Paziente 1 in Italia: “Sono stato salvato da medico cosentino”

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“Voglio ringraziare il dottor Bruno, che ad oggi reputo il mio nuovo papà”. E’ per il medico di Cosenza il primo grazie di Mattia, per tutti il paziente 1 italiano di Covid-19.

Il 38enne, primo paziente italiano per coronavirus scoperto il 20 febbraio all’ospedale di Codogno, è convinto di aver vissuto in tutti questi mesi “più di un film”. Perché gli è successo di tutto: dalla terapia intensiva, durata settimane, alla morte del padre, sempre per Covid, alla malattia per la stessa patologia della moglie, Valentina, fino alla nascita della figlia, Giulia, a cui ha potuto assistere.

“Ho scoperto di essere il paziente 1 solo una volta che ho preso in mano il mio smartphone – ripercorre -. È lì che ho capito cosa fosse successo. Fino ad allora sapevo solo che ero stato ricoverato per una polmonite. Ma confesso che non mi pesa essere chiamato paziente 1. Sono solo il paziente che è stato certificato per primo. Solo quando mi sono svegliato mi hanno raccontato cosa c’era in giro, cosa stava succedendo e neppure nel dettaglio” ricorda.

Raccontando la sua storia a Skytg24, Mattia continua: “Quando racconterò questa storia a mia figlia Giulia ricorderò «innanzitutto il dottor Raffaele Bruno (infettivologo cosentino, ndr), il mio nuovo papà. Io ho perso il mio per questa malattia ma Bruno che mi ha salvato lo considero così. E poi la dottoressa Annalisa Malara (anestesista di origini reggine, ndr). È stato grazie al suo intuito e al suo coraggio che è stato scoperto il coronavirus”, conclude Mattia, ex paziente 1.

Il professore Raffaele Bruno, Direttore di Malattie Infettive del Policlinico San Matteo, è stato tra i primi in Italia ad aver sollevato il rischio che anche in Italia nel Lodigiano si fosse sviluppato il focolaio d’infezione Covid19.