Furto dei cavi telefonici: “Telecom Italia non ammette i rimborsi per eventi non imputabili all’azienda”

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È difficile stabilire con chiarezza se i disservizi (causati dai furti dei cavi telefonici) si possano definire eventi non imputabili all’azienda erogatrice del servizio.

Eppure, con una lettera di risposta alle segnalazioni inoltrate dagli utenti (per ritardata riparazione del guasto, omesso servizio telefonico e di ADSL) la stessa compagnia telefonica risponde senza proferire alcuna incertezza:

“Asti, ( …) informiamo il signor Rossi di aver effettuato le dovute verifiche dalle quali non sono emersi elementi che consentono di accogliere la richiesta di rimborso in quanto la ritardata riparazione del guasto dipende da eventi non imputabili a Telecom Italia per cui nulla è dovuto a titolo d’indennizzo in conformità a quanto previsto dalle condizioni generali di abbonamento”.

La nota inviata tramite lettera scritta non lascerebbe spazio a nessun’altra interpretazione o iniziativa, appunto, per quanto espresso all’art. 26 del regolamento contrattuale.

Tutto chiarito, se non fosse per il fatto che ogni abbonato Telecom continua a pagare laute bollette in cambio di nessun servizio, proprio a causa dell’assenza materiale dei cavi telefonici atti al trasporto del segnale nelle abitazioni, negli uffici e nelle varie strutture pubbliche che a volte sono completamente isolate (anche per molti giorni) e con grandissimi disagi.

Tutto risolto, se Telecom Italia avesse già intrapreso delle iniziative di controllo adeguate per ovviare all’incresciosa situazione e impedire altri eventuali furti, invece, pare che le uniche risposte in favore degli utenti offesi siano quelle relative alle lettere scritte e alle parole a volte anche scortesi provenienti dai call center.

Tutto spiegato, se non per il fatto che molti cittadini di fronte a cotanta indifferenza da parte del gruppo monopolista del servizio di rete fissa si siano già quasi arresi a dare battaglia valutando l’ipotesi di rescindere il contratto telefonico. In tal caso gli utenti farebbero cosa quasi gradita all’azienda alla quale (probabilmente) non dispiacerebbe di liberarsi dai quei contratti cosiddetti periferici per i quali le spese di manutenzione annuale risulterebbero molto più dispendiose dei guadagni derivanti dall’incasso del canone.

Tutto deciso, se però le indagini delle forze dell’ordine fossero quasi a una svolta in modo da assicurare i ladri alla giustizia, una cosa quest’ultima che al momento resta un’incognita visto le prerogative della giustizia italiana. Infatti, anche se il fenomeno è ormai ben noto alle forze pubbliche, senza una collaborazione sinergica fra cittadini, istituzioni Statali di controllo e garanzia della pena per i criminali dell’oro rosso, il problema è ben lontano da una definitiva soluzione.

Intanto, qualcuno ha iniziato a prodigarsi con proposte legali mirate non soltanto specificatamente alla richiesta d’indennizzo per l’interruzione di servizio ma anche al calcolo del danno più generico derivante dal perdurare del disagio, senza tralasciare il principio della discriminazione da Internet per cui utenti con parità di garanzie contrattuali a un certo punto si ritrovano completamente privati di un servizio (ADSL) con conseguenze disparate per ogni singolo caso.

Nell’epoca di Internet e della comunicazione globale non sono più concepibili ritardi o omissioni di servizio così gravi ed è abbastanza ridicolo che Telecom Italia continua ancora una volta a nascondersi dietro la cruna di un ago sottraendosi alle richieste lecite degli utenti.

15/03/2014 – Alberto De Luca