Il cimitero, luogo di pace e… pulizia?

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Primo e secondo novembre, da calendario, sono dedicati alla riflessione. Alla caducità della vita. E al ricordo dei nostri cari defunti. E’ naturale perciò vagare in religiosa introversione per il camposanto, rendendo omaggio a parenti ormai naufragati nel mare del tempo.

E’ normale quindi, “visitare” il cimitero, avventurarsi alla scoperta di lontanissimi avi per i vicoli accuratamente nominati ma, e qui casca l’asino, non tanto accuratamente tenuti. Un cimitero, quello della nostra cittadina, sicuramente dedalico nei suoi meandri, stretto e pieno d’abusi di costruzioni, coloratissimo come un mosaico se fatto da Picasso. Ma ormai ci siamo abituati, per il privilegio della sepoltura su suolo patrio questo e altro. Ma è necessario davvero tenerla tanto sporca?

Non esiste una vittima in casi come questi, siamo tutti colpevoli: dall’amministrazione che non supervisiona i lavori di pulizia (della quale esistenza si potrebbe addirittura dubitare) al visitatore medio che non bada a dove getta la plastica dei fiori. Non badiamo al divieto d’accesso per le automobili che ancora scorrazzano e parcheggiano per quasi tutto il luogo dell’estremo riposo. Come pretendere di badarne alla pulizia se non si riescono nemmeno a pagare i custodi? Forse si chiede davvero troppo a un paese malato.

Alfredo Arturi