Presentato il libro “La Calabria che fece l’Italia”

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E’ stato presentato lo scorso 3 febbraio, presso la biblioteca dell’ IIS “E. Siciliano” di Bisignano,  il libro “La Calabria che fece l’Italia“, nell’ambito di un seminario organizzato dal Professor Rosalbino Turco, docente di storia e filosofia dell’Istituto, che ha visto interventi del Professor Gabriele Petrone, autore dell’opera, e Professor Roberto Stancari, anch’egli docente della scuola.

Il volume, con stile semplice e divulgativo, ricostruisce la storia del Risorgimento cosentino e calabrese negli anni che vanno dalla istituzione della Repubblica Napoletana  alla spedizione dei Mille di Garibaldi. Viene poi raccontata la drammatica vicenda della spedizione e dell’esecuzione dei fratelli Bandiera e dei loro compagni nel Vallone di Rovito a Cosenza, “una delle storie piu’ struggenti del patriottismo italiano” come scrive Lucio Villari. Ne emerge un quadro vivo delle complesse vicende che videro protagonisti tanti calabresi nella lotta per la liberta’, l’indipendenza e l’unita’ d’Italia, sfatando un mito diffuso che ha sempre rappresentato il Risorgimento come un fenomeno ascrivibile alla sola iniziativa delle classi dirigenti centro-settentrionali.

Come si legge nel comunicato dell’istituto, questa è stata la prima di una serie di iniziative promosse dal “Siciliano” in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, che vedranno gli alunni impegnati in diverse ricerche sul contributo dei calabresi al Risorgimento italiano.

“Il tema dell’Unità d’Italia – ha affermato il Professor Petrone, rispondendo alle numerose domande postegli dagli alunni della scuola – non viene affrontato, a mio avviso, col piglio e col taglio giusto. Ho scritto questo libro, perchè mi sono occupato di una questione, che spesso viene affrontata in modo superficiale. Dobbiamo partire da questa domanda: E’ stato giusto o sbagliato, storicamente, il Risorgimento? Ebbene si, Fu giusto, fu una grande opera di modernizzazione. Dire poi che l’Unità portò una serie di problemi, è un altra verità storica su cui dobbiamo riflettere. Però l’Italia non era un paese, nonostante la grande tradizione letteraria, artistica e culturaleche aveva alle spalle. […] nel Mezzogiorno, il grande problema mai risolto fu quello della terra[…] Molti calabresi, tantissimi cosentini andarono a morire, difendendo l’ideale della libertà. I calabresi non risultano marginali alla causa liberale. Il libro parla di questo, di giovani, di ragazzi, che ad un certo punto lasciano tutto e vanno, consapevolmente, a morire. Ecco perchè festeggiamo i 150 anni dell’Unità d’Italia, per rispetto di fronte a queste cittime”

Il Professor Turco si è mostrato soddisfatto per il successo dell’iniziativa ed ha auspicato un lavoro copiscup, interessante, in collaborazione con l’UNICAL e con le agenzie più attive sul territorio. “Il Risorgimento – ha concluso il Professor Stancati – è un punto di partenza e non un punto di arrivo. Oggi, noi, siamo ancora in pieno Risorgimento. L’Unità d’Italia è qualcosa che noi costruiamo giorno per giorno, per rispetto di coloro che sono andati a morire”. E il brigantaggio nasce per un’ipocrita visione dello Stato che con una mano ti dava e con l’altra reprimeva. Dobbiamo risvegliare le nostre coscienze, non dobbiamo aspettare. Perchè l’Italia ha bisogno del Sud, Perchè oltre ai briganti, che tuttora esistono, ci sono anche persone oneste, che lavorano e che vogliono crescere insieme allo Stato italiano. Il Risorgimento continua, quindi, perchè non è solo una data, ma un modo di comportarsi”