L’ottimismo della ragione: in culo alla speranza!

Letture: 4793

L’ottimismo della ragione: in culo alla speranza! No, non parlatemi di politica, vi scongiuro. Ho il metabolismo delicato e un diavolo per capello. Ritornare a scrivere di politici consunti, presunti o che si spacciano per tali nonchè di rappresentanza, camarille, sottoboschi, fronde… per carità! E poi bisognerebbe intendersi, una volta per tutte, sul significato del termine politica esimio lettor cacasenno! Io di politica, ne ho conosciuta poco e niente, e nel masticarla per qualche mese mi è partito il dente del giudizio, senza riuscire mai a trovarla nei luoghi designati, nelle (at)tenz(i)oni elettorali, nei partiti ormai dipartiti. Di buone amministrazioni nemmeno a parlarne. E mentre i più s’incaponiscono sulla crisi epocale, universale e/o locale, più o meno letale, la mia domanda rimane schietta e sempre uguale: da quanti lustri Bisignano (la Calabria, il meridione, l’intero stivale) annaspa nel suo coma esiziale?

No, la foto no. Non la foto di Vasto, esimio lettor saputello! La foto degli otto, nove o dieci probiviri dell’apocalisse ovvero dei firmatari della mozione di sfiducia a Sua Umiltà Umile (da) Bisignano ed alla sua giunta (si fa per dire). L’avete vista? …Ma che cazzo c’è da ridere? Ma vi è passato per la zucca, sottoscrittori eccelsi, che quest’altra bella trovata rischia, per somma beffa, di ritorcervisi contro? A soli due mesi dalle elezioni, fare dell’Umilissimo la vittima sacrificale, il vitello grasso o il capro espiatorio a che o a chi serve consiglieri eccelsi? I giochini di rivalsa mi disgustano non meno della pertinace opera inconcludente dei reprobi dell’una  o altra fila.

No, non io non vado in sollucchero per il governo tecnico del senator Mario Monti. Certo, dopo la sbornia berlusconiana qualsiasi governo vince nel confronto, ma nella sostanza l’attuale governo non marca nessuna discontinuità. Il governo delle banche con sobrietà accudisce ai propri interessi e a quelli della maggioranza trasversale che lo alimenta, in una logica di mutuo soccorso. La lobby degli affari continua imperterrito nel suo arraffare, ligia ai richiami delle agenzie di rating, della Bce, dell’Ocse, del Fmi.

No, non sono d’accordo che il pesce puzza dalla testa. Il pesce, se puzza, puzza e basta. Dalla testa alla coda, non lesinando le interiora. Se nella capitale il potere sciala, a livello periferico il potere non fa certo penitenza, anzi. Nei comuni si spendono i denari, e spesso il lascito si dipana in un lungo elenco di opere inutili, incompiute, costruite male, rimaste sulla carta (quanti i soldi già spesi per il fantomatico ponte sullo stretto?). Bisignano non fa eccezione e a te lettor cacasenno lo svago ed il rodimento di redigere il tuo cahier de doleance. Le amministrazioni giocano a rimpiattino e si rimballano le responsabilità, mentre gli eletti degli enti sovracomunali bussano e chiedono il conto, nel miglior dei casi, in termini di nuove poltrone  e posti di (ir)responsabilità d’acciuffare. Ma in quanti ci campano in Italia con il circo (prestidigitatori, equilibristi, giocolieri, domatori, clown…) della politica?

No, io Berlusconi non l’ho mai votato. Sicuro che tu abbia fatto altrettanto esimio lettor rinsavito? Ci risiamo, ancora con ‘sto Berlusconi dirai. No, non sono fissato.

No, non penso che il fatto che si sia fatto da parte, sebbene in extremis, ci esoneri dal parlarne. Ci siamo liberati dell’Unto del Signore presidente del consiglio, ma non è detto che non possa ricicciar fuori come un coniglio dal cilindro degli inciuci, magari in qualità di presidente della repubblica, con il concorso delle migliori menti della sinistra à la page (i Violante, i D’Alema, i Veltroni ecc.).

No, non ci siamo liberati dal berlusconismo, ormai connaturato nella politica italica, a prescindere dalle categorie (psicanalitiche?) destra, sinistra, centro. Quando c’è di Berlusconi in Matteo Renzi o in Nichi Vendola, in Mario Monti?

No, non ci siamo liberati (emancipati?) dalla cultura radiotelevisiva incarnata, propugnata, messa in pratica dagli stipendiati del nababbo di Arcore. In cosa è diversa la televisione degli anni ’80 da quella di oggi? In cosa è migliore il web dalla televisione digitale, satellitare… dalla televisione (da cani) con canone o senza? In cosa la cultura, strictu e/o latu sensu, di questi anni dieci non è subalterna alla cultura (pornografia, e non mi riferisco a culi e tette) televisiva? No, non c’è nessun recondito rimando pasoliniano nelle mie parole, semplicemente l’evidenza di sentirmi molto più intelligente o idiota (a seconda del mio malumore/buonumore) davanti a qualsiasi schermo delle tue brame.

