Nell’immaginario comune, ogni volta che si sente “Late Show”, inevitabilmente si pensa al glorioso e prospero programma condotto da David Letterman, andato in pensione assieme alla trasmissione il 20 maggio 2015, data dell’ultima puntata, sul canale CBS.
Le interviste avvenivano circondati da graziose ballerine, pianista, e pubblico; questo poteva accomodarsi a dei tavolini dislocati intorno lo studio. Dunque un Late Show stuzzicante in tutte le sue forme, chiuso ufficialmente nel 2011, dopo tre edizioni.
“E poi c’è Cattelan”, o EPCC, è uno di quei show che maggiormente ricordano il format americano: condotto da Alessandro Cattelan, la scena avviene su uno spazio teatrale, e pubblico a parte il conduttore è perennemente accompagnato da vivaci ritmi jazz degli Street Clercks, che spesso si prestano anche loro a gag. Anche questo programma raccoglie in sé ospiti di svariata natura, e quindi i temi trattati sono altrettanti; ma la sua particolarità sta nelle scene comiche create fuori dagli studi televisivi e dietro le quinte, registrate e mandate in onda durante lo show, precisamente come intermezzi. Lo spettacolo va in scena per la prima volta su Sky il 27 marzo 2014, mantenendo ancora oggi un ottimo indice di ascolti e ospiti di tutto rispetto all’attivo, per citarne alcuni: Carlo Cracco, Cesare Cremonini, Carlo Verdone, Laura Pausini, Robbie Williams, Bebe Vio, Sergio Castellitto, Miriam Leone, Elio Germano, e tanti altri. Solo nella penultima puntata, Cattelan ha condotto, tra selfie e risate, una interessante intervista all’imprenditrice digitale più in voga del momento, Chiara Ferragni. Questo excursus nei format nostrani vuole testimoniare un principio: i Late Show, in Italia particolarmente, sono un potenziale erogatore di cultura; e c’è spazio, all’interno degli studi, per ogni sua sfaccettatura. Probabilmente il mercato della televisione nostrana, in questo momento è impostato su rotte diverse, ma con le giuste strategie, un investimento in un format che faccia mash-up tra cultura e intrattenimento è possibile. Come spesso cita Piero Angela, “docere amet”.
Francesco Sarri