In ogni storia esistono persone che si muovono sullo sfondo, semplici comprimari che però sono i protagonisti della propria vicenda. Allora è solo una questione di punti di vista se si è primo attore o una spalla senza nome. E narrare le persone comuni che nel loro piccolo fanno la storia è una cosa che Valerio Massimo Manfredi, uno dei più importanti romanzieri italiani, sa fare molto bene.
Lo aveva già fatto ai tempi di “Le idi di marzo”, costruendo un racconto che si articolava all’ombra della Grande Storia dell’assassinio di Cesare; questa volta il più importante scrittore storico italiano si cimenta con una figura che fa capolino nella vicenda di Gesù. Questa è la storia de “L’oste dell’ultima ora”.
Il nostro protagonista è un uomo che cerca il suo posto in un mondo difficile, nella Palestina disordinata dominata dai Romani. Nella sua ricerca arriva l’incontro con la vite e il vino, incontro che gli cambierà la vita e che lo porterà a far incontrare la sua vicenda con quella raccontata addirittura nei Vangeli.
Dietro la sala del banchetto delle nozze di Cana, lì dove Gesù compirà il suo primo miracolo accertato nei Vangeli, si muove la vicenda di un oste che ha il compito di rifornire la tavola del suo miglior vino. Ci racconta la sua storia, come ha imparato quel mestiere e come mai si trova lì. Ma il vino sta finendo e…
Il protagonista è l’oste, e la ben più ingombrante figura di Gesù diventa solamente un’apparizione, non se ne dice nemmeno il nome. E il coprotagonista della storia, assieme all’oste, è il suo prodotto, il vino. In questo racconto viviamo assieme al protagonista la sua vicenda che lo porta ad amare la bevanda, i lunghi anni in cui vive a contatto con la vite e di quella sorta di corteggiamento che è la sua coltivazione.
Il racconto infatti si inquadra nel progetto della casa editrice Wingsbert House che vuole raccontare il vino, le sue storie e la sua filosofia. Wingsbert House infatti non è un semplice editore, ma anche e soprattutto un produttore vinicolo. Ed è dunque da queste esperienze che nasce la voglia di raccontare un prodotto che da sempre accompagna l’uomo e che spesso è stato testimone di retroscena della storia, facendo spesso compagnia alla gente che racconta e a quelli che li ascoltano.
Mario Iaquinta