Reggio Calabria, Comune sciolto per contiguità mafiosa

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Il Consiglio comunale di Reggio Calabria e’ stato sciolto. Dopo settimane di attesa, vissute in citta’ con un crescendo di tensioni, scontri verbali e polemiche, il Consiglio dei ministri ha esaminato oggi la pratica preparata dal ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri optando per lo scioglimento. E’ stato lo stesso Ministro a presentarsi ai giornalisti per comunicarlo. Una scelta “sofferta” presa “a favore della citta”‘ e come “atto di rispetto per la citta”‘ ha detto, sottolineando che “e’ la prima volta nella storia che viene sciolto il consiglio comunale di un capoluogo di provincia”.

Un provvedimento preso per “contiguita’ e non per infiltrazioni” mafiose e che, ha precisato Cancellieri, riguarda “solo questa amministrazione”, guidata da Demetrio Arena, non quella precedente”, che era guidata dall’attuale presidente della Regione Giuseppe Scopelliti. “Siamo assolutamente consapevoli” della scelta fatta, ha proseguito il ministro, evidenziato che e’ stata “valutata con molta sofferenza”. Ma, ha aggiunto, “abbiamo la volonta’ di restituire il paese alla legalita’: senza legalita’ non c’e’ sviluppo. Dobbiamo aiutare le regioni piu’ compromesse”.

Nelle parole del Ministro ha trovato posto anche la situazione di bilancio caratterizzato da “una gravissima situazione finanziaria” e con “un buco notevole” che, secondo gli ispettori del ministero delle Finanze si aggira sui 160 milioni. Al riguardo Cancellieri ha garantito l’impegno del governo a “essere accanto al Comune per risolvere i suoi problemi” e di dare “tutti gli strumenti necessari per far risorgere questa citta”‘. Ma ha anche auspicato di non dover arrivare a dichiarare il dissesto, perche’ “cio’ comporterebbe sacrifici molto grossi da parte della popolazione”.

Il Comune, adesso, sara’ retto per i prossimi 18 mesi da tre commissari: il prefetto di Crotone Vincenzo Panico; il viceprefetto Giuseppe Castaldo e il dirigente dei servizi ispettivi di finanza della Ragioneria dello Stato Dante Piazza. All’origine della decisione del Cdm c’e’ la relazione redatta dalla Commissione d’accesso nominata il 20 gennaio scorso dall’allora prefetto di Reggio Luigi Varratta e insediata il 24 gennaio. Commissione che ha concluso i suoi lavori il 13 luglio con una relazione al nuovo prefetto Luigi Piscitelli che a fine mese l’ha trasmessa al Viminale con le sue annotazioni.

La Commissione ha avuto mandato ad “indagare” su due ambiti: la Multiservizi e l’arresto del consigliere Giuseppe Plutino per stabilire se potessero esserci stati condizionamenti dell’attuale amministrazione guidata da Demetrio Arena, eletto nel maggio del 2011. La Multiservizi, sciolta dal Comune nel luglio scorso dopo che la Prefettura ha negato la certificazione antimafia al socio privato per accertati tentativi di infiltrazioni delle cosche, e’ finita nell’occhio del ciclone dopo l’arresto, nel 2011, dell’allora direttore operativo Giuseppe Rechichi, accusato di associazione mafiosa e ritenuto il prestanome della potente cosca dei Tegano nella societa’.

A Rechichi, condannato nel luglio scorso a 16 anni di reclusione, il 31 luglio e’ stata notificata un’altra ordinanza di custodia cautelare nell’ambito di un’operazione nel corso della quale e’ stato arrestato un ex consigliere comunale di centrodestra, Dominique Suraci. Il consigliere Giuseppe Plutino (poi sospeso), prima esponente dell’Udc e poi del Pdl, in carica da tre legislature, e’ stato arrestato nel dicembre 2011 per concorso esterno in associazione mafiosa perche’ ritenuto un referente politico della cosca Caridi. Plutino avrebbe fornito alla cosca un “concreto, specifico, consapevole e volontario contributo come referente politico”.

Ma le vicende che hanno lambito il Comune di Reggio Calabria sono state diverse. Per sapere quali siano state prese in considerazione dal titolare del Viminale per proporre lo scioglimento dell’Ente, con “consenso unanime in Cdm”, bisognera’ attendere le motivazioni del provvedimento. Il ministro, per adesso, ha parlato di diversi episodi che “toccano gli amministratori o atti che non sono stati posti in essere, come i controlli preventivi per gli appalti, la gestione dei beni confiscati alla mafia, la gestione dei mercati e delle case popolari”.

Ma nella polemica politica e giornalistica che ha infiammato la citta’ negli ultimi mesi, si e’ parlato anche dell’assessore ai Lavori pubblici Pasquale Morisani (che non e’ indagato), che secondo un’inchiesta della Dda sarebbe stato sostenuto dalla cosca Crucitti alle comunali del 2007, e dell’assessore all’Urbanistica Luigi Tuccio, dimessosi dopo che la suocera e’ stata sottoposta a fermo per avere favorito la latitanza del boss latitante Domenico Condello.

La decisione del Governo ha provocato una serie di reazioni. Per il segretario Pd, Pierluigi Bersani, lo scioglimento “deve farci riflettere sulla gravita’ alla quale e’ arrivata la situazione nel Paese. Non e’ possibile che una larga parte del territorio debba fare i conti con una cosi’ forte infiltrazione delle organizzazioni criminali”.

Per Nichi Vendola “l’atto doloroso dello scioglimento ci dice quanto la cattiva politica ‘in contiguita’ con la ‘ndrangheta’ abbia soffocato il passato e soffochi il presente e il futuro di questa terra meravigliosa”. Di “decisione diventata indispensabile ed indifferibile” hanno parlato Antonio Di Pietro e Ignazio Messina, di Idv, secondo i quali “ora vanno individuati i responsabili”.

Fonte: Rainews24