Radio Popolare e una domenica di primavera che mi cambiò la vita

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Radio Popolare nasce a Bisignano l’1 giugno 1977 con inizio trasmissioni alle ore 13,00. Erano gli anni della contestazione e la ricerca di un possibile mondo migliore infuocava le discussioni ed ogni aspetto della quotidianità. Si teorizzava il “compromesso storico” e nei bar e nelle famiglie si trascinavano le questioni affrontate nell’ultima riunione di partito, alla ricerca di quella posizione comune che era la caratteristica del centralismo democratico. Qualcuno sognava la “rivoluzione proletaria” e da lì a poco arriverà persino a cantarla sulle note della famosa “La locomotiva” che invaderà l’etere da una solitaria casina sulla Collina Castello. Gli anni ’70 sono gli anni delle prime radio libere. Gli anni dei cantautori le cui canzoni non passavano dalle maglie stette della censura: Guccini, De Andrè, Lolli, De Gregori, Jannacci, Finardi, Pino Masi (il cui “compagno sembra ieri” venne censurato e ritirato dal mercato ma con una preziosa copia conservata sugli scaffali di Radio Popolare), Paolo Pietrangeli e tanti altri.

La nascita di Radio Popolare fu anche una risposta alle altre radio locali non molto vicine alle idee “progressiste”. L’avventura del giugno del ’77 fu anche un dare sfogo a forme d’espressione alternative, ad un modo nuovo ed entusiasmante di fare politica e di affrontare i problemi della gente, dandole realmente voce. Radio Popolare con il suo trasmettitore valvolare da 1.000 watt riusciva a raggiungere un vasto territorio da Potenza a Catanzaro e dallo Ionio al Tirreno.

Ogni settimana le lettere degli ammiratori erano una valanga sul piccolo tavolino all’ingresso dello studio 1. Il telefono squillava senza sosta. Ma cosa rendeva diversa ed importante Radio Popolare? Siamo nel 1977. I giovani della FIGCI inseguono un sogno: il loro giornalino! Hanno voglia di portare fuori dalla sezione la loro energia. Il loro sogno sembra realizzarsi: l’occasione di gestire una radio. Le giornate iniziano alle 7,00 del mattino e terminano spesso alle prime luci dell’alba. La programmazione era rigorosamente in diretta. Ai dibattiti ed alle interviste si dava spazio alla libera espressione ad eccezione di quella espressa e professata da esponenti di destra. Da Radio Popolare è passata un’intera generazione politica e civile, nazionale e locale. Da Berlinguer ad amministratori locali ed esponenti sindacali, tutti hanno avuto voce. Dai lavoratori in sciopero a chi voleva evidenziare un sopruso o un’ingiustizia. Per la gente Radio Popolare non era solo “la radio”. Andava oltre quello che oggi può rappresentare questo “mezzo di diffusione”. Era lo sfogo per una società che ancora oggi soffre e non ha chi può o sa ascoltarla. Era una voce nuova che proponeva i poeti dimenticati o gli autori “nascosti”. Era la cultura che girava su piatti della Lenco. Era la prima ed unica radio a proporre canzoni con testi diversi dagli standard del tempo. Si ascoltavano canzoni rabbiose come “L’avvelenata”, di pura protesta come “Contessa” o di voglia di riscatto come le canzoni di Giovanna Marini. Canzoni oggi utili per comprendere un’epoca, per sentirsi “alternativo” ma anche per trovare la forza di emozionarsi ancora. Quanta passione in quell’ambiente. C’era un telefono su un tavolino, in uno studio con del truciolato forato sopra una retina metallica, utile per insonorizzare ed assorbire eventuali cariche elettrostatiche. Su un muro grigio una scritta circolare: “RADIO POPOLARE BISIGNANESE – 101,400 Mhz”. La sede era in Vico II° Castello. Alle pareti i segni delle lunghe giornate trascorse ad organizzare la programmazione ed ascoltare i “dischi nuovi”. Il giallore impresso alle pareti dal fumo delle sigarette, era il segno di struttura vissuta giorno e notte. Si trascorrevano ore a montare interviste o a programmare la presenza alla imminente manifestazione di piazza. Spesso erano gli stessi ascoltatori che chiedevano la presenza della radio.

Radio Popolare è stata una grande famiglia per tutti quelli che volontariamente vi hanno impegnato un periodo indimenticabile della loro giovinezza. Dai suoi microfoni hanno preso il volo molti sogni. I ricordi davanti al  microfono sono tanti. Una domenica di primavera del 1978 era una di quelle giornata calde e dal cielo velato. Con un amico decidiamo di andare a visitare gli studi della radio. L’anno precedente, proprio li, avevo vinto un 45 giri rispondendo ad un quiz telefonico. Andai ed una settimana dopo avevo già il mio programma. Anni dopo anche il mio amico entrò nella famiglia con il suo ruolo da regista. Purtroppo questo è un altro pezzo della nostra storia che troppo velocemente sta per finire nel dimenticatoio. Una Bisignano che aveva voglia di incontrarsi, confrontarsi e lottare per realizzare idee. Quella di Radio Popolare è stata un’esperienza di vita irripetibile. La società è cambiata. Finito quello spirito di sacrificio, dettato dalla passione, ed al termine del “riflusso” verso il privato con la fine dell’interesse per le grandi questioni della comunità, la Radio dei compagni e degli amici di partito non ha saputo trasformarsi in un’azienda moderna, non è riuscita a diventare “commerciale”. Bisignano tuttavia è stata anche questo e per alcuni di noi continua ancora ad esserlo, così come tutte le cose belle, che si ricordano come una domenica di primavera del 1978.

Luca Sireno