Momenti di gloria: Troy Bayliss

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A volte grandi carriere prendono il volo perché si è riusciti a cogliere la prima occasione; molto più spesso – e qualunque “vincente” lo sa – bisogna prima incappare in qualche fallimento per poter poi emergere con rinnovata forza.

Troy Bayliss, col suo inseparabile 21 sul cupolino.

È quanto accaduto a Troy Bayliss, tre volte campione del mondo Superbike con la Ducati, ma con un brutto esordio. D’altronde, le condizioni non erano delle più semplici: nella stagione 2000, il suo compito era niente meno che sostituire “King” Carl Fogarty, quattro volte iridato e allora campione in carica, una vera leggenda di questo sport e fra i ducatisti di ogni età. Infatti, nella gara inaugurale a Phlipp Island Fogarty cade rovinosamente e si procura una frattura all’omero che lo porterà, circa un mese e mezzo dopo, ad annunciare il suo ritiro dalle corse.

Ma intanto il mondiale va avanti, qualcuno deve prendere il posto di “Foggy” e correre con la sua moto. Allora la Ducati chiama il promettente australiano Troy Bayliss, che all’epoca stava ben figurando nei campionati americani.

È l’occasione da cogliere: mostrare quello che si ha e prendersi il posto che si merita.

Ma Troy rimedia una figura penosa: alla sua prima gara, sul circuito giapponese di Sugo, cade come un pivello alla prima curva, subito dopo la partenza. Va bene, diciamo che ci può stare: è lo scotto dell’esordio, colpa dell’emozione; c’è Gara 2 per rimediare e lì non si deve sbagliare. Ma accade di nuovo: alla prima curva vola di nuovo giù, e stavolta si porta appresso pure il suo compagno di squadra, Ben Bostrom.

È una prestazione vergognosa: con una pacca sulle spalle Troy viene rimandato in America, forse per lui era troppo presto. E quindi la Ducati decide di affidarsi a Luca Cadalora. Arrivederci e grazie.

Ma neanche Cadalora riesce a esprimersi bene. Forse è il caso di far riprovare Troy. Stavolta forse è pure peggio: il circuito è quello di casa per la Ducati, il tempio della velocità, il GP di Monza. Accanto a lui autentici campioni della categoria come Colin Edwards, Noriyuki Haga e Pierfrancesco Chili. Il rischio di rifare una figuraccia è davvero enorme.

La prima occasione ti può sfuggire, possono mettersi di traverso tanti fattori. Ma la seconda è quella da prendere: e Troy Bayliss lo fa, col suo momento di gloria.

Nono giro di Gara 1. Troy non sta affatto sfigurando, anzi: è quinto e sta facendo la sua onesta gara. Sul rettilineo d’arrivo ha davanti i tre citati prima e Yanagawa, che è in testa alla corsa. Alla fine del rettilineo c’è la staccata della prima variante, dove si arriva a oltre 300 all’ora. Ed è, proprio in quella staccata, che Bayliss compie quello che verrà ricordato come “il sorpasso più bello della storia”.

In un solo colpo, con una staccata da fantascienza, ne passa quattro. Quattro, scalando da 300 all’ora. Una pazzia o un colpo di genio, dipende dai punti di vista. Ma il sorpasso riesce, Troy Bayliss è primo. Dura pochi secondi, ma abbastanza da fare la storia.

Lo resterà per poco, concluderà la gara al quarto posto. Ma poco importa: con quel sorpasso lì ha mostrato un carattere e un talento cristallini. Troy era sotto contratto con il team ufficiale Ducati solo per quella gara, così quando rientra ai box viene chiuso dentro per non far entrare nessun altro, nessun rappresentante di altri team che possa corteggiarlo. Gli viene fatto firmare una bozza di contratto fra Gara 1 e Gara 2. Troy Bayliss adesso è un pilota ufficiale Ducati.

E da allora la storia gira come si deve: Troy vincerà tre volte il titolo mondiale Superbike, 2001, 2006 e 2008, con tre generazioni diverse di Ducati (996, 998, 999); diventerà l’unico pilota della storia a vincere nello stesso anno una gara di Superbike e una di MotoGP. Infatti, nel 2006, col titolo già ampiamente in tasta, la Ducati gli concede la passerella sulla Desmosedici, in sostituzione dell’infortunato Gibernau.

Non ci si aspetta niente da lui, solo una sfilata celebrativa. Ma per tutto il weekend Bayliss si tiene dietro gente come Rossi, Capirossi e Biaggi, incurante del fatto che il titolo è ancora da assegnare, nella lotta fra Valentino e Nicky Hayden.

Tutta una carriera, da campione sfolgorante, è nata per quel sorpasso. Troy non è riuscito a cogliere la prima occasione, ma ha preso al volo quella giusta. Il sorpasso più bello della storia ha dato inizio ad una bella storia, che gli amanti delle moto non scorderanno mai.

Mario Iaquinta