No, non ci siamo liberati dal codazzo di Berlusconi e dai suoi emuli in sedicesimo, a cominciare dall’Umilissimo da Bisignano. L’arroganza del ghe pensi mi, le esternazioni a capocchia e il linguaggio demenziale (barzellette ed inni inclusi), così come les liaisons dangereuses non sono forse l’indice di come lo spirito di emulazione possa esser esiziale in un amministratore? Non c’è stata nessuna originalità nel sindaco Bisignano, da un lato un Berlusconi in sedicesimo dall’altro copia conforme/informe di quel Carmelo Lo Giudice che tanti orfani e devoti ha enumerato negli anni, e tanti ancora ne annovera perché il debito di riconoscenza è propria una brutta rogna.

No, non ci siamo liberati dalle conseguenze nefaste dei governi berlusconiani, a cominciare dallo smantellamento della scuola e della sanità pubblica. Certo, che non è stata tutta opera del suo zampino, per dindirindina! La sinistra (perdonatemi l’eufemismo o la parolaccia) ci ha messo il suo, o meglio non ha fatto solo finta. Scuola e (in)sanità pubblica che nelle nostre lande fanno sistema, debiti, clientele. Il resto dell’economia è mafia, illegalità varie, cemento. Poco altro. Dove sia poi il discrimine tra economia legale ed illegale non sta a me dirlo, esimio lettor so-tutto-io!

La cultura berlusconiana vive e pulsa all’unisono con l’italico stellone, non solo perché negli italiani ha trovato terreno fertile, o ne è semplicemente stato il naturale parto ma, incontrovertibilmente, a forza di reggere e/o ordire le fila ha permeato i gangli vitali della penisola riempiendoli di fuffa. Fatale il contributo della religione cattolica, che spesso appare più interessata al potere temporale che spirituale. L’Italia non è forse un paese di santi (spesso più idolatrati che Iddio stesso) poeti (mediocri nella quasi totalità dei casi) ed evasori (fiscali)? I navigatori? Beh, dopo l’affondamento della Concordia son rimasti solo quelli satellitari.

No, non penso che il passato non pesi. La prima repubblica, o come cacchio la volete chiamare, non ha esaurito i suoi venefici effetti. La politica, o forse la storia, procede per accumuli. Il passato vive, rivive, rimbalza su muri di gomma, da tragedia si trascolora in farsa. Il passato si ripropone come i peperoni. Il passato è sempre lì. Le ferite inferte al territorio ne sono il tangibile e triste lascito. La raccolta differenziata appena avviata nel nostro comune, riuscirà a non rimanere una buona prospettiva o si trasformerà nell’ennesimo tentativo da relegare nel passato?

No, non penso che questo nostro anestetizzato ed abulico paesello (Bisignano intendo) abbia digerito del tutto l’esperienza, di più o meno mezzo secolo, di Carmelo Lo Giudice & friends, o il più recente esercizio di potere d’un Rosario D’Alessandro. La più grande sconfitta dell’amministrazione di Sua Umiltà Umile Bisignano è stata proprio quella di non aver invertito la rotta, di aver scavato e indugiato nel solco, ripescando a man bassa dal peggio del passato, avvitandosi su stesso per precipitare a testa china fino a toccare il fondo. Ammesso che esista un fondo. Di caffè o del pozzo. Ah, le metafore che desolante rottur di balle!

No, non penso che la politica (bisignanese) possa risollevar le proprie sorti. Improbabile che nuovi innesti possano rianimare il corpo esangue. La speranza è agli arresti domiciliari. Spalancate le vostre grazie al peggio (e)lettori esimi! Il peggio che (s)cambia casacche, si veste a nuovo o a festa e promette e ripromette dall’alto della sua ventennale immutabilità consiliare, senza mai togliersi di torno nella sua autoreferenzialità dell’eterno ritorno. Il peggio che ti consola e ti rassicura (e)lettore esimio!

No, io non credo che esista una specificità Bisignano. Certo ci sono delle peculiarità, proprie del territorio e della società, ma sono trascurabili o meglio incasellabili e risolvibili nell’ottica d’una possibile buona amministrazione. Questo nostro umile paesello soffre di vizi essenzialmente e tipicamente nazionali, non certo nella quantità ma nel segno e nella direzione. Non venite a rinvangare la solita questione meridionale del secchio o nel secchio, per carità! La mafia ha varcato il Rubicone, la corruzione non conosce consunzione, la legalità s’arena nell’illegalità, ed un Calderoli, un Cota o un Trota, non hanno nulla da invidiare ad un Gentile (Pino o Antonio a voi la scelta), un Mario Pirillo e un Mancini. I politici ingrassano, a seconda della mmangiatoia, all’ombra del duomo di Milano come a Bisignano. I ritardi meridionali avrebbero potuto rappresentare la nostra salvezza, ma si sono rivelati il nodo scorsoio per questo nostro sud impantanato nella retorica d’uno sviluppo, assicurato, minacciato, rimandato, di là da venire.

