L’assessore Trematerra interviene al terzo summit sui Consorzi di Bonifica in Calabria e con i Consorziati dei territori “asciutti” è subito polemica

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Il terzo summit organizzato dalla Coldiretti sul tema dei Consorzi di Bonifica in Calabria tuona distintamente attraverso le parole di Trematerra: “I Consorzi di Bonifica nella nostra Regione assumeranno un ruolo importantissimo in materia di dissesto idrogeologico, presto gli Enti saranno coinvolti in altre attività e ciò farà dei Consorzi un’efficace e incontrastata macchina d’intervento primario sul territorio”.

Non una sola parola sul debito che investe attualmente l’Ente calabrese, tantomeno sulle iniziative in atto per arginare l’ingiusto pagamento nei territori classificati “asciutti” e privi di qualsiasi beneficio e opera di bonifica.

Nonostante, la raccolta delle firme, in corso ormai da molti mesi per la modifica d’iniziativa popolare alla Legge Regionale 11/2003, codesti gentiluomini se ne fregano enormemente dei numerosissimi firmatari e continuano imperterriti a celebrare il sistema dei carrozzoni della bonifica calabrese.

La Regione Calabria incomincerà a pagare gli stipendi degli operai dell’Afor e quelli dei Consorzi di Bonifica (si parla di milioni di euro). E’ cosa buona e giusta, ma dove riveleranno il denaro gli economisti del governo regionale? Siamo sicuri che il conto non sarà servito ai Consorziati con le prossime bollette di Equitalia? La crisi è sotto gli occhi di tutti e ormai è chiaro che anche al palazzo regionale i conti dovranno per forza tornare.

L’asse costituito ad hoc (Coldiretti, Consorzio, Trematerra, “Tributari” e Afor) rappresenta un carro armato puntato direttamente contro tutti i piccoli proprietari terrieri e i coltivatori di fondi “asciutti”.

Infatti, a fronte di redditi domenicali insignificanti, rilevati catastalmente sui terreni “asciutti”, dissestati e assolutamente non produttivi (i quali sono tassati a 35 euro a ettaro e rappresentano circa il 70% di tutto il comprensorio consortile) vi sono terreni fertili, con redditi ingenti e aventi il servizio d’irrigazione, i quali proprietari pagano cifre irrisorie rispetto all’introito economico che ricavano dalla produzione e dal commercio dei prodotti agricoli di quei fondi (Le grosse aziende agricole associate hanno uno sgravio sul pagamento del tributo consortile. La suddetta nota, invece, non si riferisce ai piccoli proprietari di terreni agricoli, i quali pagano un tributo d’irrigazione e uno di bonifica, con una tariffa di 65 euro a ettaro). Tutto ciò è reso possibile per la mancanza totale di Piani di classifica, mai approvati da codesti Consorzi e strumenti indispensabili all’esatto calcolo del tributo di bonifica e al conseguente invio dei bollettini da pagare (senza l’indice di classifica e quello dei piani di riparto come hanno fatto i burocrati del Consorzio di Bonifica a determinare concretamente il calcolo del tributo e per ciò a inviare gli avvisi di pagamento? Come mai se il catasto consortile è stato aggiornato regolarmente, come previsto annualmente dalla legge, si continuano a inviare le bollette a persone decedute, assolutamente non proprietari dei terreni assoggettati e con un numero di particelle non corrispondenti ai dati reali? Senza l’aggiornamento del catasto consortile e l’avvenuta trascrizione del comprensorio unico di contribuenza, così come previsto per legge, è possibile erogare gli avvisi di pagamento?).

Lo stesso sistema (carro armato puntato, per intenderci) rappresenterebbe, invece, una manna dal cielo per i grossi latifondisti agricoli, ubicati con i loro terreni lungo tutta la valle del Crati (ove vi è il servizio irriguo e di bonifica) produttori quest’ultimi di un reddito procapite annuo molto importante, rappresentanti nei Consigli di amministrazione degli stessi Consorzi (per fare un esempio: i Consiglieri del Consorzio del comprensorio Bisignanese sono tutti grossi imprenditori o produttori agricoli) e delle associazioni di categoria (Coldiretti in primis, la quale assorbe circa il 4% di tutto l’introito del tributo consortile e rappresenta la “proprietaria” amministrativa dei Consorzi calabresi).

La maggior parte dei Consorziati (per l’effetto di un  Decreto, in materia di nuove regolamentazioni dei Consorzi calabresi a firma  Loiero) sono stati chiamati a pagare un tributo (per il conseguimento dei soli fini istituzionali e non per la bonifica) da un Ente pubblico economico come il Consorzio, il quale potrebbe richiedere una tassa (tributo) soltanto a fronte di un beneficio specifico e diretto derivante da un’azione di bonifica sull’immobile.

Così come richiesto dai Consorzi calabresi il tributo è snaturato e trasformato in una vera e propria imposta diretta, la quale non richiede alcun beneficio in cambio ( vedi L. R. 11/2003  art. 23, comma 1, Lettera A).

Un Ente pubblico economico come il Consorzio di Bonifica può legalmente chiedere un’imposta diretta,  auto elevandosi al rango di Stato, Comune e Regione?

Se i fini istituzionali (per i quali si richiede il tributo nei territori “asciutti) non vengono specificati in nessun documento o atto pubblico è legittimo pensare, allora, che i suddetti proprietari di codesti terreni (i Consorziati) paghino (attraverso i bollettini) il debito dei Consorzi calabresi, gli stipendi degli impiegati, dei dirigenti (compresi quelli dell’Afor e quelli delle associazioni di categoria) nonché opere di bonifica inesistenti.

29/11/2012                                                                                     Alberto De Luca