Corsi, da dove parte la sua protesta?
L’origine è datata 2013 da una presa di coscienza sugli studi di settori, su come la microimpresa abbia fatto la storia e di come, allo stato attuale, si favorisce però l’evasione e non il merito. A chi è “piccolo”, come nel caso di chi ha un’attività commerciale come la mia, si richiedono sacrifici e di essere cittadini modello. Io ho invocato uno stato di necessità, io voglio pagare le tasse se le stesse mi garantiscono e offrono dei servizi.
Una protesta contro lo Stato?
Lo Stato non c’è, e se non c’è… è qualcosa che neanche ho cacciato. Non sfido uno Stato che non c’è, ci tengo a ribadirlo. Chiedono l’oltre, ma questo oltre ci porta alla morte: per me il concetto di morte è anche rappresentato nel vedere un padre di famiglia che non può offrire un gelato al proprio figlio, perché non ha l’euro in tasca.
La sua è una presa di posizione forte…
Figurati, io pagai all’epoca la licenza da commerciante cento milioni, non volevo fare il furbo. Ho deciso dal 2013 di ribellarmi, pensi che io ho la terza media e sono in contatto con esperti di economia mondiale come Paolo Barnard, Warren Mosler e altri. L’Italia è stata svenduta, molti suoi colleghi giornalisti spesso dimenticano queste cose.
Cos’è la “Banda Panetta”?
Una banda di legittima difesa, sempre pronta a stare dalla parte di chi subisce delle ingiustizie. Aiutiamo semplicemente delle persone in difficoltà, cerchiamo di arrivare prima che sia troppo tardi. Siamo la voce degli inascoltati, vogliamo urlare anche per tutti quegli imprenditori costretti al suicidio.
Massimo Maneggio