Il Dialetto – Usi e detti di Bisignano

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Il dialetto bisignanese (“u visignanisu“) è l’idioma parlato nella città di Bisignano e nelle contrade che le appartengono. Il dialetto è parte basilare delle nostre tradizioni e culture popolari, la nostra madre lingua usata dai nostri avi, dai nostri poeti dialettali, da studiosi e da scrittori, da cronisti e da storici che usarono tale linguaggio e attraverso il quale tramandarono le memorie, i ricordi, i fatti e le gesta del passato.

Il bisignanese è uno dei dialetti di tipo napoletano appartenenti al gruppo dei dialetti della Calabria, dove presenta però un’assenza delle forme verbali perfette tipiche del resto della Calabria. È fortemente caratterizzato dalla pronuncia dilatata delle vocali, dall’uso frequente (soprattutto nelle conversazioni) di troncare le parole e in misura minore dalla caratteristiche lettere forti calabresi come la T e la C.
Il nostro dialetto è derivato in gran parte dalla lingua osca parlata dagli italici del Bruzio e dell’Italia centro meridionale che si stanziarono nella penisola parallelamente ai popoli greci, latini ed etruschi.

Infatti il dialetto di Bisignano affonda le sue origini nell’età antica, quando il territorio silano era dominato dai Bruzi, popolo nomade caratterizzato da un sincretismo linguistico dato dal contatto con varie altre popolazioni.

Dall’antica lingua osca o italica derivano molte voci dalla desinenza in “os” e in “as” dalla quale si ebbero termini come “kratos”. Anche il nome della città aveva la desinenza in “as”, Besidias, confusa successivamente dagli storici col dittongo “ae” di marca latina di cui venne erroneamente tramandato il nome col dittongo finale: Besidiae.

La colonizzazione dei Greci, con cui i Bruzi si scontrarono, caratterizzò la parte centro-settentrionale della Calabria come una zona grecofona. Troviamo infatti parecchie parole di origine greca all’interno del dialetto bisignanese:

ciràsa > kerasos [ciliegia]
culluri > kollyra [pane di forma circolare]
grasta > gastra [vaso per fiori]
pitrusìnu > petroselinon [prezzemolo]
tuppitiàri > typtō [battere]
ciramilu > keramilion [tegola]
zìmmaru > xìmaros [caprone]
misàle > misalion [tovaglia]

Durante le varie invasioni saracene la lingua della provincia cosentina inglobò alcune parole arabe all’interno del proprio dialetto, ricordiamo per esempio:
tavùtu > tabut [bara]
guàllara > adara [ernia]
zìrru > zir [recipiente per l’olio]

L’introduzione della lingua latina, sebbene non preponderante fino al Medio Evo, avvenne lenta ma inesorabile, perché in tutta la provincia di Cosenza si continuava ad usare la lingua greca, rimandando la vera e propria latinizzazione al tardo periodo normanno e svevo.

Con il normanno Roberto il Guiscardo, la Calabria entrò in una fase di nuova latinizzazione. Un gran numero di parole normanne vennero assorbite dalla lingua parlata a Bisignano. I normanni portarono con loro corti francofoni e soldati dall’Italia meridionale. Questi ultimi avrebbero importato il latino volgare, una lingua non molto diversa da quelle parlate nell’Italia centrale.
Vocaboli di origine latina:
aláre > halare [sbadigliare]
rivacári > devacare [svuotare]
sùacru > volgare suoxer > latino socer [suocero]

Con la dominazione degli Angioini francofoni il dialetto bisignanese venne arricchito nuovamente da elementi francesi. Vocaboli di origine francese:
accattàre > acheter [comprare]
maccatùru > mouchoir [fazzoletto]
mustàzzu > moustache [baffi]
ràggia > rage [rabbia]
sùrici > souris [topo].

Verso la metà del XV sotto il dominio degli Aragonesi, lo spagnolo fu la lingua ufficiale nonché la lingua che più influenzò il dialetto. Vocaboli di origine spagnola:
capizzi – testa (da “cabeza”)
cucchiàra > cuchara [cucchiaio]
palummu > paloma [colomba]
shcuppetta > escopeta [fucile]
muìna > mohinar [confusione]
simàna > semana [settimana]
currìa > correa [cinghia]
abbuscà > buscar [guadagnare]
chini > quien [chi]
sustu > susto [fastidio]
ajeri > ayer [ieri]
pignata > piñata [pentola]
pariglia > parijas [coppia]

Vocaboli di origine catalana:
prèssa > pressa [fretta]
timpa > timba [dirupo].

La grammatica del Dialetto Bisignanese:

Articoli e sostantivi
Gli articoli determinativi in bisignanese sono ‘u per il maschile singolare, ‘a per il femminile singolare, mentre per il plurale vi è l’unica forma ‘i. Gli articoli indeterminativi sono ‘nu per il maschile e ‘na per il femminile. Esiste il partitivo certi. Se il sostantivo che segue l’articolo comincia con una vocale, questo si apostrofa, a meno che esso non abbia una consonante iniziale precedentemente caduta:
l’occhiàli [gli occhiali];
l’uaminu [l’uomo];
i guài [i guai];
‘u canu [il cane];
‘a guagliuna [la ragazza].

I Pronomi dimostrativi:
chissu [questo];
chissa [questa];
chiru, [quello];
chira [quella];
chissi [questi];
chiri [quelli, quelle].

Più usate nel parlato sono le forme abbreviate: ‘ssu, ‘ssa, ‘ssi.

Coniugazione verbale
Il sistema verbale è molto differente da quello standard calabrese. Esso non si basa su costrutti di origine latina. Gli infiniti non sono sotto forma esplicita ma sono contratti: es.  senta > sentire.
Inoltre è totalmente assente l’uso del perfetto latino, sostituito con un passato prossimo.
I verbi principali e le loro coniugazioni all’indicativo presente sono:

Essari (essere): signu, sì, è, símu, síti, sù;
Avìri (avere non come possedere): haju, ha’, há, avimu, aviti, hannu;
Tena (tenere in senso di possesso): tìegnu, tìeni, tèna, tinímu (o tenímu), tiníti (o teníti), tènanu;
Stàri (stare): stáju, sta’, stá, stámu, státi, stánnu;
Jiì (andare): váju, va’, vá, jámu, jati, vánnu;
(fare): fazzu, fa, fá, facímu, facíti, fannu.

Nel dialetto bisignanese, le vocali sono quasi sempre precedute dalla “G”
es. Goji (oggi),  Ghera (era);  Ghilli
(loro)

Ma la caratteristica più importante del dialetto di bisignano, che lo contraddistingue dagli altri paesi della Valle del Crati, è la forte pronuncia della “R”.

Termini bisignanesi in estinzione o già estinti

Sono tantissimi i termini che non si usano più nel nostro dialetto o che comunque stanno scomparendo. Ne citiamo solo qualcuno con la speranza e la convinzione che ci sarà una rivalutazione della nostra lingua e perchè no, un ritorno all’uso di queste parole:

Cajllu (Delinquente); Cucumiellu (recipiente); Cuculluzzi (noccioline); Turzu (zoticone); Vriecula (altalena); Scioscia (sorellastra); Faffu (fratellastro); Cristariellu (gufo); cannaruozzu (gola); Ganga (molare);  ‘a ‘nghella (sgambetto); gangularu (mandibola); varvariellu (mento); Crozza (teschio); cuzziettu (nuca); timpagnu.