Intervista al poeta bisignanese Mario Guido scrittore di “Lisa dagli occhi blu”

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Ho voluto far questa intervista a un nostro paesano, un professore, un poeta, uno scrittore di canzoni, che molti conoscono per aver scritto la famosa canzone “Lisa dagli occhi blu” e altri, i ragazzi, per essere sempre buono e accogliente, sempre disponibile a trasmettere a noi giovani nuovi insegnamenti, di vita e di scuola. Trovo infatti Mario Guido nella sua casina-museo circondato da giovani ragazze e ragazzi e gli chiedo perché con tutti questi giovani intorno è sempre triste.
R. Non è vero che io sono sempre triste, la tristezza mi viene quando vedo i giornalisti che invadono la privacy, e le ragazze che non sanno amare.

D. Signor Guido lei è conosciuto come un poeta per aver scritto il soggetto di “Lisa dagli occhi blu” ma questo titolo non lo sente come impegnativo? Non dovrebbe pubblicare altre opere?
R. Caro sig. Gianluca lei è un ragazzo molto impegnato, consapevole e intraprendente, se non la conoscessi la scambierei per un adulatore. Poeta? Benedetto Croce, il grande critico letterario, diceva che fino a sedici anni siamo tutti poeti, poi ci sono i poeti e gli imbecilli. Io, per non cadere nella seconda tesi dico che scrivo parole per canzoni, come risulta dal titolo della S.I.A.E dove vengo catalogato come autore della parte letteraria.

D. Grazie per i complimenti, suoi e dell’applauso dei ragazzi presenti che mi incoraggiano a continuare nel mio lavoro. Ritornando a noi come è nato il soggetto della canzone?
R. Ecco perché i giornalisti mi spaventano, tornano sempre sull’ antico tema, comunque con lei (Lisa) avevamo fatto la seconda B insieme, al Viale Roma, vicino al bar “La Chinea” dove è a lungo in progetto di intitolare una piazzetta a “Lisa dagli occhi blu”. Poi l’ho rivista quando aveva quasi diciotto anni e non aveva più le trecce, del feeling amichevole che avevamo non era rimasto neanche un brandello di sorriso, era cambiata totalmente. Nelle lunghe notti di collegio a San Demetrio pensavo a questa trasformazione e a allora detti la colpa alla mancanza delle trecce, anche se queste sono solo il simbolo del passaggio dall’età di fanciullezza all’età adulta. E siccome mi frullava nella mente decisi di scrivere delle poesie in modo da fermare quell’ossessione e pensare agli studi. Chi avrebbe detto che quell’ossessione sarebbe durata per tutta la vita, altro che grafoterapia…

D. “Alta e bassa marea” ha sempre lo stesso soggetto?
R. Senta, il Tetrarca ha dedicato 366 componimenti a Laura, la quale neppure sapeva che lui esistesse. Al contrario del Foscolo che riteneva quello del Petrarca “un amora fittizio” io ritengo che sia stato un vero amore e che con Laura abbia voluto fare un Trionfo dell’Amore. Il Foscolo con le donne era un libertino quindi non poteva capire la grandezza di quell’Amore. Dicevo, il Petrarca e i suoi 366 componimenti, io sono solo al sessantaseiesimo e se non mi fermo la “La Seconda Navigazione” penso siano tutti dedicati a lei, o almeno lei è il paradigma, cioè la miccia che fa scoppiare la bomba.

D. Nonostante il suo impegno e le sue altre poesie e canzoni il suo perno rimane quella famosa “Lisa dagli occhi blu”
R. No, non è la mia stella polare, è semmai la mia seconda tristezza. Quando penso a quella canzone mi viene in mente quell’aforisma che recita così: “La donna è il secondo errore di Dio.

D. Negli ultimi anni c’è qualche canzone che ritiene valida?
R. Le ultime canzoni sono costruite per fare soldi, è la solita tiritera di lui che muore d’amore e lei che è felice con un altro e se a scrivere sono le donne come la bravissima Gianna Nannini, invertendo i fattori il prodotto non cambia, è lui che è “bello e impossibile” e lei che è senza speranza, vedi che barba. L’unico che si salva e che può essere ricordato in futuro è Guccini, specialmente “Dio è morto” che ricorda un’opera di Nietzsche quindi raccomando a voi giovani di ascoltare meno musica e di dedicarvi di più alla poesia a partire da Catullo passando per Dante, poi un bell’infinito di Leopardi e infine la bella poesia di Quasimodo e Ungaretti dei quali ricordo “Ed è subito sera” e “M’illumino d’Immenso”

D. Quali sono i suoi più bei ricordi dei suoi primi cinquatasette anni?
R. I miaei più bei ricordi sono Firenze e i miei alunni fiorentini ed empolesi alle medie e poi al liceo degli Scolopi a Firenze, dagli anni Settanta a quasi il Duemila dove sono stato apprezzato per gli insegnamenti dati e per l’umanitas virgiliana e non per gli occhi blu di Lisa.

Gianluca Murano
su: Utopia