Grazie “capitano”

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L’addio di Robin Williams è un duro colpo al cuore per un ragazzo che ha vissuto la sua vita guardando ed innamorandosi dei suoi film e dei suoi personaggi. Essere nato nei favolosi anni 90 significava aver avuto in Robin Williams più che un semplice personaggio dentro lo schermo, ma un vero e proprio amico, poiché i suoi film hanno accompagnato in momenti diversi la mia vita.

Non posso dimenticare la prima volta che vidi un suo film, forse quello che ho visto di più ma che non mi stanco mai di rivedere: “Mrs Doubtfire”. Un film che guardato con gli occhi da bambino sempre divertente e leggero, ma che in realtà tratta di una delle piaghe sociali peggiori, cioè i divorzi e tutte le terribili conseguenze che patiscono i figli di una coppia divisa da tale decisione. Qui Robin è talmente innamorato dei propri figli che decide addirittura di travestirsi da donna (una vecchia tata per l’esatezza) pur di star loro vicini. Tutto questo lo fa con le sue leggendarie smorfie e la sua splendida simpatia, che ne ha fatto l’amico ideale per noi piccoli bambini degli anni 90.

Lui non era un amico qualunque ma era perfettamente uno di noi, un eterno bambino, un Peter Pan, ruolo che rivestì in “Hook, Capitan Uncino”, film che lo consacrò definitivamente come star di livello mondiale.

Noi nel frattempo crescevamo e lui cresceva con noi, sicuri di trovare ad ogni età un suo film pronto ad aprirci gli occhi e a spiegarci quella vita che stava cambiando insieme a noi. E in fin dei conti devo ringraziare Robin, perchè se il mio percorso formativo è stato questo è proprio per merito suo, in particolare di John Keating, splendido professore in “L’attimo fuggente”. Tutti abbiamo sempre desiderato di avere un insegnante come lui, pronto a mettere da parte i libri e a fare entrare la vita dentro la classe, aprendosi con gli alunni e facendogli capire l’importanza di cogliere l’attimo fuggente e rendere meravigliosa la propria vita. Keating è costantemente un esempio per me e diventare come lui è la mia ambizione di vita, quindi anche per questo ti ringrazio Robin, per essere stato un esempio migliore rispetto a molti professori che infestano e rendono putrida l’aria all’interno delle università italiane, pronti sì a dimostrarti qualcosa ma non quello che ti aspetteresti, ma soltanto ciò che non vuoi e non devi mai essere.

Proseguendo nel nostro cammino insieme, indimenticabile sarà per sempre il dialogo tra lui e Matt Damon in un altro capolavoro cinematografico, “Will Hunting-Genio ribelle”, film che portò Williams ad ottenere l’Oscar come migliore attore non protagonista, e sempre nel mio cuore rimarrà il suo viaggio nell’Aldilà in “Al di là dei sogni”, dove un marito innamorato ma distrutto dagli eventi (la morte della moglie e dei figli) sarà disposto a giungere fino alla fine dell’Inferno pur di ricostruire il suo nido d’amore.

Ci sarebbe tantissimo altro da dire su altre sue pellicole che mi hanno segnato per sempre, da “Patch Adams” a “L’uomo bicentenario”, da “Jumanji” a “Risvegli”, ma le parole sono superflue e preferisco lasciare spazio, per chi vorrà, alla visione di questi film. Solamente dopo ciò potrete capire quanto possa essere triste per me parlare della morte di questo attore.

La cosa che più mi lascia senza parole è il modo in cui ci ha lasciato: suicidio, probabilmente legato all’assunzione di sostanze stupefacenti e alla depressione, vero male incurabile odierno. Forse non ci rendiamo conto della gravità del fenomeno e non ci rendiamo conto di quanta gente soffre e muore per questa malattia subdola, per cui non c’è malattia e cura diversa dall’amore e dall’affetto. Ma in una società come la nostra, dove primeggiare ad ogni costo è l’obiettivo e non importa il mezzo per raggiungerlo, ciò è sempre più raro, lasciando spazio così all’invidia, all’egoismo e alla solitudine. Robin per tutta la sua vita ci aveva regalato sorrisi e speranza, ci aveva invitato a non smettere mai di credere nei nostri sogni e a realizzarli, ma vederlo morire in questo modo è una botta tremenda per il bambino che c’è dentro ognuno di noi. Quel bambino sa che da ora in avanti Peter Pan non ci sarà più al suo fianco e non perchè è andato a cercare nuove avventure ma perchè, ahimè, non ha più trovato la forza di affrontarle…Ci avevi fatto credere che si potesse essere bicentenari, purtroppo oggi ci rendiamo conto che era tutto solo un film…

Come fecero i tuoi alunni nella scena finale de “L’attimo fuggente”, anche noi ci alziamo sopra i banchi e ti rendiamo il nostro omaggio, citandoti perchè niente è più profondo delle tue recitazioni…

 

