Corigliano Calabro, comune sciolto per mafia

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Il Consiglio dei Ministri ha dichiarato lo scioglimento, su proposta del ministro dell’Interno, Roberto Maroni, del Consiglio comunale di Corigliano Calabro, in provincia di Cosenza, ”nel quale sono state riscontrate forme di condizionamento da parte della criminalita’ organizzata”. Lo rende noto Palazzo Chigi nel comunicato diffuso dopo il Cdm.

A Corigliano Calabro, il sesto comune della Calabria per grandezza e popolazione, si era votato nel giugno del 2009 ed il sindaco Straface fu eletta al secondo turno con il 53,1% dei voti. A distanza di un anno dalle elezione il sindaco è stato travolto dall’inchiesta dei magistrati del capoluogo calabrese che, nel luglio del 2010, ha portato all’arresto dei due fratelli, Franco e Mario Straface, insieme ad altre 65 persone accusate a vario titolo di associazione per delinquere di stampo mafioso, traffico internazionale di stupefacenti, estorsione, usura e sfruttamento della prostituzione.

Gli elementi emersi nel corso delle indagini avevano indotto, nel settembre del 2010, l’allora prefetto di Cosenza Antonio Reppucci (attualmente Prefetto a Catanzaro), a disporre l’insediamento della commissione d’accesso i cui lavori si sono conclusi nei mesi scorsi. L’esito dell’accesso aveva provocato numerose polemiche e numerosi esponenti politici avevano prima chiesto le dimissioni di Pasqualina Straface e successivamente l’intervento del Consiglio dei Ministri per lo scioglimento del consiglio comunale.