Il debito del Consorzio di Bonifica dopo quello della sanità calabrese. l’Unione dei Comitati Cittadini Liberi si riunisce nella sala Curìa di Bisignano e fa il punto della situazione

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L’associazione degli imprenditori agricoli attraverso la voce del suo presidente Flavio  Caligiuri definisce la questione debitoria del Consorzio di Bonifica calabrese una seconda sanità. Dalla soppressione dell’ex Sibari- Crati sono nati il neo Consorzio dello “Ionio cosentino”, quello dei “Bacini Meridionali  del cosentino” e quello dei “Bacini Settentrionali del Cosentino”. Ciò che unisce il destino del vecchio Ente in liquidazione ai nuovi bacini consortili è soprattutto una clausola imposta da Unicredit corporate bank SPA nell’aprile del 2010, nella quale viene previsto al punto 9 del contratto del mutuo che ciascuno dei Consorzi subentrati si accolli le obbligazioni facenti capo al Consorzio posto in liquidazione. Al capo 9 del contratto si definiscono inoltre gli obblighi che i nuovi Consorzi sono chiamati a elargire per i debiti pregressi rispettivamente nelle seguenti percentuali: il 62% per il neo Consorzio dello Ionio, il 20% per quello dei Bacini Meridionali e il 18% per quello dei Bacini Settentrionali. Questo debito maturato attraverso le passate gestioni amministrative dell’Ente e imposto ai nuovi Consorzi ha finito per ricadere automaticamente sulla testa dei consorziati, quest’ultimi obbligati attraverso una Legge Regionale 11/2003 a pagare un tributo per soli fini istituzionali. Anche per questi motivi nel febbraio del 2010 con un Decreto di giunta l’allora presidente della Calabria sottoscrisse la regola per la quale si prevedeva l’allargamento del perimetro di contribuzione del  neo Consorzio anche a quelle zone di territorio classificate asciutte. Pertanto, dopo l’approvazione del  Decreto le fasce territoriali che non avevano mai visto storicamente nessuna opera di bonifica furono comprese nella contribuzione per soli fini istituzionali. L’obbiettivo del suddetto Decreto fu quello di rafforzare ancora di più l’imposizione della Legge Regionale 11/2003, la quale per certi versi cozzava istituzionalmente contro il Reggio Decreto del 1933, Legge quadro nazionale in materia di regolamentazione e funzione dei Consorzi. Il risultato di tutta la suddetta sperimentazione e applicazione legislativa ha determinato l’invio per tutti i consorziati di cartelle esattoriali per servizi mai erogati. Da qui la protesta intrapresa a Bisignano dall’Unione dei Comitati Cittadini Liberi e oggi cavallo di battaglia di alcuni Sindaci dello Ionio cosentino, dei Bacini Meridionali e di quelli Settentrionali  oltre che dell’associazione di Confagricoltura, quest’ultima voce fuori dal coro rispetto a Coldiretti e CIA che sono entrati direttamente nella gestione dei nuovi Consorzi. Intanto che la diatriba fra consorziati e consorzianti si dipana nei meandri di una politica confusa e per certi versi pure accondiscendente il debito del Consorzio cresce in maniera esponenziale stimato in una somma cinque volte superiore ai 36 milioni di euro di mutuo stipulato dall’uscente commissario e successivo presidente del neo Consorzio Salvatore Gargiulo per cercare di colmare definitivamente il debito del vecchio Sibari- Crati. Tutto questo ancora una volta ricade sul bilancio degli agricoltori. Per questo motivo la gestione dei Consorzi non può continuare così anche le opposizioni sindacali devono prendersi le proprie responsabilità. Tutti politici e le associazioni preposte devono sedersi intorno a un tavolo di trattative e trovare presto una soluzione. In attesa di raccogliere cinquemila firme per poter presentare e richiedere la modifica della Legge Regionale i contribuenti soprattutto dei territori asciutti vessati da una richiesta di un tributo assurdo potranno usufruire del diritto di ricorso alle cartelle esattoriali non oltre il sessantesimo giorno dal timbro impresso sulla busta della raccomandata di pagamento. A oggi, i ricorsi pervenuti alla Commissione Tributaria Provinciale e in attesa di giudizio sono circa diecimila per una spesa legale complessiva di 1 milione e 300 mila euro. Quest’ultime spese che il Consorzio produce per appellarsi ai ricorsi sacrosanti presentati da parte dei cittadini vessati dagl’ingiusti pagamenti richiesti attraverso Equitalia SPA si dovranno sommare ai circa 150 milioni di debiti gravanti sul Consorzio. Mentre i cittadini devono pagare di tasca loro i legali per far valere un principio di civiltà la nomina di avvocati e le spese continue che il Consorzio produce per difendere l’indifendibile sono un danno per la comunità. Attenzione allora poiché mentre i cittadini hanno tutto da perdere in questa battaglia il Consorzio ha tutto da guadagnare poiché appoggiato da una classe dirigente politica trasversale, la quale prima fa eleggere i rappresentanti facendo promesse soltanto elettorali e poi si allea con sistemi burocratici ben congeniati, macchine mangiasoldi ma anche ingenti bacini di consenso elettorale. Comprendere questo meccanismo da parte dell’opinione pubblica è fondamentale per una soluzione definitiva del problema e per far capire a tutta la classe dirigente politica calabrese che necessariamente si dovrà tornare indietro a una sana riflessione. Il presidente della Calabria non ha indugiato sui tagli alla Sanità pubblica e allora perché continua a farlo nei confronti del Consorzio di Bonifica calabrese? L’assessore all’agricoltura On. Michele Trematerra, il quale è informatissimo sui fatti che si stanno evolvendo in una direzione veramente inaccettabile per gli agricoltori e i piccoli proprietari che cosa aspetta a intervenire a favore dei suoi molti elettori?

12/06/2012                                   Alberto De Luca per l’Unione dei Comitati Cittadini Liberi