Il problema ambientale della Calabria

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Da tempo si discute in Calabria dell’emergenza ambientale, dell’inquinamento, della questione dei rifiuti, della fase del commissariamento dal quale si è appena usciti, ma in verità se ne parla davvero poco. Il problema riguarda numerosi ambiti con una moltitudine di casi ed è quindi necessario esaminare in modo sintetico e puntuale i vari aspetti dell’emergenza ambientale che la nostra regione sta vivendo.

Disboscamento. Come ribadito durante un’interrogazione consiliare alla Regione poco meno di un anno fa, la montagna calabrese subisce da tempo il progressivo e devastante disboscamento di tutto il territorio silano, che sta devastando la flora e la fauna di questi preziosi territori. Dai recenti rapporti del Corpo Forestale dello Stato emerge che migliaia di alberi sono tagliati senza autorizzazione per soddisfare le esigenze di un “mercato del legname” che, come denunciano i fascicoli della Procura della Repubblica, è in gran parte illegale, clandestino e volto a profitti economici. Tutte le grandi associazioni naturalistiche regionali e nazionali segnalano da tempo i continui scempi perpretrati addirittura a carico di aree protette, ad esempio all’interno del Parco Nazionale della Sila, che hanno causato danni all’ecosistema e il conseguente rischio di dissesto geologico. Tutto questo mette in serio pericolo habitat naturali unici e insostituibili per la fauna del Parco e comporta gravi danni al paesaggio. Inoltre, nell’area compresa all’interno del Parco, si verifica un intenso transito di mezzi pesanti che percorrono la Strada Provinciale 51, la quale collega la Sila alla statale 107, a danno dell’aria, inquinata dagli scarichi dei mezzi, e della quiete del sito naturale. Questo è inaccetabile, soprattutto alla luce del fatto che il Parco è inserito nella lista dei siti naturalistici per il patrimonio mondiale dell’umanità, onore riservato solamente ai siti di eccezionale valore. Occorre che siano messe in atto iniziative che abbiano il fine prevenire i fenomeni del taglio abusivo a carico degli alberi e che vietino il transito dei mezzi pesanti sulla strada provinciale. Ma sono necessarie anche misure volte alla prevenzione degli incendi. Molti ricorderanno il disastroso incendio che si è consumato l’estate scorsa ai danni del Pollino, che assieme a migliaia di ettari di bosco ha portato via anche molti pini loricati, alberi rarissimi simbolo del Parco del Pollino. I siti naturali di cui è dotato il nostro territorio sono unici e caratteristici, e lasciare che vengano degradati è un peccato imperdonabile.

Depuratori. Nel corso degli ultimi anni decine di depuratori disseminati sul territorio calabrese sono stati sequestrati dalle autorità competenti per malfunzionamento. Alcuni tipici casi di malfunzionamento consistono nella fuoriscita dall’impianto depurativo di liquami che vanno a finire nei terreni agricoli adiacenti, nelle piantagioni, nei torrenti vicini e quindi in mare. Il problema rilevato in molti depuratori è proprio il fatto che i liquidi in entrata nell’impianto fuoriuscono direttamente senza subire alcun processo di depurazione, ed è così che avviene il conseguente inquinamento dei torrenti in cui i liquami vengono riversati e quindi della fascia costiera e dei mari dove questi canali vanno a sfociare. Sono state avviate delle inchieste sulla depurazione a partire dal 2003, una nominata “Ionio Pulito” e un’altra “Tirreno Inquinato”, purtroppo però entrambi i processi sono stati sommersi da una miriade di reati contravvenzionali che hanno portato allo smantellamento e alla prescrizione delle inchieste.

Rifiuti tossici. Trattando di rifiuti tossici non si può non pensare al caso del Fiume Oliva (Amantea), fatto importante ma forse poco conosciuto. L’alveo del fiume è stato trasformato in una discarica abusiva da cui ora scola un infido percolato. Dalla fine degli anni ‘80 ai primi anni ‘90 fu infatti usato per lo scarico di rifiuti industriali illegali provenienti da fuori Calabria. Le Organizzazioni Non Governative hanno parlato di un traffico nazionale di rifiuti che venivano scaricati nella valle del fiume e poi coperti con blocchi con conseguente inquinamento delle falde acquifere e danneggiamento della zona boschiva. I siti inquinati della vallata del fiume Oliva vedono l’interramento di centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti tossici e l’inquinamento del Fiume Oliva è appurato e documentato grazie ai carotaggi effettuati che hanno rilevato un’elevata concentrazione di Cesio-137, sostanza radioattiva che non si trova in natura. La regione Calabria stanziò 45 milioni di euro per le bonifiche, ma i siti inquinati della Valle del fiume Oliva furono escluse dal programma di bonifica. Già nel 2004 questi erano classificati come siti da bonificare in urgenza e alcuni comuni ricevettero dei finanziamenti ma sembra che tali fondi non vennero utilizzati per tale scopo. Poi potremmo parlare di Bucita (Rossano) dove il comitato popolare per la discariche ha denunciato  l’individuazione di un camion, che trasportava alla discarica rifiuti radioattivi, intercettato dalle autorità. E ancora la triste storia dell’Aspromonte, ovvero miriadi di rifiuti tossici interrati nelle zone del massiccio montuoso ad opera della criminalità organizzata. Ancora, potremmo continuare con la questione dell’amianto: a seguito della legge del 1992 la produzione del materiale venne accantonato ma tuttavia questo è rimasto in larga parte disseminato nelle città. In Calabria furono disposte delle norme solo nel 2011, con una legge che prevede il censimento degli immobili contenenti amianto ma non ancora applicabile e senza aver attuato il Piano Regionale Amianto della Calabria, ovvero un piano per lo smaltimento e la bonifica dall’amianto. Riguardo al particolato, ovvero le polveri sottili presenti nell’aria derivati da combustione dei motori, residui dell’usura del manto stradale, emissioni di cementifici, cantieri, inceneritori, centrali elettriche, si riscontra un tasso abbastanza elevato. Ma non è un discorso che riguarda solo la Calabria, l’Organizzazione Mondiale della Sanità denuncia che nell’80% del territorio europeo il livello di polveri sottili è al di sopra del limite massimo.

