Tutti i nomi dei colpevoli in lista

Letture: 5241

No, Internet non salverà il mondo. …E men che meno Bisignano. Quanti sono, d’altronde, i bisignanesi che navigano nelle acque basse del Web? Quanti i bisignanesi, giovani e non, che partecipano di vizi e virtù del panorama della rete locale? Sempre meno di quelli che s’abbeverano alla sbobba ammannita dalle tivù locali e non. E diciamola tutta: al di là della difesa a prescindere e ad oltranza della bisignanesità, in loco, non si va oltre. Certo la rete offre la chance di rileggere gli articoli dei giornali locali sugli accadimenti bisignanesi, che altrimenti molti di noi trascurerebbero, e questo non sempre è un bene. Non è che succeda molto a Bisignano, ma quel poco che succede va pur sempre sbandierato, o no? Tralascio il fatto che alcuni di questi articoli siano omissivi, reticenti, imbarazzanti, osannanti l’amministrazione o il politico di giro, perché bisogna pur di scrivere di un checché e fare il giornalista in una piccola comunità di più o meno 11.000 anime non è di certo facile. Malgrado questo non c’è mai limite al peggio, alcuni monologhi televisivi  a ruota libera del sindaco Sua Umiltà Umile Bisignano, testimoniano come per fare il giornalista non ci vuole certo la vocazione. Quello che voglio dire è che non esiste uno specifico del Web e che l’anonimato degli alias, dei nick name, avatar e quant’altro fa sì che spesso e volentieri la democrazia di internet sia una favoletta per scolaretti dalla bocca buona mentre la libertà di stampa e di informazione ancora aspetto che mi si spieghi cosa sia.

Prendiamo il caso della lettera anonima apparsa alcuni giorni fa su questo sito col  titolo: “La Scuola Siamo Noi: Offerta Formativa o Obbligo di Formazione” (http://www.bisignanoinrete.com/?p=898). Il rifugio nell’anonimato mi appare incontrovertibilmente una prerogativa propria del cittadino medio bisignanese/calabrese, specie se mediamente acculturato, che spesso sparla e civetta alle spalle ma guai a metterci la faccia. Del resto, chissà quanti mi hanno sempre detto: ma perché scrivi? Picchì ‘un ti sta’ cittu? Che credi di ottenere? Che credi di ricavarne con questi tuoi scritti che nemmeno si capiscini? E picchì stare a perder tempo a leggerti? Beh, non so. Scrivo, forse perché non voglio lasciare il giornalismo ai soli giornalisti di professione. Scrivo, forse perché non voglio lasciare la politica ai soli consiglieri comunali e politici di professione. Forse perché semplicemente m’illudo. Naturalmente perché voglio dire la mia e il metterci la faccia non mi sembra un optional ma la conditio sine qua non perché ciò che si scrive abbia una sua dignità e una sua forza. Ebbene, non credo che quel comunicato sia il frutto avvelenato di qualche studentello smaliziato, ma son sempre più convinto che il contenuto di quel “comunicato” abbia delle ragioni di fondo che vanno al di là della situazione contingente dell’Itis Siciliano. Per dirla tutta penso che non ci sia dietro uno studente e vorrei vederci ben chiaro. Il fatto che un comunicato simile, e tutte le reazioni scatenate, sia rimasto relegato pressoché al solo sito di Bisignanoinrete.com, mi fa avanzare altri dubbi e perplessità sul giornalismo e sulla politica nostrana. L’autonomia scolastica è un totem e la politica se ne serve quanto più gli conviene e aggrada. La coscienza critica è bandita peggio della rogna. Il continuare a considerare la scuola un mondo a parte di sorvegliati speciali, da mantenere ovattato o tutt’al più da riempire di crocifissi, passerelle e proclami di fantomatici primati la dice lunga sulla considerazione che la scuola ha alle nostre latitudini e non solo.

