Sprechi nella sanità pubblica

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Comunicato stampa – Lunedì 16 marzo 2015

Sprechi della sanità pubblica, Molinari (libero cittadino in Parlamento): “I tagli non fanno altro che rafforzare le disuguaglianze tra Nord e Sud e tra pubblico e privato. Una situazione che ormai va a incidere sul diritto alla salute dei cittadini.”

 

COSENZA – È veramente triste costatare come in Italia sia diventata un’abitudine fare economia sulla salute dei cittadini, destinando sempre meno soldi alla sanità pubblica, considerata il principale centro di spesa e quindi addebitandogli sprechi decisi, invece, dalla voglia di clientele – coltivata nel terreno immondo reso fertile dalla ‘ndrangheta e dalla massoneria deviata – delle classi politiche locali.

Negli anni, i tagli hanno colpito sia le prestazioni (come la disponibilità di posti letto) che il personale medico e infermieristico, spesso facendo ricorso non tanto a impopolari licenziamenti di massa (anche se in cronaca non mancano tali evidenze) ma semplicemente bloccando le assunzioni ed ogni altra forma di reclutamento (cd. blocco del turnover).

Tale blocco, unitamente alla tecnica dell’accorpamento grossolano di strutture e servizi, stanno incidendo pesantemente sul mantenimento dei livelli essenziali di assistenza (LEA) nell’offerta sanitaria. Si aggiunga, in più, che, paradossalmente, l’intento lodevole di voler assicurare i LEA diventa sospetto, quando per sopperire al blocco si ricorre a prestazioni di lavoro straordinario o in regime di prestazioni aggiuntive o con l’acquisto di prestazioni professionali da privati: misure alternative che vanno a vanificare le misure rigorose in funzione degli obiettivi di risparmio preventivati, quando non comportando maggiori costi.

Tutte queste misure miopi, in un contesto mortificante della professionalità dello stesso personale sanitario (costretto a turni massacranti), rafforzano sempre più le disuguaglianze di cui il nostro paese soffre, soprattutto in quelle regioni sottoposte a “Piano di rientro”, come la Calabria. A pagare il prezzo più alto, infatti, sono sia i lavoratori del settore che i cittadini delle aree più disagiate del nostro Paese, costretti a fuggire fuori regione per vedere soddisfatte le loro aspettative.

Se, infatti, al Nord si può ancora contare su strutture private, finanziate anche con soldi pubblici, indenni dai dilaganti fenomeni corruttivi, i cittadini del Sud non possono fare affidamento neanche su questa residua possibilità, comunque non alla portata di tutti e tendente quindi ad escludere una sempre più ampia fascia di popolazione lasciata ormai in balia di sé stessa, per colpa di una crisi economica la cui onda lunga non sembra cessare.

Chi non può permettersi una cura si vede negato il diritto alla salute.

Pur senza unirmi alla voglia di apparire di certa superficiale opposizione, non resterò – con tutti coloro che mi vorranno seguire – inerme mentre nella mia terra cresce sempre più la disperazione nell’isolamento, sintomo inequivocabile dell’abbandono da parte di chi ci governa.

 

Avv. Francesco Molinari

cittadino eletto al Senato