Gli Stati “squalo” attaccano quando sentono l’odore del sangue. Portogallo, Italia, Grecia e Spagna sono veramente paesi PIGS?

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Quando un paese “squalo” sente l’odore del sangue di uno Stato ormai in crisi lo attacca divorandolo. Ciò è quanto sta avvenendo in Europa e le vittime preposte sono anche italiani. Con il termine PIGS si fa riferimento ai diversi paesi dell’Unione europea, in particolare Portogallo, Italia, Grecia e Spagna (le cui iniziali formano l’acronimo in questione). La connotazione spregiativa è evidente dal fatto che pigs in inglese significa maiali, a suggerire il cattivo stato delle economie di tali paesi.

Le agenzie di Rating o agenzia di valutazione ossia le società che assegnano un giudizio o una valutazione (rating) riguardante la solidità e la solvibilità di una società emittente titoli sul mercato finanziario sarebbero l’arma dei paesi “squalo” per individuare i soggetti economicamente più deboli e divorarli.

Ciò è successo probabilmente all’Italia un paese quest’ultimo con una economia molto solida ma che nel giro di pochi mesi si è ritrovata a essere additata come paese PIGS proprio a causa  delle opinioni negative provenienti dai rapporti delle agenzie di Rating. Per cui in Italia nel 2012, nell’ambito della crisi economica del 2008 – 2012, è stata aperta un’inchiesta da parte del PM della Procura della Repubblica di Trani Michele Ruggiero per valutare l’affidabilità e l’oggettività delle valutazioni da parte delle agenzie di rating sotto l’ipotesi di reato di aggiotaggio, turbativa e manipolazione di mercato e abuso di informazioni privilegiate.

Gli investitori presenti sui mercati si affidano infatti ai giudizi emessi dalle agenzie di rating per decidere quali titoli comprare e in che misura, a seconda della predisposizione al rischio dei soggetti investitori. Meno un paese è affidabile economicamente più lo spread aumenta poiché gli investitori chiedono più garanzie.

Il risultato italiano non si è fatto attendere con il suddetto indice differenziale a 593 punti base alla fine del 2011. Ovvero lo scarto sull’interesse che vi è fra i titoli di uno Stato in salute economica (come per esempio la Germania) e un paese in crisi economica (come per esempio l’Italia) .

Un paese in crisi economica è costretto ad aumentare la vendita dei propri titoli di Stato (maggiore immissione di titoli sul mercato finanziario) e nello stesso tempo riconoscere più interessi ai compratori del titolo stesso per renderli più appetibili sul mercato. Invece un paese economicamente più solido e virtuoso può collocare meglio i propri titoli (infatti gli investitori si sentono più garantiti dalla stabilità economica e governativa di quel dato paese) ottenendo migliori risultati dalla vendita sul mercato finanziario (poiché molto più richiesti) e con un tasso d’interesse molto più basso rispetto ai tioli di un paese indebitato, proprio in virtù del fatto di poter meglio garantire ai compratori  la sicurezza di un guadagno senza correre troppi rischi. Se a questo si aggiunge il fatto che il rifinanziamento del debito di uno Stato in termini di percentuale dell’interesse da pagare per la restituzione del  passivo  contratto, dipende dal sua solidità economica e politica allora la questione si complica ulteriormente.

Infatti in un paese con una crescita pari a zero, soffocato dalle tasse e con i consumi ridotti al minimo non investirà nessuno e le banche nel rifinanziare il debito chiederanno interessi sempre maggiori soffocandone ulteriormente l’identità economica.

Tutto questo ha richiesto in Italia l’intervento di un governo di garanzia che avrebbe dovuto riportare la fiducia degli investitori verso i titoli finanziari autoctoni e attraverso una politica di austerità quale quella verificatasi con il governo Monti.

Il risultato però di tutto questo rigore esattoriale (senza tagliare minimamente la spesa pubblica) se da una parte ha avuto come effetto il graduale abbassamento dello spread dall’altra ha trascinato la Nazione in una recessione probabilmente senza precedenti.

In poco tempo si è assistito al calo della produzione industriale, all’aumento vertiginoso del tasso di disoccupazione e alla diminuzione pericolosissima dei consumi. In due parole l’Italia ha smesso di crescere riproducendo quell’incertezza che oggi ci contraddistingue nei mercati finanziari di tutto il mondo. L’Europa non deve perdurare nella mancata ridistribuire della ricchezza e del potere. La comunità Europea non può pensare di condannare gli Stati in difficoltà e considerarli dei paesi PIGS.

Tutta la crisi avvenuta in questi ultimi anni è voluta da poteri forti e organizzazioni finanziarie, comprese le banche europee e quelle Italiane.

Gli squali quando sentono l’odore del sangue si avventano sulla preda con forza poiché capiscono la fragilità e l’impotenza di un presunto facile obbiettivo.

Attaccare le prede sanguinanti e condurle alla morte attraverso le loro fauci è ciò che gli squali amano fare nel loro habitat naturale.

 

20/02/2013                                                                                              Alberto De Luca