ll grande silenzio sul dramma dei due ragazzini di Bisignano

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Due fratellini (di 15 anni e 13 anni) sono caduti nella trappola di tre adulti. Miseria umana, disagio, arretratezza ambientale, la famiglia che non sa, tutti gli altri che non vedono: c’è forse tutto questo in questa squallida storia di prostituzione minorile.
Per qualche misero euro, una ricarica telefonica, un pacchetto di sigarette. Tutto è misero in questa tristissima e tragica vicenda di violenza, perché di violenza sessuale e psicologica si tratta.
ll primo a prostituirsi è stato il 15enne, che poi indirizzava i clienti dal fratellino.
I bastardi hanno approfittato delle condizioni di indigenza della famiglia dei minori, mettendo così in scena in diverse occasioni, meschini rapporti sessuali con i due ragazzini.
Chissà quante volte accade, chissà in quante altre realtà, ma sempre all’ombra della crisi della società di oggi.
Ovunque viviamo in una società malata, dove non funziona più nulla, a partire dalla famiglia, le parrocchie, le associazioni, i servizi sociali e poi la scuola. La scuola.
Ormai siamo tutti sordi, ciechi e muti. Non sappiamo più leggere negli occhi di un bambino, nelle sue difficoltà, nelle sue paure. Semplicemente non ce ne frega nulla!

Colpisce come nel provvedimento dei magistrati, la città di Bisignano viene descritta come un misero e sperduto paesello le cui condizioni sociali e il degrado hanno favorito questa tragica vicenda di prostituzione minorile.
Chi conosce bene Bisignano conosce certamente la sua storia, la sua cultura, le vicende di un centro piuttosto grande ed economicamente importante, con molte aziende produttive. Le cui condizioni di degrado sono simili a quelle di tanti altri paesi calabresi.
Credo manchi a Bisignano, e da troppi anni, una classe politica adeguata e di qualità, in grado di dare a questo bellissimo centro (paese natio di Sant’Umile) un progetto, una prospettiva, una certa consapevolezza della sua forza e delle sue potenzialità. Anche nel rispetto del suo nobile passato politico, culturale e sociale,
Colpisce più di ogni altra a cosa il rumore dell’indifferenza. Insieme a quel devastante silenzio che accompagna momenti così carichi di angoscia. Guai ad abituarsi a queste tragedie: sarebbe la fine!

Franco Laratta