Come un’orda di maiali

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maiali

Giovanotti e meno giovani vi è mai capitato di osservare un allevamento di maiali destinati al macello e immaginare un raffronto con le similitudini del nostro assurdo vivere quotidiano? Ammassati uno sull’altro aspettano la loro morte. Al minimo segnale del porcaro si svegliano dal sonno e barcollando si avviano verso il cancelletto che porta al colpo in fronte oppure in direzione del trogolo del cibo. Pur se mezzi addormentati divorano bocconi su bocconi, lottando fra di loro a chi meglio può prender più cibo. Spingo, mordono, si saltano addosso, gridano e quando i piedi finiscono nel liquido brodoso la greppia del porcaro è pronta a fiondarli in pieno muso, per farli indietreggiare. Il paragone ancor non regge? Allora osservateli nel momento dell’accoppiamento. Prima hanno fretta di incontrarsi, poi si strusciano per un po’ , ed ecco allora il verro salire sulla scrofa con tanto accanimento fino al raggiungimento del suo solitario piacere e nuovamente a scorrazzare come se nulla fosse.

A loro non importa domandarsi perché esistono, perché fan questo o quello e non si soffermano mai su ciò che avviene introno a loro: mangiano anche se non hanno fame, s’ingozzano anche dopo aver mangiato e soltanto per il gusto di farlo. Non è mai capitato  di vedere un maiale allontanarsi dalla porcilaia prima di aver esaurito tutto il suo pasto e quello dei suoi compagni. Ritornando alla loro breve vita l’unico viaggio che intraprendono è quello verso il mattatoio e anche percorrendo quel tratto nessuno di loro si agita o si guarda intorno a veder cosa succede. Alla prima destinazione vengono scaricati e ancora per una volta invece di tentar la fuga verso la libertà e la conquista della loro  indipendenza preferiscono restare inermi, ammucchiati e fermi, soltanto a mugugnare.

27/07/2013 – Alberto De Luca