Lina Malizia, vittima del racket, chiede i fondi a Calabria Etica

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BISIGNANO Quando la criminalità bussa alla porta, rimane solo una cosa da fare: lottare e mostrarsi più forte degli estorsori. Nel caso di Lina Malizia, imprenditrice agricola di Bisignano, questo concetto vale ancor di più, dimostrando come anche le donne possono dire no al racket e alle violenze grazie alla forza delle proprie idee e dell’onesta. La storia di Lina Malizia sembra un film per tutto quanto è accaduto nella valle cratense, tra attentati, delusioni, incoraggiamenti e voglia di buttarsi tutto alle spalle. Il sudore nei campi, la fatica, le levatacce all’alba per vendere i prodotti spesso danno fastidio a chi vuole metter mano su un business, come quello agricolo, che soprattutto da queste parti rendeva moltissimo: la qualità dei prodotti cratensi è stata più volte riconosciuta come eccellente e, non a caso, nella città di Bisignano si contano ancora oggi circa 130 aziende agricole. Quella di Malizia, nella fattispecie, era un’attività di tutto spessore, cresciuta nel corso degli anni grazie alla passione dell’imprenditrice che, insieme alla madre, ha compiuto non pochi sacrifici per arrivare ai massimi livelli. Dal 2006, però, è incominciato un lento inferno, quando i malintenzionati avevano puntato proprio la sua azienda, credendo di trovare vita facile. Il via alle intimidazioni è stato graduale, dai danni alle serre per passare a un escavatore bruciato, fin quando non provarono direttamente a bruciare l’abitazione di Lina Malizia: per fortuna, insieme a sua madre, si accorse in tempo del rogo e uscirono vive da quella traumatica esperienza. La località di Campovile era diventata un triste teatro di attentati e intimidazioni ma Lina Malizia ha sempre tenuto la testa alta, puntando sull’unica arma a sua disposizione: la fiducia nelle forze dell’ordine. Allo stesso tempo, si è sempre battuta per vedersi riconoscere i propri diritti e, dopo anche una lunga battaglia, i suoi attentati sono stati cancellati dal semplice registro della criminalità comune: si parla di racket vero e proprio, non si scherza mica. Nel corso degli anni, Malizia ha più volte sollecitato un pronto intervento della fondazione “Calabria Etica” per avere quanto spetta a chi ha subito intimidazioni e danni economici di un certo rilievo dalla criminalità organizzata. Ripartire, per una vittima, non è mai facile e contare su un adeguato supporto economico è il minimo che si possa fare: qualche fondo è stato anche elargito, ma non è mai esauriente per poter ovviare a una piena ripartenza della propria attività commerciale. Lina Malizia continua a vendere i propri prodotti, ammettendo le difficoltà che incontra tutti i giorni, soprattutto per la crisi del settore che non consente più gli incassi di una volta. Avere il coraggio di denunciare tutto, quindi, è il primo passo, mentre il secondo è di dare un degno supporto per rilanciare le aziende colpite. Anche perché la qualità dei prodotti è sempre ai livelli massimi, come dimostra la stessa Malizia che ci ha mostrato una melanzana che sembra…un pomodoro nel colore e nell’aspetto. L’ingegno e la passione non mancano mai, quindi, nelle donne che dimostrano come, anche in Calabria, ci siano persone pronte a battersi per avere giustizia.

Massimo Maneggio