L’Italia ha sofferto e soffre della mancanza d’un conflitto generazionale. I padri, i nostri padri e ancor più i padri, miei coetanei e più giù, hanno scavato la fossa ai propri figli, allegramente fottendosi il futuro a gran ganasce e non parlo certo di debito pubblico, ma soprattutto di territorio, ambiente, lavoro, pensioni… e così via. Sì, il figlicidio in Italia non fa tabù e il parricidio non fa tendenza. Quel vecchio satiro d’un Berlusconi non rappresenta forse l’emblema d’una classe dirigente (non solo politica, per carità!) ormai logora, decrepita e rotta ad ogni vizio?

No, non credo alle rivoluzioni e men che meno alle insurrezioni che si spacciano per tali. Quella dei forconi non è stata altro che una scorreggina incontrollata. Il colon, si sa sotto le feste è messo a dura prova da abbuffate e stravizi.

No i NO TAV, son tutt’altro. La resistenza dei valsusini alla lobby degli affari, è una realtà con cui ci tocca fare i conti. No, la sindrome n.i.m.b.y. non c’entra un cazzo! Ciò che conta davvero è che questa lotta, più che ventennale, interroga le nostre coscienze sul vocabolario della nostra finta democrazia. Cosa dobbiamo intendere nell’anno domini 2012, per partecipazione, sviluppo, pubblico, territorio? Questa lotta non ha più un significato legato al territorio della Valsusa ma lo trascende.

No, non penso che la riscossa possa venire da questo nostro sud, forse solo qualche scossa, tellurica ovviamente. Le lotte, le contestazioni, nelle nostre lande sono spesso rivendicazioni che nascono e muoiono nello spazio di un mattino, e che non mettono mai in discussione i rapporti di forza all’interno delle nostre comunità, né tantomeno la chimera d’uno sviluppo che non si sa in che direzione voglia andare a parare. Chimera che si è spesso risolta solo nella pappatoia per i soliti noti. Sì, prendeteli pure i vostri forconi, impugnatele le vostre forchette, il piatto si svuota o è già vuoto e rischiate d’infilzarvi tutti sulla medesima polpetta eccelsi consiglieri sempre in lista!

No, io non voterò alle prossime elezioni amministrative comunali. Non è la prima volta e non sarà l’ultima. Perché e per chi dovrei votare? Il mio ottimismo m’impedisce di considerare questa inopportunità.

No, non salgo sul carro dei vincitori, per poi alla prima occasione rinnegar me stesso, tirare sul prezzo, fare anticamera, sbracciarmi da lontano. Non l’avvertite il tanfo di stantio, del già detto e del già visto? Negli anni, la comunità bisignanese si è lasciata scivolare addosso di tutto, senza riuscir a metter in cantiere nessuna novità degna di nota o mettere in crisi l’esistente. Il web si è rivelato per lo più uno spazio inconcludente, balbuziente, senza alcunché di rilevante o degno di nota. Uno sfogatoio, uno sfiatatoio per voci anonime, isolate, dissonanti, stonate, marginali.

No, non c’è il rischio di ripensamenti, la mia risoluzione è ferma. No, non chiedetemelo il voto, sarebbe fare un torto alla mia e vostra intelligenza.

No, non credo che la vostra be(nam)ata politica abbia dato prova di risolvere i problemi, tutt’al più li ha dirottati, dilazionati, creati. No, non credo che sia solo una questione di crescita e di sviluppo, trainato da santi, liuti, vasellami e folklori vari, sull’impulso di video che lasciano il tempo che trovano. Prioritario è il territorio nella sua totalità. Il suo risanamento, la sua cura, la riqualificazione dell’esistente. Fermare il cemento non è un ghiribizzo estemporaneo ma una necessità inderogabile, non meno dell’alt agli sbancamenti, all’agricoltura in serra come unicum, ai pannelli solari piantati a terra. La politica autoctona ha già mostrato tutta la sua incapacità nel rinunciare ai richiami delle sirene della cementificazione, dei centri commerciali, dell’opere pubbliche mausolei dell’inutilità. Questo nostro e vostro umile paese ha bisogno del coraggio spudorato di giovani disobbedienti alle regole del mercato, di giovani refrattari ai leader usurati (Trematerra, Adamo, Scopelliti ecc.) di giovani impudenti, di giovani scapestrati smaniosi di spodestare i giochini di potere e l’inconcludenza decennale dei loro padri.

 

Rosario Lombardo

Ps. Cliccando sulle parole di diverso colori vi si apre un mondo.