Cosenza: si dimettono 17 consiglieri, decade Mario Occhiuto

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COSENZA Nella serata di ieri è arrivato il documento che aleggiava nell’aria già da un po’: 17 consiglieri, la maggioranza assoluta del consiglio comunale, hanno rassegnato le proprie dimissioni decretando così la decadenza del sindaco Mario Occhiuto. Fra le firme importanti, oltre agli esponenti dell’opposizione, si trovano anche quella del presidente del consiglio comunale Luca Morrone. Gli altri firmatari sono Marco Ambrogio, Giovanni Cipparrone, Luigi Formoso, Mimmo Frammartino, Maria Lucente, Giuseppe Mazzuca, Sergio Nucci, Enzo Paolini, Giovanni Perri, Salvatore Perugini, Roberto Sacco, Cataldo Savastano,  Raffaele Cesario e Franco Perri, Pino Spadafora e Roberto Bartolomeo. Nella prossima settimana arriverà anche la sfiducia.

Il sindaco architetto si ritrova quindi sfiduciato e a dover abbandonare, oltre alla carica di sindaco della città dei Bruzi, anche la poltrona di Presidente della Provincia. Con le elezioni già previste per giugno, il Comune va verso il commissariamento utile a traghettarlo fino alla tornata elettorale.

Cosa accadrà adesso? Innanzi tutto, è bene ricordarlo, le dimissioni e la sfiducia sono diventate concrete dopo la certezza delle primarie del centro-sinistra; il che ovviamente mette al sicuro il Pd dal rischio di un candidato imposto dall’alto (il nome più inseguito è quello di Lucio Presta) o da scontri fratricidi come avvenuto nella precedente chiamata alle urne fra Perugini e Paolini. Tuttavia a sottoscrivere il documento vi sono anche membri dell’ormai ex maggioranza: Ncd potrebbe partecipare alle suddette primarie? Difficile, ma staremo a vedere. Dopo tutto a livello nazionale l’asse è già viva, e la recente nomina a sottosegretario di Antonio Gentile ha creato ulteriori ponti.

Dall’altra parte Mario Occhiuto, a cui ormai il sistema partitico locale ha voltato le spalle, ha già annunciato che vuole ricandidarsi a primo cittadino. La sfiducia gli toglie le posizioni di potere proprio in vista delle elezioni e la prospettiva, assai concreta, che in caso di riconferma gli si potessero aprire anche le porte del governatorato della Regione. Tuttavia, la sfiducia potrebbe – paradossalmente – giocare almeno in parte a suo vantaggio: è una mossa che agli orecchi degli elettori potrebbe suonare come un trucchetto di Palazzo, un escamotage da manovre politiche dei tempi passati, oltre che segnale di incapacità puramente politica dei suoi avversari che, negli ultimi tempi, non hanno trovato niente di meglio, sul piano prettamente politico e gestionale, che fare i conti sulle luminarie della città.

Per vedere come andrà a finire non resta che aspettare la campagna elettorale che, in questo clima, si preannuncia infuocata.