Die, mediano di ferro

Letture: 2018

DieCome essere protagonisti, senza un apparente motivo. La storia di Serey Die, centrocampista della Costa D’Avorio, fece rapidamente il giro di tutto il mondo. Il calciatore, durante l’esecuzione dell’inno nazionale, si lasciò andare a un pianto profondo, che commosse un po’ tutti. Si diffuse subito una voce: il padre era appena morto e lui cercava di onorare la sua fresca memoria giocando contro la Colombia. Fu una gara sfortunata per gli africani che, dopo un primo tempo di puro contenimento, cedettero fisicamente nella ripresa, con il gol del definitivo 2-0 che scaturì proprio da un errore di Die: perse palla scioccamente, consentendo il contropiede colombiano finalizzato dall’ex giocatore del Pescara, Quintero. Giocò con la morte nel cuore per molti, ma in realtà fu lo stesso Die a specificare i motivi di quel pianto: non fu per il padre, che lasciò la vita terrena nel 2004, bensì rivolto alle disastrate condizioni del suo paese e per l’onore di rappresentarlo, almeno, calcisticamente in una vetrina di lusso come quella dei mondiali. Non è stato, comunque, un mondiale da ricordare, sia per il risultato sportivo nonché per quell’errore a macchiare le prestazioni di un onesto calciatore. La carriera di Die, classe 1984, ha già vissuto forse le migliori stagioni, anche se a trent’anni suonati nel suo ruolo da mediano non ha quasi rivali, almeno guardando al calcio africano. Corsa, carattere e abnegazione sono le sue maggiori qualità, anche se i piedi non sono proprio raffinatissimi. Riconoscibilissimo dalla sua cresta bionda, in campo è sempre l’ultimo a mollare, anche perché non ha avuto in carriera degni compagni a cui affidarsi completamente: il lusso di poter essere il gregario di un grande centrocampista centrale è stato sfiorato soltanto al Chelsea. In Inghilterra, però, Die ha giocato relativamente poco, con tre presenze sbiadite che ne fanno una meteora della Premier League. Prima dello sbarco in Inghilterra, c’era stato il Die d’avanguardia, esploso con lo Stade D’Abidjan e poi con l’EokKram, che attirò le attenzioni di tutti i club europei. Il Chelsea lo fece giocare per qualche spezzone e Die trovò poi spazio in Svizzera, dove la continuità è garantita per mestieranti onesti del pallone. Quattro stagioni nel Sion sono state per Die un viatico fondamentale, con due coppe nazionali conquistate e il rimpianto di non aver mai vinto un campionato. Si rifarà, con gli interessi, approdando al Basilea, dove conquista dueprimati svizzeri, ma non realizza la vendetta contro il Chelsea, che elimina la sua attuale squadra proprio nelle semifinali dell’Europa League, edizione 2013. Fu proprio in quella competizione che Die mostrò il maggior potenziale, come fu accertato anche dalle statistiche raccolte nei sette incontri ufficiali disputati. In nazionale è arrivato troppo tardi, nell’età in cui si considerano i centrocampisti africani pronti al pensionamento, ma Die ha dimostrato di saper tenere botta. Non chiedetegli, però, di eccedere nel palleggio o di pensare al suo paese.

Massimo Maneggio