Dieci proposte per una Bisignano più concreta (o più utopica)

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Dieci proposte per una Bisignano più concreta (o più utopica)

Tommaso Moro nel sedicesimo secolo ha immaginato la città ideale, Utopia la chiamò e coniò così, oltre che un nuovo genere letterario anche una nuova parola.

Viviamo però in una realtà ben diversa, la quale ideologicamente corrisponde ai sogni più arditi dei nostri nonni e chi ha imbracciato la baionetta per scacciare la tirannia, ma che poi nella realtà si perde come nuvolette di fumo.

È perciò nostro dovere, cittadini di una società democratica, contribuire a rendere l’idea realtà e non lasciare che impolverino quasi 500 anni in una libreria e piallare e limare dove ancora manca.

Ecco le dieci proposte

  1. Due uscite d’autostrada e lo studente di Bisignano si troverebbe all’Università della Calabria, l’agognato trampolino di lancio in un mondo migliore. Questa la teoria, in pratica aspetta al pendolare la scalata del Monte UniCal dopo la traversata della giungla di Quattromiglia. Ma il pullman? Beh, quello sale solo due volte, una la mattina alle 7.45 ca. d’andata e al ritorno alle 17.50 ca.
    Durante gli altri orari il pendolare, non contento della sua oretta di viaggio, affronterà i pericoli che nemmeno Indiana Jones si è sognato mai di fronteggiare: Indiana Jones e il viaggio all’UniCal. Fortunatamente in campagna elettorale non è stata minimamente citata l’assurda idea per costruire le case degli studenti a Bisignano.
  2. Democrazia significa potere del popolo, cittadinanza attiva, presa parte cosciente di un problema e risoluzione dello stesso anche da parte del povero contadinotto che la mattina non vuol altro che raccogliere grossi pomodori la sera. Questo vale anche per chi si sogna di vivere di rendite, fittando quindi spazi in particolare commerciali. Se l’economia bisignanese deve tornare a fiorire anche lui deve fare il sacrificio e lavorare come ogni uomo onesto permettendo al commerciante meno spese e quindi l’abbassamento dei beni che in questo modo diventano più accessibili e fanno circolare moneta. Spendere a Bisignano comporta il mantenimento del denaro a Bisignano e quindi il ritorno. E poi lo disse già Catone che il lavoro nobilita l’uomo.
  3. Sanità: ASP. Il guaio è successo, qualcuno si è ammalato, ormai è tardi per il medico di famiglia però portarlo all’ospedale, ore e ore di attesa al pronto soccorso non ne vale la pena. Che fare, dove andare? Alla guardia medica messa a dall’ASP che abbiamo nella nostra bella cittadina ovviamente. Lì, armati di buona volontà… e sfortunatamente non hanno null’altro. Sfornita persino di cerotti se non portati dalla scorta personale del medico di turno, possono fare ben poco più di un consiglio. Sarebbe bello vivere in un mondo in cui la guardia medica possa aiutarti.
  4. Uno dei tanti problemi, più o meno gravi, che affligge la città è la quasi totale assenza di forze dell’ordine nelle ore notturne, un handicap per ogni cittadino onesto che voglia usufruire del “cogliere sul fatto” un ladro o portare in diretta d’opera prove per la denuncia di sera. Abbiamo visto, come di giorno, le cose cambiano decisamente e di questo va dato atto al lavoro costante e quotidiano.
  5. Beati i pedoni perché avranno la meglio sul colesterolo. Ma prima attenti a non ritrovarsi sotto le ruote di un’automobile. Un divieto di transito nei vicoli del paese sarebbe la scelta più opportuna per avere quindi nessun timore quando si preferiscono le caratteristiche “vinelle“, tanto belle e suggestive. Ma nemmeno lì si ha la sicurezza e bisogna nascondersi in portici di case o su gradini per non finire frittella. Le Nazioni che tanto ammiriamo fan così: divieto di transito, isole pedonali is the way.
  6. Valorizzazione cultura gastronomica: Una perla nel mediterraneo, la rinomata cucina italiana citata accanto l’antica rivale francese nelle cucine più prestigiose, buone e salutari. Se poi scendiamo dai ristoranti stellati e ci avventuriamo nei vicoletti delle città italiane, scopriamo piaceri del palato inaudite: ce ne fan gran mostra i tanti programmi sui viaggi culinari di chef dal calibro internazionale. La calabra poi, poco conosciuta in generale, nasconde ancora dentro sé le perle della genuinità, della freschezza del prodotto del chilometro 0, dai campi alla tavola. Portare queste ricchezze con l’occhio al particolare (famoso è come le tradizioni italiane e calabresi cambino da un paese all’altro), accentuando le particolarità dei prestigiosi prodotti nostrani potrebbe non solo attirare turismo ma anche rendere cosciente il popolo del proprio potenziale oltre che trovare finanziatori e commercianti che investano nella terra.
  7. E rimanendo nel turismo, la nostra Utopia potrebbe finalmente prendere forma. Siamo nella parte del mondo con più storia conosciuta alle spalle, famosa dovrebbe essere la città sui sette colli, Oppidum, Comune, Principato, ricca di storia quanto quasi la famosa sorella maggiore. Ma cadono nel dimenticatoio, l’oblio nell’incuranza delle vecchie generazioni combinata al disinteresse delle nuove porta inevitabilmente al declino, allo sfacelo. Oltre duemila anni di storia che però potrebbero divenire la nuova frontiera del turismo. E in tutto ciò, impariamo pure qualcosa.
  8. Smetterla di tirarvela: ci riferiamo ad alcuni politici, ad alcuni artisti, ad alcuni cratensi. Il talento o l’ingegno sono nulla senza l’umiltà.
  9. Avere il coraggio di dire no. E aiutare persone con disagi mentali in maniera adeguata. Com’era la storia del pesce e dell’insegnare a pescare? Ecco, appunto. I cittadini bisignanesi non devono essere dei bancomat o esser molestati – anche in ore notturne – con richieste di spicci, sigarette e altro.
  10. Togliere una volta per tutte questo pennacchio dei Comuni Virtuosi. Questa è un’opera della precedente amministrazione, di un precedente assessore alla Cultura che non ci ha portato un vantaggio in generale. Vedere i simboli di questa associazione (per carità, brave persone…) riporta a un passato fatto di incomprensibilità culturale, l’essere virtuoso era solo una celebrazione. Basta andare sulle statistiche e notare come in sei mesi sono state realizzate manifestazioni che nemmeno nei precedenti dieci anni. Era stato ribadito anche in un altro articolo “Hanno vinto i guagliuni”, sostituite i simboli dalle comunicazioni comunali con l’effige di Sant’Umile, lui sì che è un orgoglio per la comunità. E togliete quella antenna parabolica dal museo della liuteria.

Il decalogo finisce qua, alcune sono norme di buona condotta, altre dipendono da vari fattori, in alcuni casi deve intervenire quest’amministrazione. Basta non fare “sì sì” solo con la testa e in questo 2018 raggiungeremo qualche altro risultato.

Alfredo Arturi