Disabilità, interventi concreti oltre le apparenze ed ipocrisie

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Siamo la società dell’apparenza che finge, per comodità, di non vedere una realtà che ci interpella e giudica per la nostra indifferenza.

Quella di Rosita Terranova di Cosenza è una denuncia forte, rude e cruda che richiama ognuno alle proprie responsabilità.

La sua è una scelta di vita condizionata dal grave stato psico-fisico del proprio figlio per una problematica che non è solo personale ma della società alla quale tutti apparteniamo.

Una società sempre meno comunità che tende ad isolare ogni differenza segnata da debolezza e fragilità.

Il dramma vero è che di questo modo di vivere volto all’egoismo che tutela i forti ne è intrisa l’istituzione pubblica sempre più lontana dal soccorrere chi chiede aiuto.

Rosita ha denunciato con determinazione e coraggio la manifesta ipocrisia in cui viviamo, lo scandalizzarsi per il nulla, il superficiale e superfluo anziché per i drammi veri.

Si ha ragione, con immediatezza le istituzioni intervengono per dei manifesti che seppur offensivi, non sono certo cosi gravi e lesivi come le condizioni in cui vivono donne, uomini, bambini costretti a vivere e deambulare su una carrozzella, che subiscono limitazioni ed impossibilità a causa di insensibilità e disinteresse da parte delle autorità ma anche di tanti concittadini, ma per questo nessuno si scandalizza.

Quante verità nelle sue parole e quanta pochezza, come da lei sostenuto, nel tutelare e difendere la dignità della persona umana.

Un grido forte, come quello del giovane e caro amico Giancarlo Iacucci che continua instancabilmente a ribadire con altrettanto vigore la necessità di interventi immediati e concreti a tutela dei più deboli e bisognosi come le richieste de “Le mamme di Gaia” che hanno protestato all’Asp di Cosenza per i diritti dei propri figli.

Certo le loro istanze vanno in primo luogo verso gli organismi deputati a fornire servizi di socialità ed assistenza, ma non solo, è anche a noi tutti che si rivolgono, a noi chiedono di vederli, guardarli negli occhi, non solo per sostenerli ed incoraggiarli ma per metterci al loro fianco e lottare insieme.

Deve esserci l’impegno di tutti, ben consapevoli che non è una questione personale ma della società in cui viviamo che ha smarrito il senso vero della propria esistenza comune.

Nessuno dovrà rimanere solo in questa lotta per far prevalere ideali e principi veri di solidarietà e condivisione collettiva ed istituzionale.

Ed allora pieghiamoci nei confronti di queste persone per porgere il nostro aiuto e sorriso, ed a 90 gradi, come ci dice Rosita, laviamo ogni coscienza fino ad ora fredda e distante.

Raffaele Papa
Coord, IdM Prov.di Cs