Calvino ce lo insegna: ridere è una cosa seria!

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RIDERE, UNA COSA SERIA!

Partiamo in questa nostra analisi da Italo Calvino, che dichiara la sua adesione totale allo stile di Galilei. Come come abbia cercato di togliere peso alle figure umane, poi ai corpi celesti, fino ad arrivare alle città. Continua dichiarando come abbia soprattutto cercato di togliere peso alla struttura del racconto e al linguaggio. Per questo Calvino ha sempre considerato la leggerezza un valore essenziale nella vita.

È singolare come mentre più volte specifichi e approfondisca la sua idea di velocità e leggerezza, collegandola con fantasia e immaginazione, non indaghi sulla forza propulsiva che le provoca e ne assicura la continuità: l’umorismo.

Sin da piccoli ci hanno insegnato che a scuola bisognava essere seri e composti, che si poteva ridere e scherzare durante la ricreazione e con gli amici fuori dalla scuola. Così da adulti un po’ tutti ci portiamo dietro questo senso di remora nel ridere in ufficio quando si lavora.

Chiariamolo subito: ridere non è una pratica da sciocchi, ma una sana abitudine da coltivare. Anche sul posto di lavoro dove, stando a quanto dimostrato dagli studi scientifici, condividere una risata coi colleghi può far star bene tutti!

Una risata aiuta a costruire la fiducia. Si crea fiducia con l’uso efficace dell’umorismo perché questo spesso rivela la persona autentica sotto la maschera professionale. Tutti noi preferiamo quelle persone che hanno un senso dell’umorismo sano e positivo, tendono ad essere più simpatiche e sono considerate più affidabili.

La chiave arriva dagli scritti di Calvino, che sono una fonte indispensabile per la comprensione del ruolo dell’umorismo in un autore capace di trasformare la scienza in poesia.

La conclusione delle “Lezioni americane” sono una sorta di suo testamento spirituale. Morto poco dopo, è la chiave di lettura di tutta la sua opera e ci indica il vero punto di incontro tra scienza e letteratura, soprattutto quando Calvino riporta come: «Tutte le realtà e le fantasie possono prendere forma solo attraverso la scrittura, nella quale esteriorità e interiorità, mondo e io, esperienza e fantasia appaiono composte della stessa materia verbale».

Andrea Sireno – Micheal Astuni – Davide Umile Brosio IIIA

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