A presentare il libro “Prima di andare via” (Falco Editore) del giornalista Massimo Maneggio i fautori dell’appuntamento, Ornella Gallo assessore alla cultura e il sindaco Francesco lo Giudice assieme all’editore Michele Falco e il direttore della neonata collana “Filò”, il professor Alberico Guarnieri hanno voluto scommettere alto durante un sabato prenatalizio.
«Cronista, giornalista sportivo, conduttore televisivo, scrittore, è così tanto Massimo giovanissimo» interviene lo Giudice nei suoi saluti «e quando lessi il romanzo vidi una geniale accusa alla precarietà di una generazione con moltissime capacità ma quasi nessuna possibilità di esprimerla. Ecco perché ritengo Massimo un disadattato creativo, secondo la definizione di Martin Luther King: con molta ironia mette in discussione la società senza distruggere ma creando. In una realtà che invece dovrebbe crescere ma che, constata Massimo con amarezza, si appiattisce. Siamo nell’epoca della disoccupazione intellettuale e il giornalista protagonista del libro ne è un’esemplificazione col suo precariato.»
Il senso critico, l’amore che l’autore nutre per la sua terra, non poteva essere espresso meglio che con le parole del vicesindaco Fusaro, intervenuto dal pubblico in figura di amico piuttosto che di amministratore «Un consapevole San Tommaso: Massimo tende a mettere il dito nella piaga non per peggiorarla ma per aumentarne la consapevolezza e dunque prendere provvedimenti. Ora che non sono solo tuo amico ma anche amministratore posso cogliere con ancor maggiore comprensione questo meraviglioso strumento che è la tua scrittura».
E poi intervenne l’autore in persona, commossosi non poco durante gli interventi precedenti tanto da dover lottare a momenti con le lacrime, ha parlato col suo solito senso ironico, poco formale, trattando un’intera comunità di cittadini come compagni «Ho sentito l’esigenza di scrivere un libro per giornalisti durante il mio percorso sul cartaceo. Fortunatamente posso dire di sentirmi un uomo libero che non si è mai venduto o svenduto e che ha voluto ricordare che anche un giornalista deve poter arrivare a fine mese a tutti quelli che ci prendono per un associazione onlus. Esiste una dignità professionale nel nostro lavoro. Nel libro ho voluto affrontare concetti su cosa sia la corretta comunicazione, ho voluto fare una ramanzina sulle fake news (e vi è un capitolo per cui rischio, immagino anche la scomunica). La comunicazione è una cosa troppo importante, troppo bella perché possano farla tutti e il giornalista è un po’ come il calciatore. Si vive d’emozioni.»
Come poter sperare in migliore conclusione? Un giornalista vive d’emozioni o per dirla con le parole di Guarnieri che ha citato Eco, «leggendo quel libro vivremo un’altra vita.»
Alfredo Arturi