribuenti. Corrado Alvaro fu il primo direttore del Giornale radio nazionale della Rai e ricoprì questo incarico per sole tre settimane, poiché successivamente fu costretto a dimettersi a causa della mancanza di rispetto che c’era nei confronti della sua libertà e autodeterminazione. Questo importante personaggio calabrese che non si è piegato al potere e all’ingerenza della politica deve essere un esempio per tutti i giornalisti e per tutti coloro che vogliono trovare un modo per costruire modelli veri e combattere chi non vuola la crescita di questa terra. “L’Ora Gate” ha rappresentato un momento di svolta per il giornalismo calabrese, perchè sono stati messi finalmente al bando clientelismo e nepotismo. La pubblicazione di quelle notizie ha significato voler creare le basi per dare un futuro a chi davvero merita, uscendo dalle solite pratiche di favoritismo becero. Proprio per questo motivo bisogna ringraziare i giornalisti de “L’Ora della Calabria” che hanno permesso alla parte sana dell’Italia, nazione troppo spesso caratterizzata da continui intrighi e scandali, di rialzare orgogliosamente la testa.

L’intervento conclusivo del convegno è spettato al prof. Giancarlo Costabile dell’Università della Calabria, che da tre anni ha intrapreso insieme ai suoi studenti un cammino di legalità e “R-Esistenza”. “L’Ora Gate” ha rappresentato l’uscita dal paradigma che vuole il Sud silente e complice e proprio per questo motivo bisogna dare risalto a tale avvenimento.

Il corso di Pedagogia della R-Esistenza vede la luce proprio con l’intento di valorizzare tali avvenimenti e non a caso nasce in un contesto malato e paludoso come quello universitario. Il nostro è un paese, infatti, caratterizzato da una cultura silente e fine a se stessa: basti pensare che le università calabresi non si sono mai impegnate a diffondere nei loro studenti quegli anticorpi sociali tanto utili in un territorio che giornalmente si ritrova a combattere l’illegalità. Abbiamo avuto così delle aule universitarie in cui regnava il silenzio e la passività e dove la facoltà di parola spettava soltanto ai potenti. Oggi tutto questo deve essere sovvertito e Costabile non a caso cita una frase di un importante pedagogista brasiliano, Paulo Freire, che ha fatto della rivendicazione dei diritti degli oppressi la sua missione: “Pronunciare la parola autentica significa cambiare il mondo”. La parola di cui parla Freire è una parola che si schiera e che soprattutto è libera e di tutti. Oggi si cerca costantemente di sostituire ciò con un altro tipo di parola, quella della “pedagogia degli uomini struzzo” che non allargano i propri orizzonti alla società ma pensano solamente al proprio individualismo, favorendo così la diffusione della mafia. Non è un caso che tra le vittime di mafia non ci sia nemmeno un accademico: la cultura è percepita dalla mafia come qualcosa di inutile, che non li può assolutamente minacciare. Bisogna ripartire, quindi, proprio da questa considerazione per cercare di cambiare questa società, facendo diventare scuola e università luoghi di sviluppo e non di regresso sociale. Vedere che ci sono ragazzi che credono in questa lotta è la dimostrazione che si può davvero cambiare, ponendo come esempio per ognuno le parole di un grande uomo come Paolo Borsellino: “Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola”. Se grazie a queste parole e all’esempio di tutti quei personaggi che in Calabria e in Italia combattono quotidianamente l’illegalità e tutte le mafie si riuscirà a sovvertire l’odierna società di morti viventi e, contemporaneamente, scuola e università si assumeranno le loro responsabilità in questo percorso di sviluppo sociale, si libererà il giornalismo dal silenzio e dall’omertà favorendo la libertà di stampa, il bene più prezioso per chi si pone come obiettivo quello di informare la popolazione.

Armando Zavaglia