Milano ricorda la giornalista Jole Zangari

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A Milano, negli ambienti giornalistici, il suo ricordo è sempre più vivo e commovente. La conoscevano tutti. E tutti la stimavano.

«È una delle figure più care del “Pantheon” giornalistico milanese», dicono oggi di lei, molti illustri colleghi nella sala stampa nazionale.

È stata davvero grande, in tutti i sensi, Jole Zangari, la giornalista-avvocato (o avvocato-giornalista, che dir si voglia) che, partita giovanissima dalla Calabria, è riuscita ben presto a distinguersi egregiamente nel capoluogo meneghino, alternando la professione forense a quella giornalistica. È stato, per l’appunto, in Lombardia che ha trascorso tutta la sua vita, anche se da Mammola (piccolo centro del Reggino, dov’era nata nel 1938) non si è mai completamente staccata. «Vivo lontana dalla mia regione e dal mio paese solo fisicamente», diceva spesso, «ma la mia testa e il cuore sono sempre rimasti lì, nella mia Calabria».

Sono passati tre anni da quando Jole ci ha lasciato. E ora a Milano, per onorarne la memoria, si sta pensando d’istituire un premio giornalistico a lei intitolato. Jole Zangari, giornalista pubblicista (cioè, libero professionista dell’Informazione), ha infatti rappresentato dal 1966 non solo una figura di giornalista esemplare, maestra per tanti giovani praticanti lombardi, ma è stata anche fautrice di numerose battaglie sindacali, vinte proprio grazie all’impegno e alla tenacia con cui ha sempre affrontato i problemi della categoria, durante i suoi prestigiosi incarichi ricoperti sia all’interno dell’Ordine nazionale dei Giornalisti che in seno alla giunta esecutiva della Fnsi, Federazione Nazionale Stampa Italiana. Per quarant’anni ha diretto l’organo d’informazione dei giornalisti italiani «Tribuna Stampa», occupandosi pure di teatro e di tematiche giuridiche su altre testate. Lo ha fatto con grande serietà, con grande applicazione e grande umiltà, fino alla fine dei suoi giorni.

Io, che ho avuto il privilegio di essere stato suo amico, prim’ancora che collega (e di aver fatto parte della sua redazione) la ricordo così: una persona a dir poco speciale, affabile, sempre disponibile con tutti. Per di più, attraverso un’attenta rilettura dei suoi scritti, oggi riscopro una giornalista ancor più eccellente, i cui articoli testimoniano la sua grandezza. Una intellettuale, con una cultura non limitata a specifici argomenti ma che le permetteva di spaziare – con acume e competenza – dal giornalismo sindacale alla critica teatrale, dalla divulgazione scientifica alla disquisizione filosofica, fino alla nota di costume. Finanche Indro Montanelli, in più occasioni, trovò modo di esaltare pubblicamente la sua opera. Perché, sì, Jole era (e rimane) davvero grande. E come tutti i grandi non morirà mai.

Vincenzo Pitaro
Gazzetta del Sud – Cultura