Stendiamo un velo pietoso su un paese praticamente estinto

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Il cuore di Bisignano ha smesso di battere, nonostante i numerosi tentativi di rianimazione è praticamente morto. Immobile e senza nemmeno un soffio di vita. Freddo come un cadavere e in attesa della sua sepoltura.

Scorribande di cani randagi, rifiuti ammucchiati, incuria ambientale, piazze vuote e abbandonate alla mercé di qualcuno impegnato nel tiro a segno alle illuminazioni pubbliche. Anche l’orologio della piazza principale sembra aver tirato le cuoia, fermo alla solita ora.

Una flebile voce di pubblico si ode nella notte accompagnato dalle sgommate di qualche coupé di ultimo modello. In lontananza il rombo di una motocicletta irrompe nel silenzio tombale di un luogo bruciato.

Qualcuno chiede un bagno ma la risposta e sempre la stessa: “È fuori servizio perché non c’è acqua”. Intanto per una bottiglia di minerale del valore di soli dieci centesimi alla cassa si paga un euro.

In preda all’urgenza fisiologica è disponibile il container del Viale Roma, conquista permanente di zanzare grosse come una lenticchia e fatiscente alla stregua di una latrina di un campo di concentramento nazista.

Va bene così sopratutto per chi sostiene che si tratterebbe soltanto d’impressioni sciagurate frutto dell’immaginazione di una mente contorta. Peccato per il cattivo odore, nell’immaginario esistono le apparenze, probabilmente anche le immagini mentali deformate, ma la puzza, illustri amministratori di Bisignano, quella la si percepisce a distanza di chilometri.

15/08/2013 – Alberto De Luca