<<Se ti chiedessi sull’arte probabilmente mi citeresti tutti i libri di arte mai scritti…Michelangelo. Sai tante cose su di lui: le sue opere, le aspirazioni politiche, lui e il papa, le sue tendenze sessuali, tutto quanto vero? Ma scommetto che non sai dirmi che odore c’è nella Cappella Sistina. Non sei mai stato lì con la testa rivolta verso quel bellissimo soffitto… mai visto. Se ti chiedessi sulle donne, probabilmente mi faresti un compendio sulle tue preferenze, potrai perfino aver scopato qualche volta… ma non sai dirmi che cosa si prova a risvegliarsi accanto a una donna e sentirsi veramente felici. Sei uno tosto. E se ti chiedessi sulla guerra probabilmente mi getteresti Shakespeare in faccia eh?“Ancora una volta sulla breccia cari amici!”… ma non ne hai mai sfiorata una. Non hai mai tenuto in grembo la testa del tuo migliore amico vedendolo esalare l’ultimo respiro mentre con lo sguardo chiede aiuto. Se ti chiedessi sull’amore probabilmente mi diresti un sonetto. Ma guardando una donna non sei mai stato del tutto vulnerabile… non ne conosci una che ti risollevi con gli occhi, sentendo che Dio ha mandato un angelo sulla terra solo per te, per salvarti dagli abissi dell’inferno. Non sai cosa si prova ad essere il suo angelo, avere tanto amore per lei, vicino a lei per sempre, in ogni circostanza, incluso il cancro. Non sai cosa si prova a dormire su una sedia d’ospedale per due mesi tenendole la mano, perché i dottori vedano nei tuoi occhi che il termine “orario delle visite” non si applica a te. Non sai cos’è la vera perdita, perché questa si verifica solo quando ami una cosa più di quanto ami te stesso: dubito che tu abbia mai osato amare qualcuno a tal punto. Io ti guardo, e non vedo un uomo intelligente, sicuro di sé, vedo un bulletto che si caga sotto dalla paura. Ma, sei un genio Will, chi lo nega questo. Nessuno può comprendere ciò che hai nel profondo. Ma tu hai la pretesa di sapere tutto di me perché hai visto un mio dipinto e hai fatto a pezzi la mia vita del cazzo. Sei orfano giusto? Credi che io riesca a inquadrare quanto sia stata difficile la tua vita, cosa provi, chi sei, perché ho letto Oliver Twist? Basta questo ad incasellarti? Personalmente, me ne strafrego di tutto questo, perché sai una cosa, non c’è niente che possa imparare da te che non legga in qualche libro del cazzo. A meno che tu non voglia parlare di te. Di chi sei. Allora la cosa mi affascina. Ci sto. Ma tu non vuoi farlo, vero campione? Sei terrorizzato da quello che diresti. A te la mossa, capo.>>

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(Will Hunting-Genio ribelle)

 

<<Citando Walt Whitman, «O me o vita, domande come queste mi perseguitano. Infiniti cortei di infedeli. Città gremite di stolti. Che v’è di nuovo in tutto questo, o me o vita? Risposta. Che tu sei qui, che la vita esiste, e l’identità, che il potente spettacolo continua e che tu puoi contribuire con un verso. Che il potente spettacolo continua e che tu puoi contribuire con un verso.» Quale sarà il tuo verso?>>

L'attimo_fuggente

 

<<Sono salito sulla cattedra per ricordare a me stesso che dobbiamo sempre guardare le cose da angolazioni diverse. E il mondo appare diverso da quassù. Non vi ho convinti? Venite a vedere voi stessi. Coraggio! È proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da un’altra prospettiva. Anche se può sembrarvi sciocco o assurdo, ci dovete provare. Ecco, quando leggete, non considerate soltanto l’autore. Considerate quello che voi pensate. Figlioli, dovete combattere per trovare la vostra voce. Più tardi cominciate a farlo, più grosso è il rischio di non trovarla affatto. Thoreau dice “molti uomini hanno vita di quieta disperazione”, non vi rassegnate a questo. Ribellatevi! Non affogatevi nella pigrizia mentale, guardatevi intorno!

Ecco, così! Bravo Priske! Grazie! Sì! Osate cambiare, cercate nuove strade. Allora, in aggiunta agli esercizi, vorrei che componeste una poesia. Tutta vostra, un lavoro originale. Si, una poesia. E dovrete leggerla ad alta voce di fronte alla classe. Martedì. Bonne chance, giovanotti.>>

<<Ognuno di noi in questa stanza, un giorno smetterà di respirare, diventerà freddo e morirà.[indicando una foto antica nella bacheca dei trofei della scuola] Adesso avvicinatevi tutti, e guardate questi visi del passato: li avrete visti mille volte, ma non credo che li abbiate mai guardati. Non sono molto diversi da voi, vero? Stesso taglio di capelli, pieni di ormoni, come voi, invincibili, come vi sentite voi. Il mondo è la loro ostrica, pensano di essere destinati a grandi cose, come molti di voi, i loro occhi sono pieni di speranza, proprio come i vostri. Avranno atteso finché non è stato troppo tardi per realizzare almeno un briciolo del loro potenziale? Perché vedete, questi ragazzi ora, sono concime per i fiori. Ma se ascoltate con attenzione, li sentirete bisbigliare il loro monito. Coraggio, accostatevi. Ascoltateli. Sentite? [mormorando]Carpe… Sentito? Carpe… Carpe diem… Cogliete l’attimo, ragazzi… rendete straordinaria la vostra vita…>>

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(L’attimo fuggente)