Scappiamo via dall’Italia perché ormai è una scatola vuota

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In Italia si pagano più tasse che in tutti gli altri paesi europei. Tuttavia quello che si elargisce all’erario sotto forma di tributi è insufficiente a garantire la stabilità economica dello Stato. Fatto salvo il principio costituzionale per il quale tutti i cittadini hanno l’obbligo di contribuire alle spese pubbliche viene da chiedersi come mai a fronte dell’aumento dei pagamenti non si hanno in cambio maggiori servizi. La risposta è semplice: “La maggior parte delle tasse erogate serve a pagare debiti”. Per questa ragione gran parte dei servizi sono omessi è spesso completamente negati. Strade rotte, trasporti inefficienti, servizio di assistenza sanitaria allo sfascio, sono solo alcuni degli esempi che spiccano nel vasto panorama dei diritti confutati. Per quando tempo ancora perdurerà quest’anomala situazione non è possibile prevederlo ma quello che invece quotidianamente si percepisce tra la collettività è il bisogno di rivoltarsi nei confronti di un sistema oppressivo. Da circa trent’anni nel nostro paese manca un rinnovamento industriale e manifatturiero. Procedendo in questa direzione sarebbe impossibile realizzare qualsiasi sviluppo economico di cui invece il paese avrebbe bisogno. Affidarsi alle manovre finanziarie in pillole e alla pressione fiscale che ha raggiunto ormai livelli di strozzinaggio inauditi sarebbe solamente un’apparenza di ripresa. In verità lo Stato italiano sta implodendo divorando qualsiasi risorsa che riesce a raccattare dalle tasche dei cittadini ormai considerati dei sudditi. Come se non bastasse le grosse multinazionali propongo ai loro dipendenti il dimezzamento dello stipendio con la minaccia di lasciarli a casa per emigrare all’estero. La FIAT dopo l’acquisto di Chrysler ha smesso di parlare in italiano (FCA), la Bialetti si è trasferita all’estero e lo stesso farà a breve Electrolux. Una pensione di circa cinquecento euro mensili, al netto delle spese, garantisce appena sei euro al giorno per mangiare mentre su gran parte degli italiani incombe lo spettro del cosiddetto tasso variabile. Una sorta di usura quotidiana perpetrata a danno delle famiglie che invece di mangiare sono costrette a pagare il mutuo con interessi spropositati. Intanto, in Parlamento si consumano gli ultimi atti di una Repubblica Democratica ormai alla fine, con sputi, botte e insulti fra i parlamentari. Quello che sta succedendo è il tentativo da parte di una fetta di nostalgici di ripristinare il totalitarismo. Il dieci percento dei ricchi italiani hanno quadruplicato il proprio reddito a fronte invece di una crescita esponenziale di poveri. La classe cosiddetta media non esiste più mentre quella dei risparmiatori è stata volutamente abbattuta con l’invenzione della crisi. È più facile comandare un branco di affamati semplicemente allungandogli una carota che non imponendogli un’ideologia. La percezione è quella di una “Democrazia” svuotata. Un involucro di cartone senza più nulla al suo interno con su scritto fragile.

30/01/2014 – Alberto De Luca