Emergenza rifiuti. La Calabria è l’unica regione che non ha raggiunto nessuno degli obbiettivi stabiliti dalla legge per la raccolta differenziata. Le percentuali di raccolta differenziata in Calabria, infatti, secondo i dati relativi al 2012 sono intorno al 12%, agli ultimi posti della graduatoria nazionale. Inoltre, nel territorio manca tutta l’impiantistica per il trattamento finale dei rifiuti, e le discariche sono in esaurimento. La situazione dei rifiuti accumulati lungo le strade di gran parte dei comuni è sotto gli occhi di tutti noi, e riguarda tutte le province calabresi. Da poco si è chiusa la stagione del Commissariamento per l’emergenza ambientale, durata ben venti anni, duramente contestata con varie proteste culminate nel 2011 con la grande manifestazione di Crotone, ma le proposte avanzate dal Dipartimento regionale dell’Ambiente, come riaprire la discarica di Sambatello (Reggio) ora in disuso, sono le solite soluzioni tampone.        I rifiuti che riempono le strade sono la conseguenza di una modalità di gestione basata su discariche e inceneritori che si è mostrata fallimentare. La scarsa percentuale di differenziata non è frutto di una insufficiente sensibilità dei calabresi, ma dei grandi interessi dietro le gestioni e la scarsa volontà politica di affrontare il problema, il vero ostacolo all’avvio di una efficiente raccolta differenziata ed è per questo che i comitati regionali spingono verso la Legge “Rifiuti zero”.

Giorno 3 aprile presso il Palazzo della Provincia di Cosenza, si è svolto un incontro sull’emergenza dei rifiuti al quale sono pervenuti l’amministrazione provinciale, alcuni sindaci e amministratori da varie parti del cosentino e associazioni interessate al problema. Interessanti gli interventi dell’assessore alle politiche ambientali Aieta che ha annunciato la preparazione di un documento strategico che contiene idee innovative per le gestione dei rifiuti, del vice sindaco di San Nicola Arcella che ha spiegato i motivi economici per cui i termovalorizzatori non sono una soluzione e come l’unica strada sia il riuso, il trattamento e il riciclaggio con la disponibilità di ogni amministratore a gestire i propri rifiuti nel proprio territorio per mantenere l’attività in maniera efficiente, e del sindaco di Saracena che ha spiegato come potenziando la raccolta differenziata porta a porta abbiano creato posti di lavoro e raggiunto un’alta percentuale di raccolta. Un assessore di Rende ha espresso l’idea di innalzare il livello di raccolta attraverso una migliore informazione e comunicazione, mentre i sandaci di Cassano e Rossano hanno denunciato il disagio riguardo al fatto che le discariche dei loro rispettivi comuni sono piene e non riescono nemmeno a ricevere i rifiuti degli stessi comuni. Il sindaco di Marzi ha ribadito come bisogna subito entrare nella logica della riduzione e del riciclo dei rifiuti.

Verso i rifiuti zero. Grazie ai comitati calabresi, è stata lanciata la campagna per una nuova legge di iniziativa popolare denominata “Legge Rifiuti Zero”, con le finalità di: far rientrare il ciclo produzione-consumo all’interno dei limiti delle risorse del pianeta rendendo obbligatoria la raccolta porta a porta, introdurre la tariffazione in base ai rifiuti prodotti e non alla dimensione delle abitazioni, assicurare l’informazione continua e trasparente alle comunità in materia di ambiente e rifiuti, applicare l’affidamento pubblico della gestione dei servizi locali, centrare la riduzione dei rifiuti del 20% al 2020, attraverso misure finalizzate a: incentivare il corretto trattamento dei materiali post-utilizzo, mettere al bando inceneritori e megadiscariche e quindi spostare risorse dallo smaltimento e dall’incenerimento verso la riduzione, il riuso e il riciclo, la realizzazione di una nuova impiantistica finalizzata al recupero e al riciclo dei materiali inorganici ed organici per produrre Materia Prima Secondaria per l’industria, Compost per l’agricoltura e Biometano per ridurre l’importazione di quello fossile. In poche parole, minimizzare lo smaltimento, il recupero di energia e di materia diverso dal riciclaggio in modo da tendere a zero nell’anno 2020. I banchetti per la raccolta delle firme saranno presenti al Viale Roma Domenica 28 aprile, Mercoledì 1 maggio e Domenica 5 maggio.

Umile Fabbricatore (Rete per la Difesa del Territorio “Franco Nisticò”)