Altra questione che non voglio sottacere è quanto accaduto in questi giorni invernali/infernali. Mi riferisco alle piogge, alle frane, allo sbigottimento generale per il pericolo incombente e/o reale che ha interessato strade, caseggiati e la chiesa della Riforma. Quasi non ci si crede. Eppure non è una novità. La cosa più angustiante, però, è proprio la reazione di giornalisti, blogger e amministratori e il loro insistere in coro sul non far polemica, sul mettersi/mettere la mordacchia, tacere e forse pregare a sazietà perché tutto lo scempio e la tragedia scompaiano con un semplice amen. No. Non mi sta bene. Come sempre è già iniziata la Via Crucis dei politici di più alto lignaggio (si fa per dire) e sul luogo del delitto, ma quando durerà questa attenzione? E a cosa servirà tutta quest’attenzione “teleguidata”? Ad ottenere dei soldi in più per la messa in sicurezza e bla bla… Bene. Giusto. …Ma se la fretta è pur necessaria le toppe rimarranno pur sempre tali. E poi che succederà? Ad un mese o poco più delle elezioni regionali quale spazio avrà la gestione e la salvaguardia del territorio nei programmi elettorali e nella prossima campagna elettorale? E perché dovrebbe averlo? Quali garanzie potrà offrire in proposito un personaggio come Loiero piuttosto che uno Scopelliti? Si riuscirà a mettere in discussione il concetto di opera pubblica piuttosto che quello di emergenza, anche alla luce degli scandali che hanno interessato recentemente il signor Bertolaso e la protezione civile nazionale? Quanti sono stati i rifacimenti stradali o le opere pubbliche di nuovo conio, nella nostra/vostra Bisignano che sono collassati o hanno manifestato problemi immani appena finiti? Potrei fare più esempi ma mi limito al solo ponte del Rio Seccagno. E si è proprio sicuri che la costruzione di una scuola al fianco dello stesso Rio Seccagno sia stato un esempio di lungimiranza politica? Fin dalla scapitozzatura della Collina Castello e dal riempimento del Viale Roma, la politica bisignanese ha pensato bene di poter e saper rimodellare il territorio senza tenere in nessun debito conto la geologia/morfologia dei luoghi. Gli appetiti privati hanno fatto il resto. Tutto un rimestar di ruspe. Le ruspe sono simbolo di potere cchiù i ri manipuli a Bisignano. E gli incentivi a man bassa all’agricoltura non hanno forse modificato irrimediabilmente il suolo e il paesaggio bisignanese? Mi riferisco alle serre, ai diboscamenti scriteriati, alle piantagioni pressoché intensive, agli sbancamenti a monte e a valle per render possibile pure l’immaginabile, in barba alla macchia mediterranea, alla regimentazione delle acque, al corso dei fiumi ecc. ecc. E con quali profitti e vantaggi? La cultura contadina è stata rimpiazzata da una fantomatica imprenditoria agricola e il territorio ha finito per subire il tracollo finale per una condizione di partenza di per sé già problematica, se è vero che già un secolo fa il meridionalista Giustino Fortunato definiva la Calabria: uno sfasciume pendulo sul mare. Senza dimenticare la piaga degli incendi estivi, perché noi calabresi non ci si fa mai mancare niente. Potrei continuare ma a che servirebbe? Una cosa però proprio non me la spiego, con e dopo la santificazione di Sant’Umile (gloria e orgoglio di ogni bisignanese per menar vanto) quanto vil denar è stato catapultato sulla “fragile” collina della Riforma? Non si è forse proceduto ad un restauro del santuario e alla realizzazione di altri fabbricati annessi allo stesso? E come mai non si è preso in seria considerazione il fatto che il dissesto idrogeologico nelle nostre lande è tutt’altro che un’eventualità remota? Si sperava, forse, in qualche miracolo supplementare o ad hoc del Santo?

Tutti colpevoli. Sicuramente ognuno a proprio modo, con le proprie responsabilità, negligenze, complicità, aderenze. Il malgoverno locale, in una situazione del genere a scialacquarcisi allegramente e ad alimentare perennemente le sorgenti, salvo quelle delle acque potabili. A cosa è servito, ad esempio, la permanenza decennale di un esercito di forestali in questa nostra terra? Bisognerebbe riscrivere la storia degli ultimi decenni della Calabria, almeno dall’istituzionalizzazione dell’ente regione o dall’introduzione delle comunità montane, alla luce del scempio dell’ambiente e del territorio. Tutti colpevoli si ma la politica ancor di più. Se da un canto la negoziazione del voto (compravendita?) garantisce la liceità nella devastazione del territorio dall’altro l’esibizione del lutto dopo la tragedia mette a posto con la propria coscienza o la sua parvenza.

No, non credo che Internet salverà il mondo. … E men che meno Bisignano. Bisognerebbe essere degli uomini liberi, cittadini a pieno titolo, persone capaci di camminare a testa alta. Bisognerebbe… Il condizionale per l’appunto. E che mancano le condizioni o forse non se ne sente la necessità. E la scuola ha le sue colpe in questo. Chi si è preso e/o continuerà a prendersi la briga di fare da cane guardia e implacabilmente fare le pulci al “sistema”. Sì il “sistema”. Di governo, di amministrazione, di economia, di legalità, informazione e così via. Non è assolutamente un caso che lo svuotamento della scuola pubblica, proceda di pari passo con l’involuzione socio-economica e la devastazione ambientale. È sempre colpa della fatalità del destino o della iella più nera quando la furia degli elementi imperversa (…dopo le piogge intense di questi giorni) …ma quanto la politica calabrese comincerà ad interrogarsi seriamente sulle proprie innumerevoli colpe?

E poi ritornerà di nuovo il sereno… e gli animi a placarsi. Ritorna sempre il sereno prima o poi e le facce di circostanza depresse e offuscate ritroveranno il sorriso  complice per continuare a pigliarti ancora allegramente per il culo. Loiero o Scopelliti siederanno sulla poltrona del governatorato calabrese.  La mafia continuerà a fare i propri affari. La politica, tutta, i cazzi propri. Chi non è del giro culo a terra. Emergenza a reclamare emergenza. Sua Umiltà Umile Bisignano a lamentarsi di una stampa che non lo ha mai azzannato. Qualche assessore a ricordarci imperterrito che Bisignano è un comune virtuoso. L’opposizione rimarrà sull’Aventino. Gli studentelli a commentare sommessamente in stile essemmesse. Qualche altro comunicato rigidamente anonimo, momentaneamente, a svegliarci dalla letargia degli innocenti. …E vua chi vuliti i sirinati suttu u barcunu o chiri avanti u purtunu? Roberto Cairo alla disperata ricerca di un suo nuovo tutore a cui ribellarsi all’occasione più propizia a dirci ancora che è tutta colpa del sindaco, e ca ghillu un c’era e puri si c’era rurmija. E poi arriveranno finalmente i soldi e qualche obolo in più per carità di patria e di… . Gli esclusi, a suon di fanfara, si prepareranno ai cancelli di partenza per la volata finale che li porti vincitori alla prossima scadenza elettorale. E verrà di nuovo estate. Le scuole chiuderanno e si rimanderà tutto a settembre. E col sole gli incendi. E tutti, increduli, dalla stampa, dal web, dagli scranni della maggioranza e dell’opposizione diremo: toh guarda, la Calabria brucia!

 Il chiuR.Lo.