Fra Umile e il dono della profezia

Letture: 5411

Fra Umile e il dono della profezia

SANT’ UMILE

La vita del santo francescano, grazie alla sua intensa e costante preghiera, è stata tutta vissuta nella dimensione spirituale, in accordo con la volontà di Dio.

E lo Spirito Santo, per premiare il “poverello di Bisignano”, lo arricchì di molti e speciali doni tra i quali quello della profezia.

Mentre l’uomo per sua natura è imbrigliato nelle cose presenti e non sa ciò che avverrà – poiché nessuno gli dirà come andranno le cose – Fra Umile, ispirato dal Signore, vedeva chiaramente gli eventi futuri.

Tra le tante manifestazioni di questo privilegio concesso al nostro santo, ne cito solo due che più di altre ci fanno capire la sua personalità e il suo amore per la sua terra e per gli uomini: tutto faceva per edificarli, esortarli e consolarli.

Il primo fatto che voglio annotare è quello verificatosi a Castrovillari, dove fra Umile si trovava con un suo confratello che, non si sa come, si ferì a un dito.

Il nostro santo chiese a Donna Laura, moglie di Muzio Manna, un pezzo di stoffa per medicare il dito del compagno e la donna, in uno slancio di estrema generosità, donò al frate un lenzuolo dicendo: «Padre, pigliate quel tanto che vi bisogna per il dito tagliato del vostro compagno».

Di fronte a tanta generosità fra Umile ringraziò la signora dicendole: «Signora, questo lenzuolo servirà per fasciatori a quel vostro figlio che V.S. partorirà, solamente basta per il dito del mio compagno un pochettino di pezza»

Muzio Manna e sua moglie, sebbene sposati da molti anni non avevano ancora avuto figli; dopo la profezia manifestata, Donna Laura partorì un figlio maschio.

Il santo di Bisignano ha sempre avuto un amore incondizionato per la sua terra.

Famoso è l’episodio quando, durante un colloquio con il Papa, suonò l’angelus; mentre tutti i presenti si inginocchiarono per pregare, fra Umile rimase in piedi e al Papa, che gli chiedeva il motivo di questo suo comportamento, il bisignanese rispose: «Santità la campana del mio convento non ha ancora suonata».

Subito dopo fra Umile fece sentire ai presenti il suono delle campane della nostra Riforma che segnavano il mezzogiorno.

Questo piccolo aneddoto è per sottolineare il forte e indissolubile legame che il santo aveva con la sua terra e la sua gente.

Amore che lo portava sovente a chiedere alla Vergine di consentirgli di ritornare nel suo paese.

Così avvenne nel 1635: Umile ritornò definitivamente a Bisignano dopo che aveva dimorato per molti anni a Roma.

Prima di entrare in convento, inginocchiati sui gradini della chiesa, ringraziò la Madonna per avergli permesso di morire nella sua terra natia e ai frati che erano sulla porta del convento per accoglierli disse: «Haec requiem mea».

Profezia che ripeté a sua nipote Francesca Rossano che era andata in convento a trovarlo il 16 novembre 1637 quando, ormai malato e privo di forze, con un filo di voce le manifestò la sua ultima profezia: «Fra dieci giorni – le  disse – raccoglierò la mia ricompensa; andrò a godere della gloria di Dio».

Dopo dieci giorni esatti alle ore 9,00 fra Umile rese lo spirito a Dio.

Era il 26 novembre 1637.

Carmelo Pisarro