Mio figlio discriminato a scuola perché del sud. “Andiamo via da Torino”

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Una mamma scrive adAffaritaliani.it per raccontare la storia del figlio, denigrato e bocciato a scuola perché meridionale: “Sono sdegnata da una incresciosa avventura scolastica di mio figlio”. Questa è la dolorosa vicenda.

Io e mio figlio A. 13 anni, ci trasferiamo da Pescara a Torino per motivi familiari, il ragazzo è obbligato a frequentare la terza media nella nuova città con tutte le conseguenze morali che ne susseguono. Iscrivo il ragazzo c/o la scuola media Meucci di Torino, ove il Preside mi riceve per l’iscrizione (già secondo me prevenuti poichè gente del Sud, respiro questa sensazione) a muso storto poichè il ragazzo non presentava una brillante pagella, reduce anche dalla separazione dei genitori. Insomma un tripudio interiore ma un ragazzo (confermato anche dalla scuola stessa) educatissimo, maturo, responsabile.

Le sue materie più critiche erano matematica e grammatica. Informata di queste lacune mi attivo velocemente e da novembre ogni giorno a casa viene un insegnante ad impartirgli le materie su cui è carente e a eseguire i compiti del giorno, considerando l’impegno economico da parte della famiglia e il sacrificio del ragazzo che, giocatore di football americano, decide a metà anno di lasciare la squadra per dedicarsi totalmente alla scuola.

Durante l’anno da genitore attento noto che il ragazzo migliora, studia, si impegna non esce mai, insomma scuola casa, casa scuola. Continuo ad andare a scuola dove le insegnanti di matematica e italiano continuano a dirmi che non riesce a recuperare le lacune pregresse, quindi lui studia per seconda e terza media, immaginiamo lo sforzo.

Faccio anche presente che deve fare dei controlli medici per alcuni problemi di salute ma l’insegnante di italiano mi dice che certi controlli li deve fare il pomeriggio. Io le dico che il pomeriggio certi specialisti non ci sono. La settimana scorsa, ad alcuni giorni dall’esame di terza media, mi chiamano dicendo di recarmi a scuola. Vado al mattino dall’insegnante e mi dice che potrebbe non farcela… ma come?

Se qualche giorno prima parlava col ragazzo della tesina, degli argomenti d’esame? E così avendo appreso la brutta notizia chiedo di prendere il ragazzo che vedendomi mi dice: “Mamma allora?” Il mio sguardo gli fa capire che non ce l’ha fatta… scoppia in un pianto silenzioso, discreto, riservato. E una volta a casa si chiude nel suo silenzio. Ho sofferto da morire. Era una botta morale per lui.

Il giorno seguente ho chiamato un avvocato per fare ricorso al Tar , ma l’operazione non avrebbe potuto dare risposta a breve tempo e mi sarebbe costata solo per il Tribunale tremila euro. Come avrei potuto farlo? Mio figlio stesso mi ha chiesto di non sentirsi con la coscienza a posto a farmi spendere tanto. Mi ha fatto tenerezza e così chiedeva a se stesso come mai le cose si fossero chiuse così nonostante l’impegno.

Mi sono recata a scuola il lunedì per ritirare le schede e il Preside per la seconda volta (l’avevo già chiesto il venerdì prima) non ha voluto ricevermi. Le insegnanti mi hanno detto che non sono tenute a dirmi l’esito definitivo, io chiedevo solo di farmi capire le loro intenzioni, lo avrei fatto studiare ancora di più! Secondo i loro assurdi parametri (e per giunta la prof.ssa d’italiano mi dice che le mancano tre verifiche di A.), e come lo ha giudicato in sede di consiglio di classe senza le tre verifiche? Che, guarda caso, due erano in mezzo al libro: una con voto 7,8 l’altra con voto 8,7.

E l’insegnante di arte mi dice che non ha ricevuto il dossier con i disegni. Che invece ho portato io di persona ascuola poichè pioveva e il ragazzo temeva si bagnassero. L’insegnante, mentendo, mi dice che non le sono mai arrivati. Perchè non lo ha fatto presente prima? Perchè solo la mattina delle ammissioni? Infatti si precipita a chiamarmi a casa lunedì stesso rimproverandomi del fatto che io dovevo accertarmi che una volta consegnato il dossier alla collabortatrice scolastica dovevo accertarmi che fossero immediatamente dopo nelle mani dell’insegnante! Ma come avrei potuto pensare questo? Forse l’insegnante di arte avrebbe dovuto farmi presente già molto tempo prima della mancata consegna di questo materiale…

Sono basita da quest’avventura. Andremo via da questa città delusi al più presto possibile.
Grazie per l’ascolto

una mamma, Antonella Ginestra

P.S. La scuola ha il dovere di comunicare alla famiglia ogni passo, ogni sconfitta ogni vittoria affinchè non rimanga all’oscuro della vita del proprio figlio che poi chissà porterà certi traumi per lungo tempo. O magari certe vicende come sentito finiscono in assurde tragedie.

Tratto da :http://affaritaliani.libero.it/cronache/mio_figlio_discriminato_scuola_sud_lettera_mamma_torino170611.html