La Serie ‘Briganti’ racconta Marchetta, il brigante che ha vissuto a Santa Sofia d’Epiro

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La serie televisiva “Briganti”, recentemente rilasciata su Netflix, sta suscitando grande interesse diventando uno degli argomenti più discussi nel panorama digitale. In particolare vogliamo concentrarci su uno dei personaggi principali della serie: “Marchetta”, interpretato da Gianmarco Vettori. Questa figura storica, al secolo Salvatore De Marco, è strettamente legata al paese di Santa Sofia d’Epiro.

Foto Instagram, Vettori nel ruolo di “Marchetta”

Chi era il brigante Marchetta?

Marchetta, membro della banda di briganti guidata da Pietro Monaco, è noto per essere stato uno dei briganti della presila cosentina che si opponeva alla feroce occupazione dei piemontesi in Calabria alla fine dell’800 e per aver tradito e ucciso il proprio capobanda: un atto che gli valse la grazia e l’allontanamento da Serra Pedace. La sua nuova vita lo portò quindi a Santa Sofia d’Epiro. Qui non solo ha lasciato ricordi e storie, ma anche una discendenza. Ancora oggi, il soprannome “Varchetta” è presente nel territorio, mantenendo viva la memoria di un passato turbolento e affascinante. Questo legame genealogico e culturale con il brigante Marchetta è un aspetto curioso e fondamentale dell’identità del paese, che continua a essere tramandato di generazione in generazione.

Salvatore de Marco, Marchetta dopo anni passati nel paese italo-albanese fece ritorno, quando era ormai anziano, tra i suoi parenti a Serra Pedace.

Le storie narrate dagli anziani del luogo raccontano di come Marchetta trascorresse le giornate nelle montagne circostanti, per poi condividere le sue avventure serali nelle cantine a raccontare le storie vissute con la banda di Pietro Monaco.

Nella narrazione storica della banda brigantesca e nella sua rappresentazione nella serie “Briganti”, emergono altre figure complesse e affascinanti. Tra queste, spicca Ciccilla, la coraggiosa brigantessa sanguinaria, ma anche tormentata e passionale, moglie del capo banda Pietro Monaco, una delle figure più incredibili del nostro recente passato. Nella serie Briganti è interpretata da Ivana Lotito. Al suo fianco, personaggi come Jurillu e Celestino. Un personaggio di particolare rilievo è Pietro Fumel, spietato rappresentante del nuovo Regno d’Italia che manipola le bande di briganti per i propri fini, sterminando senza remore.

Briganti: La serie su Netflix

“Ogni personaggio che interpreto porta con sé stimoli e difficoltà a seconda dei contesti – spiega l’attore Gianmarco Vettori -. Una delle sensazioni più significative legate al personaggio di Marchetta è stato lo studio del dialetto calabrese nel 1800 che mi ha dato la possibilità di scoprire nuovi suoni, trovare il giusto ritmo delle battute con un dialetto complesso. Molto stimolante – continua – è stata anche la costruzione del personaggio e sulla sua fisicità che mi ha impegnato molto”.

La serie televisiva “Briganti” offre una rappresentazione storica che si distacca dai soliti cliché, avvicinandosi molto alla realtà e mostrando l’epoca post unitaria sotto una diversa luce, promuovendo un messaggio fin dalle prime battute, totalmente diverso da quello che è sempre stato fornito sul brigantaggio e sulla sua repressione. Per la prima volta i piemontesi vengono ritratti come un esercito invasore, spietato, che corrompe e uccide senza pietà.

La serie è composta da 6 episodi ed è stata creata dal collettivo GRAMS, con la regia di Steve Saint Leger, Antonio Le Fosse e Nicola Sorcinelli. Nel cast Michela De Rossi nei panni di Filomena, Ivana Lotito in quelli di Ciccilla e Matilda Lutz nel ruolo di Michelina De Cesare; Marlon Joubert interpreta invece Giuseppe Schiavone e Orlando Cinque è Pietro Monaco. Completano il cast di attori: Leon de la Vallée (Celestino), Gianmarco Vettori (Marchetta), Federico Ielapi (Jurillo), Giulio Beranek (Francesco Guerra), Adriano Chiaramida (Antonio Monaco).

Tra elogi e critiche che suscitano commenti soprattutto sui social è la scelta delle location. La serie, infatti, non è ambientata in Calabria, il cuore pulsante della storia del brigantaggio che racconta. Inoltre, il dialetto utilizzato dagli attori è una versione italianizzata del calabrese, una scelta stilistica che si discosta dall’autenticità linguistica. Tuttavia, nonostante queste e altre libertà creative, la serie rimane, a nostro avviso, un’opera degna di visione, capace di intrattenere e di invitare alla riflessione sul passato storico e culturale della regione.