Zona industriale, che patemi…

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BISIGNANO Una zona industriale in balia di se stessa. L’agglomerato di Bisignano, giorno dopo giorno, perde i suoi pezzi migliori, sperando in un futuro di sviluppo che appare ancora lontano. Questo pensiero è confermato anche da Pietro Lanzone, vice presidente della Confapi Calabria, che ha chiuso con sofferenza la sua impresa a Bisignano, confermando quel trend negativo che vede la zona perdere unità lavorative. Lanzone così mostra tutto il suo rammarico, invitando il Comune e l’Asi a intervenire concretamente per interrompere l’emorragia lavorativa: «La zona industriale di Bisignano è terra di nessuno o sicuramente non di noi imprenditori. Sono anni che il Comune e il nostro sindaco non hanno programmato un solo intervento di miglioria o di messa in sicurezza per questa zona. I problemi sono stati denunciati, da più di dieci anni, da gran parte degli imprenditori, con la loro totale disponibilità a un lavoro programmato tra le parti, e la dimostrazione di ciò è la costituzione del consorzio Cratilia costituito da tutte le imprese della zona». Percorrere la zona è diventata una chimera, con Lanzone che elenca i guai: «Si registra la mancanza d’illuminazione notturna, l’inesistenza totale di segnaletica stradale, tombini rubati e mai più messi, erbe incolte che sono il nascondiglio migliore per quei rifiuti “sociali” che troverebbero difficile collocazione in una zona industriale e mi riferisco a materassi, lavandini, divani e tante altre cose, per non parlare del solito vergognoso problema della viabilità, dove le buche stradali vengono segnalate con due copertoni posizionati al loro interno». Per chi investe e per i nuovi interessati non è proprio un gran biglietto da visita. Proprio l’agglomerato bisignanese lascia i maggiori rimpianti, per via dell’ottima posizione geografica (collegata a pochi passi dallo svincolo autostradale di Torano) e per la peculiarità dei manufatti tipici della valle del Crati. In Lanzone c’è la consapevolezza di una grande occasione mancata per tutti: «Per incapacità della politica comunale e per la totale assenza della presenza dei vertici Asi ma anche per innumerevoli colpe di tutti noi imprenditori della zona, questo è stato un vero fallimento. La colpa non è solo dei singoli ma di un sistema dove ci si ricorda del mondo del lavoro e dei giovani disoccupati solo alle porte di una campagna elettorale, ma in modo del tutto menzognero e senza alcuna programmazione veritiera». Lanzone allarga il mirino con la consapevolezza che «la nostra politica e le imprese non potranno mai avere nessun punto di incontro, lo dimostrano i ritardi continui sugli stanziamenti, sulle graduatorie e sulla pubblicazione dei bandi messi a disposizione delle imprese Un esempio su tutti, il bando per l’innovazione tecnologica, dove il ritardo da parte della Regione Calabria è di circa tre anni. Parliamo di fondi nati e stanziati per aiutare le imprese a una ripresa al lavoro: questa è una battaglia che stiamo conducendo come Confapi Calabria 2.0 per trovare una soluzione: chi sbaglia, dovrà pagare».

Massimo Maneggio