C’è un nord che è peggio della ‘ndrangheta

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Ieri vi abbiamo raccontato, come molte imprese del Nord truffino la Calabria. Vengono qui giù, fingono una attività, un investimento, si beccano i fondi pubblici e scappano via. Con tre risultati: neanche un posto di lavoro in più per la Calabria; la sottrazione al Sud di fondi stanziati per il Sud e che finiscono al Nord; e in più il dilagare dell’idea che lo Stato mandi tanti soldi al Sud e il Sud li sprechi. Avete letto il titolo, sì è un po’ aspro: peggio della ‘ndrangheta. Però guardate che è la verità. La rapina che quotidianamente viene operata a danni della Calabria da imprese del Nord ha conseguenze peggiori di quelle provocate dalla criminalità.

In sostanza gli imprenditori imbroglioni del Nord – che naturalmente non sono tutti gli imprenditori del Nord: solo quelli imbroglioni – e la ‘ndrangheta fanno lo stesso lavoro: realizzano il controllo assoluto sulle risorse del Sud e se ne accaparrano una quantità enorme in modo illegale o – peggio – quasi legale. Mettono fuori causa l’imprenditoria seria meridionale, i professionisti, i lavoratori.  La differenza sta nel fatto che la ‘ndrangheta investe anche in  Calabria una parte del suo fatturato – e distribuisce delle risorse, un po’ di lavoro, qualche soldo, qualche favore che sostituisce i diritti ed è per questo che resta profondamente radicata e difficile da battere con i metodi della sola repressione – mentre i “predatori” del Nord si portano tutto a casa, non lasciano niente di niente qui: né un soldo, né un posto di lavoro, né un favore, né un briciolo di sviluppo.

Ora non si tratta semplicemente di denunciare il malaffare nordista. Bisogna che al Sud si capisca che il problema che vi abbiamo segnalato è il problema dei problemi. Cioè bisogna capire come si fa ad interrompere quel “flusso” dell’economia che – attraverso gli strumenti degli interventi straordinari – in sostanza manda al Sud risorse e investimenti che passano senza lasciare traccia di sé e tornano al Nord. L’intervento straordinario finora ha arricchito solo il Nord, e se non si ferma questo circolo vizioso non sarà mai possibile nemmeno avviare la discussione sulla questione meridionale e sulla questione calabrese.

Del resto c’è un fortissimo impegno della politica e dell’editoria nordista che punta a proteggere questa rapina. La diffusione, con largo spargimento di mezzi, dell’idea che in fondo la questione del Sud è solo questione criminale – cioè un certo tipo di cultura antimafia sciocca, ideologica e superficiale – è esattamente una azione di “fiancheggiamento” alla rapina del Nord. Nel senso che è perfettamente funzionale a quella rapina, la promuove, la aiuta, la giustifica.
Non c’è niente da fare, ormai le cose stanno così: è scientificamente impossibile avviare una discorso sul riscatto del Mezzogiorno senza aprire una vertenza durissima “contro” il Nord. Il Sud può salvarsi solo se “muove” contro il Nord: il suo obiettivo è quello, e se manca quell’obiettivo il Nord lo rade al suolo.

Piero Sansonetti
Fonte: Calabriaora (Link: http://portale.calabriaora.it/contenuti.asp?id=165)