Rosmundo Mari, il caso del 24 novembre

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Passa spesso su un piano sorvolato, ma il 24 novembre 1947 resta nella storia della città di Bisignano con l’omicidio di Rosmundo Mari. Riposa a Bisignano insieme al figlio scomparso due anni fa. Sul loculo, per altro, emerge come il cognome sia Mare, ed è seppellito nella parte a Nord del cimitero (nel momento della visita la zona era attraversata da un terribile tanfo, purtroppo non è la prima volta).

Le informazioni sull’accaduto del 1947 sono spesso frammentarie, in epoca recente diciamo che l’avvenimento è stato sorvolato, spesso per tirare le parti a cose storiche ben più futili. Guardando alle bibliografie, se ne trova traccia, ad esempio, in uno dei volumi che Elio Rago curò per suo nonno Giuseppe Fabbricatore che “fu tra i fondatori del Partito Comunista locale. A seguito degli avvenimenti dell’autunno 1947 nei quali perse la vita il militante del PCI Rosmundo Mari, fu ingiustamente arrestato e condannato a cinque anni di reclusione”.

Tornando a Mari e all’autunno del 1947, di certo fu un periodo abbastanza concitato, le proteste a quanto pare furono rivolte verso l’allora sede del Msi e dell’Uomo qualunque, ma anche in questo caso una certezza assoluta potrebbe non esserci.

Le ricostruzioni dell’epoca, al di là del racconto popolare, restano spesso farraginose. Nel reportage della Camera dei Deputati fu spiegato così tale avvenimento: “Nell’ambito dello sciopero […] venivano esplosi alcuni colpi di pistola: rimase ucciso il contadino Mario
Rosmundo e furono feriti l’operaio Mansueto Arniando nonché due carabinieri, Lo Presti
e Martino, di cui il primo gravemente, l’altro fu martoriato e privato del moschetto, che gli venne restituito dopo”.
La sera del 24 stesso i carabinieri di Cosenza, avendo saputo dei fatti gravi di Bisignano inviarono un autocarro con rinforzi verso tale centro. L’automezzo, giunto in località Panebianco (???, ndr), trovò la strada sbarrata da grossi tronchi di albero. Durante la
forzata sosta venivano esplosi colpi contro l’autocarro, per cui i rinforzi non poterono più proseguire e rientrarono a Cosenza”.

Nel dicembre del 1947 furono denunciate al procuratore della Repubblica di Cosenza,
per i fatti di Bisignano, 47 persone per reati vari (omicidio, lesioni aggravate, violenze a pubblici ufficiali e reati minori). A distanza di sei mesi furono emessi mandati di cattura contro 11 imputati di Cosenza e 28 imputati di Bisignano.

L’eccidio di Bisignano provocò un generale e preoccupante risentimento popolare, pone sul tappeto della discussione l’opportunità di continuarlo per protestare contro l’accaduto.

Nell’opera Il sindacato Liberato il caso è riassunto così: “24 novembre la data della manifestazione, nel corso della quale il bracciante Rosmundo Mari viene ucciso a Bisignano «fulminato da una scarica di mitra dei carabinieri che volevano ad ogni costo impedire la manifestazione di protesta contro quel ceto agrario che è il più reazionario del meridione d’Italia». Il 25  novembre, mentre lo sciopero è ancora in corso, il Comitato si riunisce nella prima mattinata per fare il punto della situazione. Molte e importanti richieste sono state accettate, ma i toni non sono certo trionfalistici; i funerali di Mari si svolgono presso la Camera del lavoro, dove Luigi Gullo pronuncia il discorso commemorativo”.

Periodo agitato del resto e che proseguirà anche altrove, come riportato in un documento della Camera: “Come emerge, nella sola Bisignano  64 persone vengono arrestate e rimangono in carcere dal maggio 1948 al gennaio 1949! Circa otto mesi ! E dopo otto mesi venti di queste persone vengono rilasciate.”

A Rosmundo Mari fu dedicata la sezione del principale partito di sinistra locale, la documentazione per chi volesse approfondire resta purtroppo scarna (almeno al momento).